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Era un sollievo guardare il sole spegnersi della sua luce, nascondersi dietro i profili degli edifici per lasciare che la luna tinteggiasse di blu tenue il cielo, perché quello era l'unico momento della giornata in cui nell'istituto regnava il silenzio più assoluto. L'edificio riposava le orecchie dal trionfo di suoni che lo assordava fino a tardo pomeriggio, per ascoltare soltanto lui, il pianoforte cerato che faceva le fusa al tocco di Eren.

Levi gli dava le spalle mentre suonava per l'ultima volta il brano, appoggiato alla coda del pianoforte mentre le mani del ragazzo saltavano sulla tastiera, accordo basso e acuto, diesis, bemolle, scala, scala, scala. Decrescendo, e poi di nuovo ritornello, forte, fortissimo, moderato, piano, pianissimo.

Si voltò soltanto quando Eren ebbe terminato la performance, e si guardarono per un lungo istante, le ciocche d'ebano incollate alla fronte per lo sforzo che stava investendo da ore. Eppure, Levi lo sapeva bene, se gli avesse chiesto di ripeterlo ancora, Eren avrebbe acconsentito senza batter ciglio, non più riluttante come il mese addietro; lo ascoltava davvero se gli forniva dei suggerimenti, avendo ormai compreso che in quel modo avrebbe conseguito il suo obiettivo prima del previsto.

Mancava pochissimo al Gran Premio d'Eccellenza, ed Eren aveva levigato quel brano fino a renderlo quasi perfetto; la consapevolezza che bastasse così poco per averlo in pugno colorò di entusiasmo gli occhi di entrambi, che si sorrisero soddisfatti. Levi scosse la testa per darsi un contegno, tentando di spianare la gioia che stava provando. E chissà, se si trattava soltanto di riconoscenza verso quel ragazzo che gli stava facendo riscoprire la passione per il suo fedele pianoforte – suonato da anni da mani altrui – o qualcosa che avesse a che fare con –Eren, da domani inizieremo a dedicarci per bene alla coloritura, mh?-

Si avvicinò a passo lento a lui, chinandosi sul suo volto. -È arrivato il momento di trasmettere questo,- gli toccò il petto in una carezza che fece quasi sobbalzare il giovane, e Levi dovette umettarsi le labbra per respingere l'entusiasmo di aver ingenerato in lui quell'effetto. -nel brano. Tocca alla tua anima ora, il brano è pronto a livello tecnico.- Ciò detto, si soffermò per un breve istante sulle sue labbra bestemmiatrici, e si ritrovò a litigare con se stesso mentre si ricomponeva, allontanandosi da lui per congedarsi.

-Non ti facevo così profondo, maestro Ackerman.- lo canzonò Eren, mentre si sollevava dallo sgabello facendolo strusciare a terra.

-E come mi facevi? Sentiamo.-

Passi pesanti seguirono l'avanzata di Eren, riecheggiando nella stanza mentre Levi percepiva lo scorrere martellante del sangue nelle orecchie, sebbene riuscisse a non dare a vedere quanto fosse agitato per mano sua. Come era potuto accadere? Non riusciva a spiegarsi come lui, uomo rigido, autoritario, indifferente agli altri – neanche fosse una capacità innata, la sua – fosse stato emotivamente piegato da un ragazzo persino più giovane di lui, ma che conosceva la vera natura indemoniata, perfida e ingrata della vita. Era forse quello? Od il fatto che rivedesse Farlan in lui? No, perché Farlan era suo fratello, non aveva nulla a che fare con quel tipo di sentimento, ma era più vicino a...

-Gelido, indubbiamente.- soffiò il ragazzo sul suo collo, facendogli arrestare per un attimo i movimenti che stava compiendo, per poi riprendere quello seguente.

Si sentiva irritato da quella constatazione. Sì, forse lo era, lui per primo si definiva a quel modo; ma Eren forse non ricordava quello che era accaduto al ristorante? E poi mai, mai si sarebbe preso la briga di avere fra le mani un giovane ingestibile come lui, dopo aver preso quasi a pugni uno studente dell'istituto. Eren Jaeger era un talento prodigio, ma se non ci fosse stato qualcosa di saldo e tenace alla base, dalle radici spesse e dure, mai si sarebbe preoccupato tanto per lui. Mai gli si sarebbe avvicinato, mai gli avrebbe detto "Mi fido di te."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 04, 2020 ⏰

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