7. But in the end, my time will come like a bullet in a gun

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*Quel paese non esiste, l'ho inventato io lmao


Non era la prima volta che Amanda vedeva un'arma da fuoco. Dopotutto, suo padre e sua sorella facevano parte delle forze dell'ordine. Senza contare che discendeva da una lunga stirpe di cacciatori. Suo padre, Maurizio, era cresciuto in una piccola comunità montana, poco lontano da Roma. La sua era una famiglia di contadini, boscaioli e forestali, gente semplice, cresciuta nelle campagne, persone abituate a vivere con fucili e motoseghe in mano... Senza contare che erano i migliori cacciatori del paese. Si potrebbe dire che i Rossi erano una sorta di vip, a Montemagno*. Eccellevano in tutte, tutte le gare di caccia. E ce n'erano tante: per chi prendeva il cinghiale più grosso, il cervo più bello, la lepre più veloce... 

Tutti, nella sua famiglia, sapevano sparare. Tutti, eccetto Amanda, ovviamente. Lei non riusciva neanche a tenerla in mano, un'arma. Ci aveva provato, qualche volta, ma non ci riusciva proprio. Le armi esercitano un potere, su chi le impugna. Un potere fisico, psicologico, antico quanto la vita stessa. Impugnarne una significa avere la consapevolezza, in un modo o nell'altro, che potresti ferire qualcuno. Fargli del male. Ucciderlo. Togliergli la vita. Amanda non sopportava quella sensazione, quella scarica elettrica che le trasmetteva il calcio di una pistola o di un fucile, quel presentimento che il minimo sbaglio potrebbe essere fatale. Quando le chiedevano perché non volesse sparare, rispondeva di avere un tic alle mani, che le tremavano, che non riuscisse a tenerle ferme. In un certo senso, era ero. Ma c'è anche da dire che lei non voleva, non voleva tenerle ferme. Le piaceva avere le mani mosse, traballanti, perché le ricordavano di essere viva. Di essere fragile.

Alla passione della sua famiglia aveva, però, reagito nel modo in cui le veniva più naturale: leggendo. Aveva letto di tutto: manuali, riviste, libretti d'istruzione, pagine e pagine di volumi dedicati al tiro al bersaglio, alla manutenzione dell'arma, alla cura, all'utilizzo... per poterne parlare, discutere, con i suoi parenti. Ma non era la stessa cosa, ovviamente, e, nonostante il suo carattere allegro e gioviale, veniva un po' snobbata dagli zii ed i cugini, che la vedevano come la nerd della situazione. Tutto sommato, la ragazza aveva sempre preferito il lato materno della famiglia.

Amanda scosse la testa, per sottrarsi ai suoi pensieri, e guardò intensamente la pistola inanzi a sé, focalizzandosi sul mirino. Se si concentrava, poteva addirittura vedere il fondo della canna. E il proiettile al suo interno. Bastava un clic, un solo, rapido, movimento delle dita, per mettere fine alla sua vita. A tutto quello che aveva significato. -Una che?- Biascicò lei, avvicinando le gambe al corpo.

Lui agitò l'arma, impaziente. -Una rapina, cazzo!- La sua voce usciva ovattata, da sotto la mascherina chirurgica, ma Amanda aveva l'impressione che fosse roca, quasi afona. Probabilmente doveva essere un bevitore, o un fumatore. O entrambe le cose.

Giuseppe lo guardò, gli occhi quasi fuori dalle orbite, il cuore che gli batteva all'impazzata. Doveva fare qualcosa. E subito, anche. Studiò attentamente il tizio davanti a sé: era alto circa quanto lui, forse più basso di un paio di centimetri, e aveva una corporatura non particolarmente massiccia. Ad occhio e croce, pesava sui sessanta chili. Conte ne pesava settantatré, aveva un fisico asciutto, non palestrato, ma forse poteva riuscire ad affrontare l'assalitore. Fece per alzarsi, ponendo le mani in avanti ed utilizzando movimenti lenti e calcolati. -Senta...-

Il tipo spostò la pistola su di lui. -A terra, a terra cazzo!-

Senza staccargli gli occhi di dosso, lui si risiedette, mettendosi alla destra di Amanda, con fare protettivo. Okay, gli serviva un strategia, per tirare entrambi fuori da quella situazione. Non poteva starsene con le mani in mano, ma non poteva nemmeno lanciarsi così, senza criterio. Avrebbe rischiato di beccarsi una pallottola addosso ed in quel momento era decisamente l'ultima cosa che desiderava.

Andrà tutto bene: A Giuseppe Conte storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora