九 pt.1

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Zhan ritrasse la mano dal sacchetto dei pop corn e la posò sul grembo. Con l'altra iniziò a massaggiarsi inconsciamente l'indice, cioè dove vi era stato contatto con la mano di Yibo. Se la stanza non fosse stata nella quasi totale oscurità e lui non stesse ancora indossando la mascherina, probabilmente il rosso sulle sue guance sarebbe stato palese. Fissò il proprio sguardo nuovamente sullo schermo, capendo poco e niente delle immagini che si susseguivano davanti ai suoi occhi perché era troppo immerso nei propri pensieri. Era la seconda volta che Yibo lo toccava, quel giorno, e la quinta da quando l'aveva conosciuto.

Quando, nella sala d'aspetto del cinema, si era accorto che fosse Yibo la persona contro cui si era scontrato, il fastidio era diminuito e persino adesso non era equivalente a quando un estraneo lo toccava, ma il cuore gli batteva comunque a mille e il bisogno di togliersi quel contatto di dosso era sempre forte. Il fatto che l'avesse preso alla sprovvista, mentre era completamente distratto dal film e altrettanto dimentico della possibilità che qualcosa del genere potesse accadere, probabilmente era la ragione per cui si trovava ora così agitato.

«Sul serio, mi dispiace.» ripeté Yibo, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

Zhan rivide davanti ai propri occhi le immagini del film dopo minuti interi di niente e istantaneamente fermò le mani.

«È tutto apposto.» mormorò in risposta, non rivolgendogli neppure un'occhiata.

Yibo, d'altra parte, si sentiva in colpa. Non che l'avesse premeditato, anche perché aveva visto in che stato finisse Zhan ogni volta che capitava. Dio, era così stanco di scusarsi per averlo toccato involontariamente e per caso. Lo osservò mentre fingeva che andasse tutto bene e, comprendendo che non avrebbe potuto fare niente per aiutarlo, si rimise a guardare il film, lanciandogli però occhiate sporadiche sperando di vederlo calmarsi.

Dopo alcuni minuti, Zhan sembrò rilassarsi di nuovo e Yibo tirò un sospiro di sollievo.

***

Alla fine del film, una volta che la sala fu avvolta dalle luci soffuse, i due si ritrovarono in imbarazzo e incapaci di spiccicare parola. Yibo si alzò per primo e afferrò il sacchetto di pop corn e il bicchiere di coca cola ormai vuoti e si diresse verso il cestino. Zhan aspettò un paio di secondi e poi seguì l'altro verso l'uscita, mantenendosi a debita distanza.

Il sole era appena tramontato quando uscirono e si ritrovarono nel parcheggio. L'aria era fresca e il cielo era rischiarato da sfumature rosa e violette.  Yibo prese una boccata d'aria che gli pervase i polmoni e lo convinse che un po' dell'imbarazzo si fosse sciolto.

Lanciò un'occhiata a Zhan, che lo seguiva in silenzio verso la fermata del bus, e questo si fermò. Yibo fece lo stesso e si voltò completamente verso di lui.

Non sapeva minimamente cosa dire, l'aveva appena sfiorato e sembrava che avessero provato a scopare in bagno e non fosse andata bene. Almeno, l'imbarazzo che aleggiava tra i due era della stessa intensità. Doveva scusarsi di nuovo? Promettere per l'ennesima volta che non sarebbe più risuccesso solamente per provare a Zhan il contrario tempo due secondi?

Quando vide lo sguardo di Zhan, che doveva aver percepito la sua frustrazione perché i suoi grandi occhi lo osservavano pervasi da senso di colpa, si costrinse a fare un respiro profondo.

Infilò le mani in tasca e sfoggiò un sorriso stentato ma abbastanza convincente. «Ti va un gelato?»

Zhan, che si aspettava una qualsiasi reazione — soprattutto rabbia —, sgranò gli occhi. «Che?»

«C'è una gelateria vicino alla fermata del bus. Ti va se ci fermiamo lì? So che è praticamente ora di cena, ma con tutti quei pop corn — e qui Zhan arrossì, abbassando gli occhi — s-sono abbastanza pieno.» Yibo tentò di fingere di non aver rievocato alla mente il motivo per cui si trovavano in quell'atmosfera. «Te come ti senti?»

Zhan rimase interdetto, perciò non rispose subito. Era letteralmente confuso dalla reazione di Yibo perché a quel punto la maggior parte delle persone si irritava e iniziava a gridargli contro cose del tipo 'qual è il tuo problema' o 'che cos'hai che non va', e, dopo non aver ricevuto alcun tipo di risposta, se ne andavano di cattivo umore.

Li capiva, ovviamente. Deve essere snervante uscire con qualcuno che al minimo tocco si irrigidisce e ritrae come se avesse appena messo una mano su una fiamma viva. Lo sapeva e, se si fosse trovato nella loro situazione, avrebbe probabilmente fatto altrettanto. Ne era perfettamente consapevole ed era per questo che rifiutava di uscire con persone che non conosceva, il che riduceva le sue opzioni a Yiyi e basta, in pratica.

Eppure continuava a ritrovarsi in compagnia di Yibo e questo a toccarlo involontariamente, scaturendo sempre la solita reazione che finiva per portare imbarazzo tra di loro. Se fosse stato in lui, sarebbe già scappato, avrebbe almeno chiesto spiegazioni in merito. Invece Yibo gli chiedeva se voleva un gelato, con un'espressione tranquilla, come se non fosse successo niente, come se volesse farsi perdonare per un problem che non era suo.

«Ah, va bene.» disse dopo un po'.

Yibo annuì, recependo la risposta, e riprese a camminare verso la fermata dell'autobus. I due si sedettero ai due lati della panchina e attesero il mezzo mentre il buio calava sulla città.

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Ho scritto negli annunci il motivo per cui tardo ad aggiornare, ma mi sa che non l'ho annunciato ai followers e quindi nessuno l'ha visto. In ogni caso, dato che comunque avevo già scritto parte di questo capitolo, ho deciso di pubblicarvela in modo che non mi linciate. Non è neanche la metà del capitolo, ma almeno è qualcosa.
Spero vi piaccia e stay tuned per il resto 💜💜💜
Ps. dovrò riniziare a studiare a breve per la sessione di settembre perciò preghiamo insieme 😭😭😭

𝑵𝒐𝒏 𝒔𝒊 𝒓𝒆𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆 𝒂𝒍 𝒔𝒐𝒓𝒓𝒊𝒔𝒐 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒏𝒈𝒆𝒍𝒊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora