4. When the dreams all fail

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Scusatemi se ci ho messo più tempo, ma questo capitolo è il doppio degli altri e mi ci è voluto un po' di più per mettere assieme le idee XD
Spero vi piaccia :)
Buona lettura, Aurora <3

-Allora, ricapitoliamo: io adesso vado in banca, starò via per un paio d'ore. In questo lasso di tempo, sarai tu ad occuparti della libreria. Cerca di non fare disastri, intesi?- Disse Amanda, arrotolandosi al collo la sciarpa con lo stemma di Grifondoro, la sua casa di Hogwarts. Mario, il suo collega, annuì, contento di potersi rendere utile. -E se passa la signora Meloni?- Chiese lui.

Amanda rise di gusto. -Dai, Rio...- Lo chiamava così, come il personaggio de La Casa di Carta, perché il giorno che si erano conosciuti lui indossava una T-Shirt con sopra le caratteristiche maschere di Dalì della serie e, quando lei aveva sentito che si chiamava Mario, il soprannome le era venuto spontaneo. Con il tempo, quel nomignolo si era rivelato perfetto per quel timidone che amava le magliette con le stampe a tema e aveva una collezione spropositata di fumetti. -Ma ti pare che passa?-

Il ragazzo fece spallucce. -Va be', non si sa mai...-

Amanda scosse la testa. -Dai, dimmi buona fortuna. Se tutto va bene, tempo qualche giorno e sarò io il tuo nuovo capo.- 

-Sarai sicuramente un capo fantastico.- La guardò con lo sguardo carico di ammirazione e lei gli sorrise. Amanda faceva finta di non accorgersene, perché non sapeva come gestire la situazione, ma si vedeva lontano un miglio che Rio aveva una cotta per lei. E bella grossa, anche. Ma lei non lo vedeva come niente di più che un amico. La ragazza si aggrappava alla speranza era che Rio fosse troppo timido per dichiararsi e che la cosa scemasse da se. Peccato solo che fosse passato più di un anno e lui non desse segni di cedimento.

Quando uscì dal negozio, Amanda fu investita da un'ondata d'aria gelida e si strinse nel cappotto giallo canarino, che ovviamente era troppo leggero per quella fredda giornata d'inizio ottobre e la faceva tremare tutta. Ma era così carino! E si abbinava un'amore alla gonna a pieghe in lana e il maglioncino in filo, "preso in prestito" dal guardaroba materno. Certo, sarebbe stato meglio se fosse stato un po' più pesante, ma le piaceva così tanto quel cappotto che a volte, mentre lo indossava, quasi si dimenticava di quanto fosse leggero. Quello, però, non era uno di quei momenti e lei era quasi tentata di aspettare che la temperatura si alzasse un po' per andare in banca. La ragazza guardò la sua bici, parcheggiata vicino all'ingresso della libreria, ma non le sembrò una buona idea mettersi a pedalare con quel freddo. Così, mise gli auricolari nelle orecchie e decise di avviarsi a piedi. 

Mentre camminava, si rendeva conto di quanto quella passeggiata fosse stata un'ottima idea. L'aria fredda le scivolava sulla pelle del viso e i capelli, legati con un nastrino in una coda alta, si muovevano allegramente, quasi a ritmo di musica. Attorno a lei, alcune persone camminavano indaffarate, con le loro ventiquattrore e i volti seri, ma altre, come lei, ammiravano rapiti le meraviglie della città eterna. Amava quella città. Non credeva che esistesse al mondo posto più romantico, più incantevole, più magico di Roma. Alla sua sinistra, il Tevere scorreva placidamente, trasmettendole una sensazione di calma e serenità e, come se Spotify potesse leggere i suoi sentimenti, a completare l'atmosfera arrivò Con Tutto L'Amore Che Posso di Claudio Baglioni. 

Quando giunse alla filiale dell'Intesa San Paolo, Amanda aveva le guance arrossate dalla passeggiata e il cappotto non le sembrava più poi così leggero. Sotto, era tutta sudata. Ma si sentiva anche incredibilmente felice. Controllò nello specchietto di una macchina che trucco e capelli fossero a posto e si diede una sistemata al rossetto nude, poi entrò in banca. Ora o mai più, si disse. Una volta dentro, fu investita da una pesante aria calda che le tolse il fiato. Faceva caldo, incredibilmente caldo, ma per una questione di eleganza evitò di togliersi subito il cappotto. Si guardò intorno. Nella sua mente, quando pensava alla parola banca, le veniva in mente qualcosa di simile alla Gringott di Harry Potter, che con il mobilio in legno, il pavimento in marmo e gli ampli soffitti con grossi lampadari era l'immagine della perfetta banca "vecchio stile". Quella dove si trovava, però, non aveva niente a che fare con quelle meravigliose banche di una volta. Era piccola, grigia e spenta, con una di quelle orribili panche di plastica nera. Quel luogo sembrava uscito da una rivista d'arredamento per banche noiose e senza personalità.

Andrà tutto bene: A Giuseppe Conte storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora