John aprì gli occhi, scese le scale ed arrivò in cucina.
Mentre si preparava il tè una voce lo fece sobbalzare e la tazza che aveva in mano cadde rompendosi in mille pezzi.
"Buongiorno John, la signora Hudson mi ha fatto entrare già da un po' " Mycroft Holmes era seduto sulla poltrona di Sherlock, le gambe accavallate e le mani ossute che pendevano dai braccioli.
"Che diavolo ci fai qui, Mycroft!"
"Sono venuto perchè credo che tu abbia diritto a delle spiegazioni" si fece serio.
Sentì il sangue che ribolliva nelle vene. Ancora una volta Sherlock lo aveva trattato da imbecille e non aveva avuto il coraggio di parlargli a quattr'occhi.
"Sì, sì lo credo anch'io...ti ascolto" disse dopo essersi seduto.
"Non ti ruberò molto tempo, voglio essere schietto con te. Mio fratello si è trasferito in un nuovo stato e sotto falso nome. Dovrà vivere lì, fare amicizia col quartiere e sembrare una persona... normale, direi. Contemporaneamente indagherà per conto della nazione."
Lo stomaco di John si accartocciò su se stesso; Sherlock si sarebbe ricreato una vita lontano dalla sua Londra, lontano da Baker Street, lontano da lui.
"Dottor Watson, so che lei è arrabbiato perchè nessuno lo ha informato, è stata una mia volontà ma, deve perdonarmi, io so quello che c'è fra lei e mio fratello e non lo avrebbe mai lasciato andare"
"Mi illumini, è lei quello intelligente" disse John con falsa devozione
"No, no... John, qui non si tratta di sapienza, sono cose che generalmente non comprendo ma so benissimo cosa lui prova nei tuoi confronti"
"Non capisco dove vuoi andare a parare"
"John lei non vuole ammettere a se stesso che quello che c'è fra voi due va oltre l'amicizia e qualsiasi altro legame"
"Stai davvero insinuando che io e Sherlock stiamo insieme? Pensavo fossi venuto qui per spiegarmi cosa diavolo aveva in mente tuo fratello prima di sparire, e non per fare del gossip di quartiere"
"Conosco mio fratello e conosco te, so di cosa parlo quidi è inutile..."
"TU NON NE HAI LA MINIMA IDEA!" urlò John scattando in piedi "VIENI NEL MIO APPARTAMENTO DICENDO CHE VUOI DARMI DELLE SPIEGAZIONI E INIZI A SPARARE CAZZATE!"
"Dottor Watson, la prego, stia tranquillo"
"Voglio che tu te ne vada."
Mycroft non si mosse
"HO DETTO ESCI IMMEDIATAMENTE DAL MIO FOTTUTO APPARTAMENTO" sollevò l'uomo per un braccio e lo spinse in direzione della porta.
"D'accordo allora, è stato un piacere" fece un cenno col capo e uscì a grandi passi dalla stanza.John era furioso, come si era permesso di dire certe cose? Cosa avevano al posto del cervello in quella famiglia?
Aveva passato le successive due settimane a cercare un nuovo lavoro e purtroppo il suo umore era rimasto invariato dall'ultima volta che aveva parlato con Mycroft dato che era costretto a declinare le sue auto che lo avvicinavano dalle 2 alle 5 volte al giorno.
"La prossima volta vi spacco il finestrino a pugni se vi avvicinate di nuovo a me" aveva detto dopo aver fatto capolino con la testa nell'ennesima auto scura.
Un venerdì sera, mentre tornava dalla panetteria a due isolati dal suo appartamento venne stordito da un fazzoletto imbevuto di cloroformio e caricato di peso in macchina.
Una volta sveglio non fu neanche sorpreso nel ritrovarsi difronte Mycroft.
"Abbiamo giocato fin troppo al gatto e al topo in questi giorni ma adesso basta, dopo l'ultima volta non ci siamo chiariti e adesso credo sia arrivato il momento di smetterla"
"Mycroft se in questi giorni ti ho evitato non è stato nè per orgoglio nè per altro ma semplicemente non mi importa più nulla"
"cosa intendi per 'nulla' ?"
"Intendo dire che non mi importa delle tue teorie, di sapere perchè e come Sherlock sia andato via. Non voglio sapere più nulla di lui e mi dispiace di averti fatto perdere tempo ma se non ti dispiace vorrei poter tornare a casa."
"Come desideri, ma sappi che non è questo il modo migliore per superare la faccenda" e Mycroft fece un cenno alla sua assistente che scortò il dottore verso l'auto.
Una volta arrivato nel suo appartamento si sedette sulla sua poltrona e iniziò a pensare a quanto la sua vita fosse cambiata nel giro di poche settimane, prima era sereno ma adesso era pieno rabbia e delusione.
Per quanto continuasse ad urlare al mondo che non gli importava più nulla di Sherlock, adesso che era solo il dolore superava l'orgoglio e John riportava alla mente come fosse vivere insieme al detective.
Gli sguardi che si scambiavano quando erano seduti l'uno difronte all'altro , gli occhi azzurri di Sherlock che incrociavano i suoi e quell'accenno di sorriso che tentava ogni volta di nascondere. Gli mancavano quei silenzi che duravano giorni e i litigi che terminavano solo quando interveniva la signora Hudson, il poter cenare insieme in cucina fra strane sostanze sparse qua e là sul tavolo.
Senza neanche rendersene conto una lacrima scese lungo la sua guancia.
"Fottiti Sherlock Holmes" sussurrò il dottore prima di chiudere gli occhi e lasciarsi trasporare alle emozioni.
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//I'll always be there for you//
FanfictionJohn e Sherlock sono coinquilini, migliori amici e anime gemelle. Nonostante facciano di tutto per non ammetterlo i loro occhi parlano chiaro, non riescono a fare a meno l'uno dell'altro. Ma cosa succede quando il destino fa di tutto per rendere lo...