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"CAZZO ANDY... Andrey rispondimi..." gridò Mikhail disperato, sollevandolo di peso da una pozza di fango e neve sciolta.

Dopo ore di panico e ricerca disperata di tutta la squadra, Robin l'aveva trovato inerme con il corpo sprofondato per metà nell'acqua putrida.
Il suo volto era completamente sfregiato, sangue ed ematomi l'avevano reso irriconoscibile e il corpo era diventato estremamente pesante, chiaro segno di cedimento.

"Mik dobbiamo portarlo subito nella tenda medica... Mikhail ti prego..." sussurrò apprensivo l'americano, cercando di farlo reagire.
"Non deve morire cazzo" disse con la voce bassa, un magone che gli impediva di respirare normalmente.

"Mikhail veloce, portiamolo dal dottore" quasi lo pregò, tirandogli la manica della mimetica per farlo alzare da terra.


"MILOOO..." chiamò straziato il capitano fuori dalla tenda, richiamando l'attenzione del medico che si stava occupando di uno dei feriti.

"Mik...cosa..." le parole gli morirono in gola vedendo il corpo di Andrey tra le braccia del russo. La testa e le gambe innaturalmente a penzoloni, il sangue che gli copriva la faccia e inzuppava i vestiti.

"ANDY..." gridò, correndogli incontro e tastandogli il polso per capire subito se fosse ancora vivo.

Con gran fretta adagiarono Andrey su una barella sedandolo e iniettandogli una soluzione fisiologica tramite lavaggio.

Per fortuna non era morto.

Respirava...

Impercettibilmente, ma respirava...

Milo si inginocchiò ai piedi della piccola brandina non riuscendo ad impedirsi di piangere.
Altri tre feriti si trovavano in condizioni abbastanza stabili... erano vigili, acciaccati, ma vigili.
Andrey invece era in una situazione estremamente grave e delicata.
Non reagiva...l'unica cosa che gli faceva intendere fosse vivo erano i lievi 'bip' che la macchina collegata al suo cuore scandiva di tanto in tanto.

Se non si fosse ripreso entro la settimana, l'avrebbero trasportato altrove... ormai la guerra stava per finire, mosse azzardate, come quella di inviare un elicottero su un campo al fronte, non era così impensabile.

L'avrebbe salvato... a costo della vita.


"Mikhail dove vai?" chiese Robin, seguendo con lo sguardo la sua figura che si dirigeva fuori dalla tenda.

Non ricevette risposta.

"Mik..." lo richiamò per poi sedersi accanto a lui in una zona appartata, poco lontano dalla base.

Il vento gli scompigliava i capelli ribelli... rumori ovattati giungevano in quelle zone semi-deserte, una nuova alba faceva capolino inghiottendo le tenebre della notte.

"Mikhail, starà bene. Andrey è forte..." sussurrò prendendogli una mano tatuata ed intrecciando le dita con le proprie.

"È il mio migliore amico..." disse roco, sbuffando fuori il fumo dell'ennesima sigaretta, decidendo finalmente di parlare.

Mikhail era sempre di poche parole, preferiva il silenzio, preferiva tenersi tutto dentro... eventi come quello poi, facevano eclissare del tutto la sua poca voglia di comunicare, rendendo impossibile agli altri donargli un minimo di conforto.

"Andrà tutto bene..." tentò di rassicurarlo ancora, guardandolo con gli occhi scuri carichi di sentimento.

Occhi che sapevano essere un mix infinito di emozioni, che assumevano sfumature di un castano diverso in base alle sensazioni.
Sapevano essere fuoco, sapevano essere tempesta, sapevano essere balsamo, amore, calore, casa.

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