3. Let me tell you what it's like to be a zero

429 23 36
                                    

Amanda non sopportava litigare con sua sorella. Anzi, era proprio una delle cose che odiava di più al mondo. Era come litigare con una parte di sé stessa, la parte migliore, quella più altruista, coraggiosa e speciale. E ovviamente non si può scappare da un litigio con sé stessi; ci si può provare, certo, ma difficilmente ci si riesce. Ed infatti, la ragazza non riusciva a togliersi di dosso quel senso di inquietudine, quella sensazione di pesantezza che la perseguitava ogni volta che sentiva di aver deluso qualcuno. Aveva sempre l'impressione di deluderli tutti, i suoi parenti. Quando si era iscritta a lettere, tutti si aspettavano da lei che diventasse un'insegnate o una giornalista, magari. La madre sognava per la figlia la cattedra universitaria, già la vedeva con schiere di alunni ai suoi piedi... e poi le pubblicazioni, le conferenze, le interviste... ma le idee di Amanda erano molto più semplici: il suo negozio, la sua cerchia di clienti, conoscere persone nuove ed assorbire da loro il più possibile, per poi dar loro qualcosa di suo attraverso i libri che vendeva. Si chiese se sarebbe mai riuscita a realizzare quel piccolo, grande, sogno.

Scosse la testa, per allontanare tutti quei pensieri. Doveva essere ottimista. Doveva credere che le cose sarebbero andate meglio. Perché dovevano, dovevano andare meglio. Per prima cosa, sapeva che avrebbe dovuto chiarirsi con Agata, per alleggerire quella sensazione nel petto e per poter tranquillizzare la sorella. Aveva pensato di scriverle un messaggio, non per scusarsi (sapeva di non aver niente di cui scusarsi), ma per cercare di chiarire un po' le cose; alla fine, però, aveva deciso che ne avrebbero parlato quella sera a cena. Non c'era disaccordo fra le sorelle Rossi che non potesse essere colmato con delle pizza e una bella maratona di serie T.V. 

Dopo aver assicurato con la catena la sua fedelissima bici verde-acqua, la ragazza entrò in negozio e si dedicò alle sue solite attività mattutine, temendo il momento in cui avrebbe dovuto chiamare il suo capo per chiederle informazioni sulla vendita della libreria. Amanda, infatti, aveva convenuto fosse meglio chiamare la Meloni dal negozio, invece che da casa. Comunque doveva andarci per aprire, quindi tanto valeva chiamarla da là. E poi si sentiva molto più a suo agio lì, fra quegli alti scaffali bianchi, pullulanti di libri e di nostalgia e di storie di magia e d'amore, fra quei mondi lontani ancora da scoprire, tra quelle pagine di carta liscia e sottile... che in qualsiasi altro luogo del pianeta. 

Quando si sentì pronta, prese il cellulare dalla borsa e, lasciato il suo collega Mario a servire una coppia di turisti giapponesi, s'incamminò fra gli scaffali per avere un po' di Privacy. Quando fu nel reparto Libri in lingua tirò un grosso respiro, estrasse il telefono dalla tasca e, ingoiando un groppo in gola, selezionò il contatto in rubrica. Uno, due, tre squilli... la ragazza attese per un tempo che parve infinito, impaurita dall'idea che la donna potesse non risponderle. E che cos'avrebbe fatto, allora? Avrebbe forse ritrovato il coraggio di chiamare? O sarebbe tornata al lavoro, maledicendosi per quell'idea così stupida?

Proprio quando Amanda aveva smesso di crederci, quando stava per mollare, una roca e pesante voce femminile rispose dall'altra parte del telefono. -Pronto? Sono Giorgia Meloni, chi parla?-

-Buongiorno, Giorgia. Sono Amanda.- La ragazza si sistemò una ciocca di capelli ribelli dietro all'orecchio e si lisciò la gonna a pieghe, con fare nervoso. Che pessima, pessima idea, le sembrava in quel momento.

-Amanda? Amanda chi?- La Meloni sembrava spazientita.

-Amanda Rossi... lavoro per lei, in libreria.- Prese un libro di Peppa pig che chissà come era finito lì e lo portò al reparto bambini.

-Amanda Rossi, ha detto? Mi scusi, ma non ricordo nessuno con questo nome.-

-Sì, è il mio nome...- Com'era possibile che non si ricordava di lei? Da un anno, si vedevano una mezz'oretta ogni lunedì e, occasionalmente, il giovedì per discutere di fornitori e per far firmare qualche carta alla signora. Era assurdo non ricordarsi il nome di qualcuno che s'incontrava così spesso. -Amanda Marissa Rossi. Venticinque anni, capelli rossici, bassina, vesto spesso in stile anni '40/'50... Ah, e lavoro per lei all'incirca da otto anni.-

Andrà tutto bene: A Giuseppe Conte storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora