Capitolo 2

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Trent la portò in un posto speciale, da bambino ci andava spesso insieme ai suoi genitori, ma da un po' di tempo aveva preso a tornarci di sera, da solo, per pensare.

Gwen aveva gli occhi chiusi, non che le piacessero le sorprese ma per una volta sarebbe andata contro i suoi canoni.

Arrivarono ad un lago, immerso completamente nella natura e particolarmente difficile da individuare a meno che non si fosse stati degli esperti.

Trent lasciò la mano della ragazza e le chiese di aprire gli occhi.
Quello che si ritrovò davanti Gwen fu un qualcosa di magico. Il lago risplendeva la luna, che quella sera era particolarmente grande e luminosa, di un giallo candido, inestimabile e prezioso, senza neanche una nuvola attorno.
Era molto freddo, ed i colori dei dintorni lo davano a vedere.
Per terra erano posate innumerevoli foglie, coprendo l'erba che sarebbe spuntata nei mesi a venire.
Gli alberi ormai erano completamente spogli e la legna di cui erano composti sembrava così liscia e perfetta che nessuno mai si sarebbe permesso di rovinarla.

Gwen era completamente immobilizzata da cotanta bellezza, e Trent la guardava, godendosi ogni attimo e ogni piccolezza nello sguardo e nel sorriso della ragazza.

La dark si volse verso di lui, squadrandolo; aveva gli occhi luminosi, così luminosi che il suo verde foresta quasi si perdeva, divenendo giada verde*.

-Questo posto è fantastico Trent- annunciò dopo svariati minuti, non sapendo come comportarsi.
-Lo so, per questo volevo mostrarlo a te, adesso sarà il nostro piccolo segreto- rispose lui, quasi sussurrando.

Il ragazzo moro si sedette sul bordo del lago e la ragazza lo imitò.

-Vedi, se c'è silenzio abbiamo più probabilità di sentire i piccoli animali che abitano qui- spiegò Trent.

Nel silenzio più totale si cominciarono a sentire i picchiettii di qualche uccellino,
il gufo che bubolava e la natura che si esprimeva in ogni minima forma animale o vegetale.

Trent prese un sasso piatto e lo lanciò di schietto nel lago; questo fece tre rimbalzi e cadde a piombo nell'acqua gelida, interrompendo il riflesso della sfera luminosa.

Gwen cominciò a sentire freddo, per la fretta si era dimenticata la giacca.
Il ragazzo se ne accorse, si sfilò la propria e la diede a lei.
La afferrò con un sorriso riconoscente e si avvicinò al ragazzo, fortunatamente era sera e non si vedeva più di tanto, altrimenti lui avrebbe notato le proprie guance andare a fuoco.

Trent le passò un braccio intorno alla vita portandola più vicina, poi la guardò e immerse i propri occhi in quelli di lei, dove si perse, in quel nero carbone, così profondi da trasmettere molteplici emozioni.
Gwen osservava quelli di lui, così solari, così perfetti.

Lui le si avvicinò pericolosamente alle labbra sottili, che quella sera aveva lasciato scoperte senza un filo di blu o nero.
Lei poteva sentire il respiro del ragazzo sul collo e questo la mandò fuori di testa.

Poi, Trent le diede un bacio.

Non di quelli veloci e sbrigativi, ma di quelli che ti trasmettono emozioni.
Schiusero le labbra e lasciarono dare foga alle loro lingue, che si incontrarono timide, chiedendo il permesso per poi sintonizzarsi.

Si staccarono piano, non volendo interrompere quel contatto.

-Gwen, tu mi piaci realmente e vorrei che potessi stare accanto a me- disse infine lui.
-Io provo la stessa cosa Trent- rispose Gwen in imbarazzo.
Poi il ragazzo si alzò porgendole la mano.

La mattina seguente Gwen riuscì ad alzarsi ad un orario decente, si preparò e scese ad aspettare Bridgette.
La bionda vedendola molto in anticipo restò visibilmente scossa, perché una cosa talmente rara accadeva una volta ogni due anni circa.

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