8.

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Quando aveva visto Andrey arrivare con Robin sulle spalle e Mikhail con la faccia completamente stravolta da lividi e segni evidenti si era spaventato tantissimo...

Poi aveva capito il motivo di quella
reazione violenta tra i due e i sensi di colpa gli avevano fatto mancare il fiato.
Doveva immaginare che la natura focosa dell'americano, dopo quelle rivelazioni, sarebbe potuta esplodere in modo violento.

E così era stato...

Lui sapeva quanto facesse male amare una persona e non essere ricambiato, quanto facesse male cercare in tutti i modi di capire l'altro ma trovare mura insuperabili.

"S-sono s-stato io a parlare con Robin. Gli ho raccontato di Niko e inevitabilmente g-gli h-ho parlato di voi e...mi dispiace..." cercò di giustificarsi con le lacrime che minacciavano di uscire.

"Non devi parlare della mia vita." gli disse duro Mikhail, dopo attimi di soffocante silenzio.
"I-io non...mi dispiace..." si scusò in un sussurro strozzato.
"Lascia riposare in pace i morti." proruppe ancora, alzandosi dalla barella e mettendosi seduto.
Gemette per il dolore all'occhio sputando di lato la saliva mista a sangue che gli si era seccata in bocca, biascicando qualche imprecazione.

Milo intanto non riuscì a trattenere le lacrime e cercò di scusarsi ancora, ma la morsa immaginaria alla gola proprio non ne voleva sapere di lasciarlo respirare.

Andrey gli si avvicinò piano, stringendoselo al petto e consolandolo come meglio poteva.
Non riusciva a vederlo così, nonostante comprendesse le ragioni che avevano spinto Mikhail a reagire in quel modo.

"Adesso basta. Ti ha chiesto scusa, chiudiamola qua." disse il più grande fissando il capitano con lo sguardo blu in tempesta.
"Non deve farsi i cazzi miei, non deve giocare all'amica del cuore con gli estranei..." ringhiò furente... non appena pronunciò quella frase se ne pentì immediatamente, ma era davvero troppo incazzato per non fare lo stronzo.

"Sono stato io a voler sapere quelle cose, non prendertela col dottore." Proruppe Robin all'improvviso catturando l'attenzione dei presenti.

Si alzò a fatica dalla barella, rifiutando l'aiuto di Andrey e aggrappandosi zoppicante ad una sedia, stringendo gli occhi per il dolore.

"Sai... quando credi di poter salvare l'insalvabile a volte si commettono degli errori... -fece una pausa-
Ho visto davvero del buono in te capitano -respirò affaticato non riuscendo a sostenere lo sguardo di nessuno-
per la prima volta ho sperato in qualcosa che era marcio già prima di nascere...stai tranquillo
-deglutì saliva inesistente- non mi intrometterò più nella tua vita." detto questo uscì zoppicando dalla tenda sotto lo sguardo attonito di tutti.

Nessuno si sarebbe mai aspettato una dichiarazione del genere, nessuno si sarebbe mai aspettato tanto coraggio.

Mikhail si agitò sulla barella seguendolo a sua volta fuori dalla tenda, mentre Andrey bloccò Milo che si stava precipitando verso il capitano, conscio che dovessero sbrigarsela da soli.

Dopo un primo momento in cui il russo fece vagare gli occhi velocemente nella speranza di capire dove fosse andato, si fermò in mezzo alla neve, con strane e calde sensazioni mai provate prima che gli impedirono di reagire.


//
Era lì, fermo a guardarlo in lontananza.

Erano trascorse due settimane dalle botte, due settimane da quando aveva scoperto quello che celava Robin dietro la sua sfacciataggine, due settimane da quando aveva sentito il cuore meno ghiacciato del solito.
Lo fissava e non riusciva a farne a meno.

Lo fissava ma non riusciva ad avvicinarsi e a reclamarlo come suo, a dirgli che sì, erano marci fin nelle ossa, ma che non avrebbe mai potuto fare a meno di tutto quello che inconsciamente avevano creato.
Non si erano più rivolti la parola e come sempre quella indifferenza era logorante.

LOVE DEATHDove le storie prendono vita. Scoprilo ora