6. So get out, get out, get out of my head and fall into my arms instead

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Okay raga, perdonatemi se ci ho messo una vita per questo capitolo, ma ultimamente la scuola mi sta dando un bel da fare, senza contare che mi sono imbrogliata un paio di volte con l'incipit. Comunque, ho avuto delle idee moooolto interessanti per i prossimi capitoli e non vedo l'ora di condividerle con voi😍
Volevo inoltre dirvi che ho notato che siamo arrivati alle 1000 letture! Per me è davvero un grande traguardo, perché nonostante abbia Wattpad da anni non ho mai raggiunto questi livelli. Perciò volevo ringraziarvi, davvero, per ogni secondo, ogni minuto, ogni attimo... che spendete a leggere, votare e commentare la storia. Siete mitici! 
Inoltre, per "festeggiare" questo nostro traguardo, vi lascio sopra un disegno da me realizzato raffigurante la nostra cara Amanda. Non sono un artista, non ho una buona mano, ma nel mio piccolo ho voluto darvi una piccola dimostrazione di come immagino la nostra protagonista (in particolare, nel disegno indossa i vestiti di questo capitolo). Più avanti, tempo permettendo, se vi piacciono, cercherò di farvi altri disegni.
Buona lettura!
Aurora <3

Tre giorni dopo il funesto incontro, Amanda era ancora sotto shock per quello che era accaduto. Di giorno, era sempre distratta e aveva l'aria di stare da tutt'altra parte, di non essere presente. E in un certo senso era così. Lei ci provava, davvero, a concentrarsi sulle sue incombenze, ma le uniche cose alle quali riusciva a pensare erano gli occhi di lui che la scrutavano con curiosità, la sua voce rassicurante, il modo in cui si era sentita dopo essersene andata così, il suo cuore che batteva all'impazzata... La notte, poi, le cose erano anche peggio, perché non faceva che ripercorrere nella sua mente quella conversazione, pensando a tutte le cose che avrebbe potuto dire, quelle che avrebbe potuto fare, per sembrare più intelligente. Chissà perché, le cose giuste da dire non le venivano mai in mente durante la conversazione, ma sempre dopo, magari mentre faceva la doccia, o poco prima di addormentarsi... un vero strazio, insomma.

Allo scattare della sveglia, la ragazza la spense violentemente con la mano destra e ritornò a rigirarsi fra le coperte, con pochissima voglia di abbandonare il suo letto caldo. Avrebbe potuto benissimo dormire un'ora in più (e non le sarebbe neanche dispiaciuto, in realtà), ma lei amava mangiare in compagnia e cercava sempre di svegliarsi alle sette, la mattina, per poter far colazione con la sua chiassosa famiglia, composta da mattinieri incalliti, che iniziavano la giornata lavorativa troppo, troppo presto per i suoi gusti. Con un sospiro, la ragazza si fece forza e scese lentamente le scale del letto a castello che divideva con la sorella, cercando di non capitombolare giù, come le capitava a volte quand'era troppo stanca o quando aveva la pressione bassa. 

-Hai una pessima cera.- Le disse Agata, mentre Amanda entrava in cucina.

-Buongiorno anche a te.- La ragazza si stropicciò gli occhi stanchi, poi si versò una bella tazza di latte e ci mise dentro del caffè.

-Cosa c'è, ti sei alzata dalla parte sbagliata del letto? Anche se mi sembra un po' difficile, visto che è attaccato alla parete...- 

Amanda sbuffò. -Come siamo simpatiche, stamattina!-

-Tesoro, io sono sempre simpatica. Tu, invece, sembri uno zombie.-

-Sono solo stanca.-

-Se solo andassi a letto un po' più presto...-

La ragazza alzò gli occhi al cielo. -Certo, mamma.-

Agata fece una smorfia. -Non chiamarmi così, ti prego. Mi fai sentire vecchia. E poi ho solo due anni in più a te.-

-Allora tu non comportarti da mamma.- Disse, con voce grave. Ma in realtà sorrideva.

-E tu non comportarti da adolescente in crisi. Sei la venticinquenne più immatura che io conosca.-

Andrà tutto bene: A Giuseppe Conte storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora