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Passai un mese infernale, rinchiusa in casa seduta sul divano a mangiare gelato in scatola e a vedere film strappalacrime in tv, fin quando un giorno, mi arrivò una chiamata.
Fu per me un punto di svolta, un modo per ricominciare.
Finalmente ritornavo su un palco e nota ancor più positiva?
Non avrei più avuto a che fare con quel testa di cazzo del mio ex.
C'era un piccolo dettaglio, anzi due: avrei dovuto cambiare città e soprattutto colui che mi aveva chiamato per propormi questo lavoro, era un vecchio conoscente.
Vi starete chiedendo in quale parte del mondo io mi trovi in questo momento.
Beh, eccomi qua su un taxi in direzione Orange County, senza aspettative, ma sempre a testa alta.
Persa tra i miei pensieri, non mi accorgo di esser arrivata a destinazione.
-"Signorina siamo arrivati" dice l'autista.

Scendo dall'auto e trovo ad attendermi il mio capo, Jeffer. Un uomo alto e snello con capelli medio-lunghi poco curati. Il volto è caratterizzato da vistosi baffi e pizzetto colore castano.
Indossa una maglia dei Rolling Stones, un bermuda giallognolo e delle scarpe da ginnastica molto usate. Un tipo strano.
"Attenzione, attenzione la diva è finalmente arrivata! " dice ridendo.
"Jeffer, non iniziare ti prego." Rispondo fingendomi scocciata.
"Ma come? ho già detto a tutti gli altri che avrebbero lavorato con una vera diva di Hollywood e tu mi smonti così?" continua Jeffer.
Io lo fisso con le braccia incrociate sperando che capisca che non è aria.
"Prego la sua camera è da questa parte, spero sia di suo gradimento, e se così non fosse, cerchi di accontentarsi. Ah quasi dimenticavo posso avere un suo autografo?" mi chiede ironico.
Io in tutta risposta, ho alzato gli occhi al cielo, visibilmente scocciata.

Jeffer ha già capito come irritarmi, mi conosce bene, è uno di quelli che non aveva mai creduto in me.
Ah, non vi ho detto perché ci conosciamo?
Prima di iniziare a lavorare a Broadway, ho lavorato per lui per ben tre anni.
Mi ha sempre ritenuta un'incapace che si reputava migliore degl'altri.
In realtà, lui non è altro che un regista convinto e che concede parti a persone che hanno raccomandazioni o vanno a letto con lui. Io non facevo parte di nessuna delle due categorie.
'Una diva', così mi chiamava sempre. Spero solo che i miei futuri colleghi non si facciano condizionare da lui, anche se la maggior parte di loro li conosco già.
L'ultima cosa che voglio è crearmi dei nemici.
C'è però una cosa, che negli ultimi tempi continuo a chiedermi senza esser mai riuscita a darmi una risposta.
Perché continua a chiedermi di lavorare con lui, se non crede in me?
Credo che non saprò mai la verità; meglio smettere di farsi domande.
Ultimamente avendo lavorato a Broadway è comprensibile che lui mi chiedesse di lavorare insieme, ma questa richiesta va avanti già da prima. Agli inizi quando ero una studentessa in accademia, mi scartò in tutti i casting che feci, da quando iniziai a lavorare per una piccola compagnia, cominciò a tartassarmi. Così decisi di accettare di lavorare con lui con la speranza di farmi notare e finalmente quando mi chiamarono per lo spettacolo nel teatro più prestigioso al mondo, ero talmente entusiasta di lasciarmi lui e il suo pensiero del cazzo alle spalle, che iniziai ad amare ancora di più il mio lavoro.
Vi starete chiedendo, perché allora hai accettato?
Quando hai una passione così forte, e sei determinata nel portarla avanti, accetti tutto in situazioni estreme. Sono una ragazza forte e ambiziosa e spero che lavorare con Jeffer sia un ulteriore trampolino di lancio per ritornare a dove ero prima.
Finiti questi pensieri, vado da Jeff che deve mostrarmi la camera.

Lo noto in lontananza mentre ripetutamente fa avanti ed indietro dinnanzi un piccolo cancello in ferro, e già prima della partenza mi sono imposta di parlargli affinché il nostro rapporto rimanga civile per tutta la durata del contratto lavorativo.
"Jeffer, voglio partire con il piede giusto con te.
Punto primo: quest'anno ho un ruolo importante e ho bisogno di non perdere di credibilità con i ragazzi, quindi smettila di classificarmi come una con la puzza sotto il naso che sai bene che non è così. Quindi ti prego parlami con rispetto"
"Seguimi" dice sorridendo.
E cosi faccio con la speranza che abbia capito il mio discorso.
"Le scale come puoi vedere portano direttamente al giardino e se sali la seconda rampa finisci nelle stanze del personale, che sono off-limits" mi dice severo.
Il modo in cui spiega lo fa sembrare una guida turistica.
"Qui al piano inferiore ci sono altre camere dove starete voi attori, tra cui la tua" prosegue
"Una stanza solo mia?" chiedo speranzosa.
"Ti piacerebbe eh? E invece no, tra qualche giorno arriverà Katy e poi la tua amica Ronnie, contenta? Te la ricordi?"
"Per Ronnie si molto, è la mia migliore amica ovvio che ne sono contenta"
Io e Ronnie siamo cresciute insieme e quando le dissi che avrei accettato questo lavoro ne fu molto contenta.
"Ti raccomando solo di comportarti da persona adulta quale sei e di non iniziare a creare problemi con lei"
Perché doveva sempre rovinare un'atmosfera di felicità?
"Jeffer ma davvero? Ma ci hai preso per Ivory? Mettere zizzania non è il nostro obiettivo qua e tanto meno è una qualità che ci appartiene" dico brusca.
Ivory? Spiegherò tra poco.
" Dopotutto era una tua amica" concluse Jeffer.

Aveva ragione, Ivory era una mia amica.
Le ero sempre stata vicina quando ne aveva bisogno e di punto in bianco, quando pensava che non le servissi più, mi ha messa in ridicolo e "buttata" come un sacco dei rifiuti, uscendone comunque pulita e a testa alta agli occhi di tutti. In pochi sanno come stanno veramente le cose.

Non faccio in tempo a guardarmi intorno che Jeffer mi trascina all'interno della struttura.
La mia stanza è la numero 441, la terza a destra lungo il corridoio; l'interno supera nettamente le mie aspettative: è spaziosa, con un letto singolo e uno matrimoniale,con un armadio molto grande che riempie  tre quarti della parete;  il bagno è caratterizzato da una vasca idromassaggio e uno specchio immenso perfetto per la postazione trucco.
"Quando hai finito di sistemare la tua roba bussa alla 443 troverai Quenie che ti mostrerà la strada per  raggiungere  la struttura, a dopo."- dice Jeffer prima di andarsene.
"Grazie" gli dico mentre butto la valigia sul letto ed inizio a disfarla.

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