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Yibo si presentò a lezione con un buon quarto d'ora di ritardo oltre quello accademico, trafelato e coperto di sudore. Indossava una felpa larga e dei jeans strappati che si erano rivelati troppo stretti per la sudata che aveva fatto, ritrovandoseli appiccicati alla pelle. La borsa da palestra, dove ficcava i libri ed il resto della sua roba quando usciva di casa, gli pendeva da una spalla, scontrandosi ad ogni passo contro l'osso del bacino. Lo skate sembrava più pesante ora che lo reggeva tra le dita, dopo che gli aveva salvato la vita, risparmiandogli almeno quindici minuti di tragitto.

Entrato in aula, fece quanto in suo potere per fare il meno rumore possibile e passare inosservato. Il professore gli lanciò un'occhiata, ma non diede altro segno di essersi infastidito a causa del suo ritardo, né aveva fermato la lezione per fargli la parte... Il che era buono, no?

Ciò che non era "buono" era che non riusciva a trovare Lin Yixuan da nessuna parte. Fece un primo giro di sguardo della sala, vedendo decine di nuche ma non quella dell'amico. La sua conoscenza ipotizzava che non si fosse seduto troppo avanti nelle file, perché a quell'ora del mattino era un miracolo se riusciva a tenersi sveglio. Perciò concentro la propria vista verso la parte a lui più vicina — era entrato da una porta posta sul fondo dell'aula.

Ancora niente. Fece qualche passo in avanti cercando un posto libero e, lanciandosi occhiate a destra e a sinistra, alla fine scorse una sedia vuota, occupata da uno zaino che conosceva anche fin troppo bene. Il ragazzo seduto affianco era crollato e ora dormiva con la testa poggiata sul piccolo ripiano mobile della sua postazione.

Scosse la testa, smosse lo zaino e si sedette in quel posto, poggiando sia la propria borsa che lo skate per terra, vicino alla sua caviglia. Il rumore che fece sedendosi destò Lin Yixuan, che si tirò su e cercò di capire se era stato beccato. Aveva gli occhi semiaperti e si muoveva a scatti, ancora parzialmente nel mondo dei sogni. Quando si rese conto che il posto accanto al suo era occupato e che Yibo lo stava fissando con aria di scherno, fece una smorfia e si lasciò ricadere contro lo schienale.

Mentre si tirava su il cappuccio della felpa e incrociava le braccia al petto, in una posizione comoda per tornare a dormire, Yibo gli fece cadere lo zaino in grembo.

«È sempre un piacere, Yibo.» borbottò l'altro, cercando di riaddormentarsi.

«E infatti ti ringrazio, Yixuan.» ribatté l'altro, ridacchiando fra sé e sé mentre tirava fuori dalla borsa un quaderno e una penna per prendere appunti.

«Immagino tu non sappia l'argomento di cui sta trattando.» punzecchiò Yixuan, che gli lanciò un'occhiataccia i risposta.

«Le lezioni a quest'ora del mattino dovrebbero vietarle. Svegliarsi alle 7 corrompe l'anima, te lo dico io.» si lamentò, rigorosamente sottovoce, sistemandosi sulla sedia.

Yibo ridacchiò, scosse la testa, poi si mise in modalità ascolto. La laurea non si sarebbe presa da sola, dopotutto.

***

La regola del quarto d'ora accademico l'avevano capita così bene gli alunni in così pochi mesi di corsi che c'era da stupirsi del perché, invece, gli insegnanti sembravano non averla appresa nonostante le loro lunghe carriere in università. In ogni caso, allo scoccare delle undici e quarantacinque l'aula iniziò ad animarsi ed i primi studenti iniziarono a rimettere a posto le proprie cose o ad andarsene.
Il professore decise di finirla lì per quella lezione e li lasciò andare senza particolari accenni di delusione.
La sua lunga carriera all'università doveva, d'altra parte, avergli insegnato qualcosa.

Yibo ficcò penna e quaderno a casaccio nella borsa più lentamente di molti altri, che gli passarono quindi accanto nella loro epopea verso l'uscita.

𝑵𝒐𝒏 𝒔𝒊 𝒓𝒆𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆 𝒂𝒍 𝒔𝒐𝒓𝒓𝒊𝒔𝒐 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒏𝒈𝒆𝒍𝒊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora