13.

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"RITIRATA! BATTETE IN RITIRATA!" gridò il russo con tutto il fiato che aveva in corpo guardando ad occhi sgranati lo scenario che si parava dinnanzi a loro.

"CAPITANO MOLTI SONO ANCORA IN PRIMA LINEA..." disse uno dei suoi sottoposti ferito al volto.
"Non c'è più niente da fare. Fai indietreggiare la seconda e la terza linea... io vado verso la prima" proruppe stremato, notando il terrore negli occhi del soldato.

"Capitano se dovessimo perdere te..."

"Farò del mio meglio" confermò soltanto, caricando un mitra nelle mani inguantate e procedendo tra la miriade di colpi che da due ore a quella parte non gli davano tregua.

Fiero.
Combattivo.

Mortale.

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"Ho avvertito il Quinto Distretto... a breve manderanno truppe di salvataggio..." disse Mikhail con la voce roca e affaticata.
Il corpo possente costellato da segni ed ematomi, gli arti indolenziti, il volto segnato da solchi scarlatti.

"Mi-Mik... L-le perdite..." cercò di dire il dottore con la voce spezzata, fuori dalla tenda i cadaveri dei loro compagni che aumentavano sempre di più.

"Il sergente ha effettuato la conta... in tutto ci sono... cinquanta sopravvissuti." comunicò incolore, ma la tempesta che aveva dentro era percepibile a chilometri di distanza...
"È finita Mikhail" sussurrò Milo, guardandolo con gli occhi castani lucidi "la guerra è finita e tu non avresti potuto fare di più..."

"SLEGATEMI CAZZO." all'improvviso Robin gridò dalla brandina retrostante a quella su cui era adagiato il corpo inerme di Andrey, facendo tintinnare le manette.

"Sono ore che grida e minaccia di ucciderci tutti con le sue mani" sospirò il dottore, prendendo gli attrezzi per visitare e medicare i feriti. "Se apri la mimetica do un'occhiata anche a te."

"Non ne ho bisogno"

"LIBERATEMI DA QUESTE CAZZO DI MANETTE INVECE DI FARE I PICCIONCINI" gridò ancora dimenandosi con tutte le proprie forze.

"Se continui così ti ferirai i polsi" gli disse il russo avvicinandosi di poco.
"IO NON SONO UNA FEMMINUCCIA IN PERICOLO PEZZO DI MERDA, MI HAI CAPITO? IO SONO UN UOMO DI GUERRA, SONO UN SOLDATO... LIBERAMI IMMEDIATAMENTE." sbraitò furioso, guardandolo inviperito.

"Solo quando ti sarai calmato..." sospirò Mikhail sondandolo con gli occhi ghiacciati in pena.

"Sono calmo...liberami." sibilò smettendo di dimenarsi di colpo.

"L'ho fatto per il tuo bene."

"Toglimi le manette Capitano." disse ancora l'americano, inspirando forte dal naso.

Dopo un primo momento di titubanza, in cui entrambi si studiarono a fondo, Mikhail fece scattare la serratura d'acciaio, liberando i polsi del moro che con un balzo felino gli fu addosso.

"Ti ammazzo. Giuro che ti ammazzo." Sputò rabbioso, afferrandogli il volto tumefatto con una mano pronto a caricare.
Mikhail del canto suo era rimasto impassibile mostrando solo un lieve  spasmo del volto quando l'americano gli aveva stretto con violenza le cosce intorno ai fianchi.

"Robin ti-ti prego, è ferito... n-non fargli male" balbettò Milo terrorizzato, cerando di farlo ragionare.

"Il tuo innamorato ti difende." gli sussurrò vellutato e provocatorio in un orecchio, trasformando il pugno in una leggera carezza dietro la testa rasata.

Scese dalle gambe del russo, afferrando al volo la giacca della mimetica e uscendo dalla tenda senza aggiungere altro, in totale silenzio.

"Mikhail fermati. Voglio dare un'occhiata alle ferite...lascialo sbollire... è normale che lui si sia sentito..." cercò di rassicurarlo Milo, strizzando un panno in una tinozza per pulire le escoriazioni di un soldato.
"No. Vado da lui. Prepara Andrey e gli altri sopravvissuti per il volo imminente. Ci rivedremo prima o poi." gli disse piano, avvicinandosi per lasciargli una carezza tra i capelli castani.

LOVE DEATHDove le storie prendono vita. Scoprilo ora