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Quella mattina Yiyi si era svegliata piena di stanchezza. La professoressa di Fotografia aveva assegnato alla sua classe un progetto individuale sul movimento e lei doveva trovare il tempo per buttare giù qualche idea e, poi, di lavorarci. Doveva consegnarlo in una settimana e ancora non aveva idea di cosa fare.

Le lezioni della giornata le prendevano l'intera mattina e parte del pomeriggio, ma aveva un paio d'ore libere per pranzare e andare in biblioteca. Per pura precauzione, ossia perché sperava che un'idea le si presentasse davanti per pura casualità, quella mattina si era portata dietro la macchina fotografia per immortalare tutto ciò che potesse in qualche modo ricollegarsi all'argomento assegnatole, in modo da tirare fuori qualche idea entro la fine della giornata.

Uscì presto di casa appunto perché voleva prendersi il tempo di osservare le cose intorno a lei, durante il percorso verso l'università. Si fermò di fronte alla vetrina di un café, osservò le persone che, di fretta, si dirigevano verso i rispettivi luoghi di lavoro. Si posizionò dall'altra parte della strada ed inquadrò nell'obbiettivo la vetrina e scattò, nella foto le figure sfocate di varie persone che in quel momento stavano passando di lì le ricordarono dei fantasmi, in contrasto netto con la stabilità della facciata del café e coloro che vi erano seduti ai tavoli interni, qualcuno sorseggiando un caffé, altri chiacchierando amabilmente tra loro.

Non era quello che voleva, ciò che aveva voluto trattenere era la tranquillità dei clienti del café nonostante fosse prima mattina e il loro lavoro gli aspettasse, voleva trattenere la velocità dello scorrimento del tempo, che però sembrava non toccare minimamente quelle persone; invece, i fantasmi di chi, effettivamente, ne era toccato avevano intaccato l'immagine. Sospirò, spegnendo la fotocamera e riprendendo a camminare.

Arrivò a scuola in orario e con la testa piena di pensieri. Sulla via per il polo universitario studenti di diverse età si affollarono e, a ritmo sostenuto, si avviava con varie auree verso le aule delle lezioni. La grande massa diminuiva ad ogni edificio che passava e, arrivata a quello di Belle Arti, ormai non c'era quasi più nessuno in giro.

Quando si avvicinò alla porta si scontrò contro la spalla di qualcuno che stava uscendo e fu risvegliata dai suoi pensieri dal dolore che la botta le aveva inferto al braccio destro.

"Oh, scusami." disse la persona che l'aveva urtata.

Yiyi alzò lo sguardo e si rese conto che era Yibo. Entrambi sgranarono leggermente gli occhi nel riconoscersi. "Oh, ciao!"

"Ti sei fatta male?" le chiese Yibo.

Yiyi scosse le mani per rassicurarlo. "Non è niente, mi ha aiutato a svegliami."

Yibo annuì, sovrappensiero.

"Che ci fai qui di prima mattina?"

Lo sguardo di Yibo tornò presente, voltò un'attimo la testa versoo l'edificio da cui era appena uscito come se fosse appena tornato da un'altra dimensione, poi si passò una mano sulla nuca, in imbarazzo. "Ah, si era liberata un aula di ballo per la mattina e sono venuto ad allenarmi un po' prima di andare a lezione."

"Sembri parecchio motivato col ballo."

"Ah, sì. Beh, è la mia passione, dopotutto." Il cellulare di Yibo squillò nel suo palmo e gli lanciò un'occhiata, rendendosi conto di essere in ritardo. "Scusa, devo proprio andare a lezione."

"Oh, certo. Ci vediamo!" lo salutò Yiyi, osservandolo allontanarsi.

Si voltò verso la porta e, mentre afferrava la maniglia, gli venne in mente un'idea. "Ehi!" gridò, lasciando la presa e correndo nella direzione in cui si era avviato Yibo.

Yibo non aveva fatto molta strada, perciò nel sentire la voce di Yiyi, si fermò e voltò nuovamente, proprio in tempo per vedersela arrivare incontro, con espressione stralunata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 12, 2022 ⏰

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𝑵𝒐𝒏 𝒔𝒊 𝒓𝒆𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆 𝒂𝒍 𝒔𝒐𝒓𝒓𝒊𝒔𝒐 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒏𝒈𝒆𝒍𝒊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora