Capitolo 12

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Per i mesi successivi Sherlock passava le giornate in ospedale evitando sempre di incrociare chi veniva a fare visita a John, prevedeva il loro arrivo e faceva in modo di non farsi trovare lì, sapeva che avrebbero fatto domande e l'ultima cosa che voleva era essere sottoposto ad un'interrogatorio. inoltre non aveva affatto un bell'aspetto dato che non dormiva né mangiava molto.

Riuscì ad evitare chiunque per parecchio tempo fin quando, un pomeriggio di dicembre, era ancora lì quando Molly arrivò, dormiva sulla poltrona accanto al letto con la mano che stringeva quella di John.
Molly sorrise, nonostante entrambi non stessero passando un bel periodo, vederli finalmente insieme la rendevano felice.
Si tolse i guanti, la sciarpa e il cappello e li poggiò su una sedia, poi si avvicinò al comodino, prese i fiori ormai appassiti dal vaso, li gettò e li sostituì con un nuovo mazzo rigorosamente preso dalla signora Hudson.
Continuava a ripetere "Non voglio che quando John riaprirà gli occhi trovi una stanza triste, deve capire che noi ci siamo e che gli vogliamo bene". Anche se nessuno lo ammetteva, queste parole davano forza e speranza a tutti.
I pensieri di Molly vennero interrotti da un voce molto profonda alle sue spalle
"Io avrei preferito girasoli"
La ragazza si voltò lentamente sorridendo e lo guardò per qualche istante.
"Sherl come stai?"
"Bene, tu?"
"Bene"
Calò un silenzio imbarazzante e dopo un po' Molly esordì
"Io... ero di passaggio ma adesso vado via"
"No no, resta, ti prego. Volevo contattarti per una questione ma a questo punto, già che ci sono..."
"certo, dimmi"
"Volevo sapere se percaso potessi darmi le chiavi del 221b, lei hai tu, no?"
Quella domanda spiazzò un po' la ragazza ma poi rispose "oh, si, dovrei averle in borsa, la sua copia la tengo sempre io perché la signora Hudson ha paura di restare chiusa fuori" Molly accennò una risata ma ritornò velocemente seria.
"Ecco a te" disse porgendo la chiave al detective che mise le mani in tasca, posò nuovamente lo sguardo su John e poi uscì dalla porta a grandi passi.
Quando Sherlock si ritrovó davanti alla porta del 221b ebbe la sensazione di essere tornato indietro nel tempo, come se fosse il giorno di Natale di 4 anni prima e lui stesse raggiungendo tutti gli altri per dare loro i regali.
A malincuore ritornó con i piedi per terra, infiló la chiave nella toppa e giró due volte a sinistra; salí lentamente le scale, giró la maniglia della porta del primo piano ed entró.
La prima cosa che notó fu la sua poltrona e quella di John, sempre l' una difronte all' altra, come se nulla fosse cambiato, poi successivamente vide tutte le scartoffie sparse sul tavolo e le tende tutte impolverate.
Decise di andare in camera di John è una volta lí si ricordó dell' ultima volta che ci era stato, ripensó al maglione e si chiese se John era mai arrivato a capire il significato di quei tre punti di filo rosso. Decise di cercarla.
Dopo pochi minuti trovó una scatola nera nell' armadio del dottore
'cosí scontato' pensó fra se è se, l'aprí e dentro ci trovó il maglione, la lettera e perfino la carta che lo avvolgeva in origine. Sherlock rimase sbalordito quando vide una lacrima cadere sulla sua mano. Si sentiva davvero uno schifo, non si era preoccupato minimamente del fatto che le cose sarebbero potute cambiare drasticamente in 4 quattro anni e adesso non sapeva nemmeno se avrebbe mai piú parlato con lui.

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