2. High Hopes

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Prima di addormentarsi, Amanda aveva riflettuto a lungo sulla conversazione avvenuta quel giorno con Mattarella, riguardo il possesso della libreria, e su quanto l'uomo avesse ragione: la ragazza si sentiva legata a quel posto, in modo profondo ed indissolubile. Aveva iniziato a lavorarci l'estate che aveva compiuto sedici anni e da allora vi era tornata ogni anno, per quei tre mesi. Poi, durante l'università era stata dipendente part-time e, dopo la laurea in lettere, aveva rinunciato a prendere l'abilitazione all'insegnamento e aveva firmato per un contratto a tempo indeterminato. I suoi genitori non avevano problemi con le sue scelte, a loro bastava che lei fosse felice, per il resto tutto andava bene. Ma a distanza di anni, sua sorella maggiore, Carabiniera ligia al dovere, era ancora arrabbiata con lei per quella scelta. Agata, infatti, sebbene fosse solo un paio d'anni più grande, si era sempre comportata come una madre con Amanda e non riusciva proprio a concepire come lei potesse preferire i sacrifici e la precarietà della vita di negozio alla sicurezza e tranquillità che l'insegnamento avrebbe potuto offrile. Vani erano stati i suoi tentativi di far capire alla sorella quanto si sbagliasse, perché lei continuava a ripeterle che un giorno si sarebbe pentita della sua scelta. Però, Amanda (e, forse, in cuor suo, anche Agata), lo sapeva: quel giorno non sarebbe mai arrivato. Così, quella mattina la ragazza aveva deciso di comunicare alla sorella la sua decisione di acquistare il negozio.

Quando entrò in cucina, la sorella stava preparando il caffè, sculettando sulle note di una canzone di Elettra Lamborghini. Indossava già la divisa d'ordinanza, con i gradi di Appuntato Scelto in bella mostra sulle spalline della giacca insolitamente aperta. Infatti, a dimostrazione del suo essersi da poco svegliata, i capelli ancora sciolti le ricadevano sulla giacca, grave mancanza nel codice di abbigliamento militare. Ai piedi, le pantofole con le orecchie da coniglio facevano uno stranissimo effetto sotto la mise da militare. Amanda sorrise a quell'immagine casalinga: Agata era orgogliosissima di quella divisa e di ciò che per lei rappresentava e non avrebbe mai osato farsi vedere da nessuno indossandola in modo disordinato. Da nessuno, a parte la sorella, ovviamente.

Quando si accorse della sua presenza, la ragazza spense la radio e salutò caldamente la sorellina, poi le chiese se avesse dormito bene. Amanda annuì distrattamente.

-Ti vedo parecchio pimpante, stamattina.- Disse, poi quest'ultima, quando entrambe furono sedute a tavola. -È successo qualcosa di bello?- 

-Ieri non te ne ho parlato perché eri già mezza addormentata, ma nel pomeriggio c'è stata una rapina in una gioielleria!- Disse Agata, gli occhi illuminati dall'emozione mentre inzuppava una fetta biscottata integrale nel caffè-latte e se la ficcava in bocca. 

-Ah... ed è una cosa bella?- chiese Amanda, immergendo una gocciola nel latte.

-Beh, per il gioielliere non tanto, ma per me è una cosa favolosa! In caserma c'è un tale fermento! Sembra di stare in un telefilm americano, sai Criminal Minds, roba così. Finalmente ho qualcosa di eccitante su cui lavorare.-

La sorella le sorrise. -Sono felice che le cose a lavoro vadano bene! Sai, anch'io avrei qualcosa di cui parlarti.-

-Avanti, spara... Anzi, no, non sparare, che poi sarei costretta ad arrestarti!- Scherzò Agata.

Amanda rise alla battuta della sorella, poi si fece più seria e continuò. -Ieri, in negozio, è venuto Sergio, il postino, a fare una consegna. Abbiamo parlato del più e del meno e ed è uscito fuori il discorso della libreria, così mi ha detto che per lui è come se fossi io la proprietaria. Mi ha fatto riflettere davvero molto, perchè, effettivamente, ormai la libreria la sento mia. E poi le cose non possono più andare avanti così, lo so che sono ancora giovane, ma non posso continuare ad essere solo una dipendente, devo iniziare a costruirmi un futuro.-

-Mi fa piacere sentirtelo dire, perché così sei davvero sprecata! Allora, che cos'hai intenzione di fare?- Agata la guardò speranzosa.

-Voglio comprare la libreria! Farla mia, una volta per tutte.- Buttò fuori Amanda, da un lato emozionata per la decisione, dall'altro spaventata dalla possibile reazione della sorella, che infatti la guardò a metà fra lo stupito e lo sconvolto e disse: -Amanda... ma sei proprio sicura che sia la scelta giusta? Non fraintendermi, sono davvero felice di vederti così presa da qualcosa, ma... wow, comprare la libreria! Cioè, sei sicura che non sia un salto più lungo della gamba? E poi chi te le dà le garanzie per pagare il mutuo?-

-Di questo non ti devi preoccupare, davvero. Sono proprio sicura che me lo daranno, il mutuo. La libreria stessa può farmi da garanzia, no? Poi si vedrà. Davvero, Agata, troverò un modo. Ce l'ho sempre fatta, ce la farò anche questa volta.-

La sorella la guardava sconvolta, preoccupata dalla decisione che Amanda stava prendendo. Era sempre stato così, con lei. Prendeva decisioni importanti all'improvviso, dettata dall'istinto, dalla voglia di reagire alla vita che le scorreva addosso. Poi giustamente si trovava nei casini e Agata doveva sistemare tutto, per coprirla con i genitori, che a causa della malattia della madre erano sempre stati presi da altro. In quei momenti di terrore, durante quelle nottate a piangere perché il tumore stava prendendo sempre più piene nella vita della loro dolce mamma, erano sempre state la roccia l'una dell'altra dell'altra. E poi, come succede sempre quando si tocca il fondo, ad le cose iniziarono ad andare meglio. I medici avevano fatto un ottimo lavoro, perché la donna adesso era pimpante ed allegra come mai, tanto che in quel periodo aveva costretto il marito a partire per una crociera. Ma Agata aveva sempre mantenuto quella sorta di pulsione materna nei confronti della sorella.

La maggiore guardò intensamente la sorella negli occhi e sospirò profondamente. -Amanda, qui non stiamo parlando di un compito a sorpresa o di un esame universitario. Questa è la vita vera, cazzo. E se fallisci ti trovi un mare di casini. Se anche te lo dessero questo mutuo, come avresti intenzione di pagarlo? Perché, lo sai meglio di me, a fare la libraria non si guadagna poi così bene. E non è una questione di soldi, okay, perché anche nell'Arma ci pagano da fame. Ma io so quali sono i miei limiti e non mi metto neanche in testa di pagarmi un mutuo da sola.-

Amanda non riusciva più a reggere quello sguardo torvo su di sè e spostò gli occhi dalla sorella al paesaggio fuori al balcone. Da lì, si poteva vedere chiaramente il parco con le giostre per bambini e l'area per liberare i cani, vuoto a causa dei nuvoloni che si affacciavano sulla città. Avrebbe piovuto, probabilmente. -Lo so, Agata.- Aggiunse poi, riportando lo sguardo sulla sorella dopo qualche secondo di silenzio. -Lo so. So perfettamente che questa è la vita vera. E so anche che questa decisione condizionerà probabilmente tutta la mia esistenza. Ma non posso continuare a stare così, ferma. Ho bisogno di un cambiamento. E questo è il cambiamento che mi serve.- La ragazza era sull'orlo delle lacrime. Come poteva sua sorella, sangue del suo sangue, carne della sua carne, non comprendere l'importanza che quella decisione aveva per lei?

-La vita è tua, Amanda. Che ti devo dire? Fai quello che vuoi! Vai, mettiti un debito più grosso di te sulle spalle! Ma non venire da me, no, non venire a piangere da me quando avrai le bollette e le tasse da pagare e non saprai come fare. Ora scusami, ma faccio tardi a lavoro.- E detto questo, Agata filò nella sua stanza a prepararsi, lasciando Amanda sola con i suoi pensieri.

Andrà tutto bene: A Giuseppe Conte storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora