Capitolo 7

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John correva per una Baker street deserta e non ricordava nemmeno il perchè ma una cosa era certa, doveva trovare Sherlock Holmes.
Arrivato difronte alla porta del 221b  girò la maniglia ed entrò.
La casa era buia e silenziosa.
"Sherlock, dove sei? SHERLOCK!" la sua voce rimbombava fra le mura consunte.
Salì le scale a passo svelto, arrivò al piano superiore e guardò la stanza. C'era qualcosa di diverso, come se la vedesse per la prima volta, uguale ma irriconoscibile; si voltò e si avviò verso la stanza del detective.
Sherlock non passava molto tempo lì ma qualcosa attirava il dottore, così, lentamente aprì la porta e fu come colpito in pieno stomaco da un calcio.
Il suo coinquilino pendeva dal soffitto con una corda attorno al collo.
John voleva urlare, correre verso di lui e spezzare la corda ma era come  inchiodato al pavimento e senza voce.
Di colpo sentì una mano stringergli il braccio, si voltò, sbattè le palpebre e poi il buio.

Riaprì di colpo gli occhi e la prima cosa che vide furono due piccoli occhi azzurri che lo fissavano preoccupato.  Il suo petto si alzava e si abbassava rapidamente, il cuore batteva all'impazzata e i suoi occhi pieni di lacrime.

"John, John stai bene? Ti ho sentito urlare dalla stanza accanto! Che cosa è..."
Sherlock non riuscì nemmeno a terminare la frase perchè John si era stretto al suo braccio e aveva iniziato a piangere. Il detective lo aveva stretto a sè e aveva cercato di rassicurarlo.

Quello era diventato per il dottor Watson un sogno ricorrente ma si era rifiutato di rispondere alle molteplici domande che il suo coinquilino gli poneva. Non voleva raccontargli quello che era costretto a vivere quasi tutte le notti, cosa avrebbe pensato?



"Sherlock sai che fra due giorni è Natale, vero? Hai già parlato con i tuoi genitori?"
"Perchè dovrei?" disse l'uomo mentre leggeva il giornale
"Come? Sherlock, sono tua madre e tuo padre, è giusto che tu lo passi con loro, non vi vedete mai"
"Ogni anno la stessa storia! A me non importa nulla del Natale, è una festività in cui tutti pensano che spendere soldi e fare finti sorrisi li possa rendere persone migliori e inoltre si festeggia la nascita di un bambino. I bambini nascono tutti i giorni,John!"
"Ma qui si parla di Gesù Cristo Sherlock! Va bene, ho capito, fai come vuoi. Io sto uscendo, devo comprare qualcosa alla signora Hudson, e anche tu dovresti, ci aiuta con le pulizie e ci fa sempre il tè"
"Io le ho già preso qualcosa"
"Sherlock, un libro illustrato sul cannibalismo non è il regalo adatto"
"Perchè no, le piace tanto cucinare, magari si appassiona"
"Comprale un regalo vero, lei lo ha già fatto. Fallo oppure ci rimarrà male!" disse scendendo le scale



Nei due giorni successivi i due coinquilini non avevano fatto altro che litigare per ogni minima sciocchezza fino a quando la signora Hudson non li aveva minacciati di cacciarli di casa.
Sherlock era diventato ingestibile e John non lo aveva mai visto così meschino e stronzo nonostante ne avesse affrontati tanti di giorni NO del detective.
"Mi vuoi dire che ti prende?" disse John dopo l'ennesima discussione "So che non ti piace festeggiare il Natale ma rendermi la vita un'inferno non aiuterà a farti sentire meglio"
"Hai ragione John"
"Sherlock dimmi che ti succede, vedo che non stai bene e ho solo paura che..."
"Che...?"
Il dottore prese un grande respiro, si sedette sulla poltrona e guardò fisso negli occhi l'uomo difronte a se.
"Tutte le notti faccio lo stesso sogno, non ho voluto raccontare quello che accadeva perchè ... perchè ne sono terrorizzato Sherlock"
Chiuse nuovamente gli occhi e le immagini nitide comparvero.
Lui che correva, le scale, la sala, lui che entrava nella stanza di Sherlock e il suo corpo inerme.
"John non devi farlo se non vuoi" disse il detective con la voce più umana che avesse mai avuto.
"No, voglio" disse fissando il pavimento. "È sempre lo stesso, c'è Baker Street deserta, io ti sto cercando ma non riesco a trovarti. Arrivo difronte alla nostra porta, entro e salgo le scale, ti chiamo ma non risponde nessuno. Una volta arrivato sopra la stanza sembra essere diversa, mi dirigo verso la tua camera da letto, giro la maniglia ed entro" si fermò.
"John è tutto okay, qualsiasi cosa tu mi dica..."
"Sherlock" lo interruppe con gli occhi lucidi che lo fissavano "ci sei tu impiccato"
"John..."
"Sherlock, il motivo per cui te ne ho parlato è che sento che c'è qualcosa che non va e io... io non ho intenzione di perderti. Tu sei il mio migliore amico non posso accettare l'idea che ti accada qualcosa"

Una morsa strinse lo stomaco di Sherlock. Non aveva mai sentito l'uomo parlare così e riusciva a vedere il dolore nei suoi occhi.
John si era appena alzato per andare verso la cucina quando Sherlock scattò in piedi, gli prese il polso, tirò il dottore a se e lo abbracciò.
Ci fu un primo momento di confusione, poi l'uomo appoggiò la testa sulla spalla del detective, chiuse gli occhi e sussurrò "Io saró sempre qui per te".

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