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Alison.

Il frinire incessante dei grilli faceva da sottofondo ai miei pensieri. Stavo scavando nel pozzo della mia vita, ma non era magico, non avrebbe realizzato un tuo desiderio se lanciata la monetina. Nulla di tutto questo. Quel pozzo aveva portato angoscia, rabbia, paura.

Guardai Ethan, il suo sguardo cercava di infondermi un senso di sicurezza.
-Rilassati. - disse rivolgendomi un sorriso dolce.
Chiusi gli occhi.
- Non saprei dire con precisione quando la situazione tra mia madre e mio padre, inizió a frantumarsi, ma da quanto mi raccontò lei, successe poco prima che io e mia sorella nascessimo. Quando si è piccoli, non si fa caso ad alcuni aspetti della propria quotidianità, solo una volta cresciuti si capisce veramente tutto. - presi un breve respiro, gli occhi smeraldo mi fissavano attentamente. - Per me e Cass, ad esempio, era normale giocare nel capanno in legno del papà, nel retro, solo che al posto di qualche attrezzo da giardino, c'erano tantissime piante rigogliose. Tutte le volte che entravo in quel posto, ammiravo con fascino lo splendido lavoro di papà. Solo col tempo venni a conoscenza che quelle, in realtà, erano intere coltivazioni di marijuana. E il capanno dietro a casa, era solo un quinto di ciò che possedeva. Aveva innumerevoli giri di spaccio, gestiti da lui e da un altro paio di uomini. - risi amaramente, incredula delle mie stesse parole.
Ethan, non sembrava meno stupito di me, ma non osava interrompere le mie parole.
- La mamma era al corrente di tutto, ma non poteva fare niente. Litigavano spesso per questo, papà la minacciava di coinvolgerla nella faccenda, se lei lo avesse raccontato alla polizia. Aveva le mani immobilizzate, avrebbero portato via me e Cass, se mia madre avesse fatto la spia. Per non parlare di alcuni energumeni che, spesso, venivano a bussare con brutalità alla nostra porta, cercando furibondi nostro padre. Non tornava nemmeno a dormire, molte notti. Se avesse tentato di incastrare gli affari, probabilmente sarebbe finita nel mirino di quelle persone. - presi un profondo respiro, sentivo la voce tremare sotto quei ricordi. Appoggiai la schiena al parabrezza della macchina.
- Abita ancora con voi? - domandò Ethan, il suo viso non faceva trasparire emozioni apparenti.
- No, è stato arrestato tre anni fa. - dissi girando la testa dall'altro lato. Decisi di omettere il motivo per cui finì in manette, ma c'erano altre accuse, oltre a quella di spaccio e utilizzo di sostanze illegali.
Per ora, poteva bastare.
Ethan, non sembrava turbato né sorpreso. Temevo in una reazione spiacevole, come successe qualche anno prima, nella mia vecchia scuola.
Quella che al tempo doveva essere la mia migliore amica, appena venuta a sapere dell'accaduto, si estraniò completamente da me. Come se non bastasse, nel giro di poche ore, la voce fece il giro di tutta la scuola. Da allora, io e Cass, eravamo classificate come "le figlie del drogato".
Era questo il motivo per cui, del mio passato, ne sarebbe venuta a sapere meno gente possibile, non avrei permesso un altro episodio simile, proprio ora.
Ero appena riuscita a voltare pagina.

- Ora capisco cosa intendevi per nuovo inizio. - gli sfuggì una lieve risata.
I suoi occhi sembravano scrutare ogni centimetro della mia pelle, con attenzione, con cura. Mi venne caldo, ma fui subito rinfrescata dalla ventata gelida della notte, che mi fece rabbrividire. Mi strinsi nelle braccia.
- Entra in macchina, inizia a fare freddo. - disse lui saltando giù dal cofano, con balzo atletico, poi porse la sua mano per sorreggermi, mentre tentavo di non schiantarmi al suolo.
Mentre mi sedevo sul sedile, lui tornó dal retro della macchina con una felpa nera, che mi lanciò in grembo. Lo guardai confusa.
- Mettila, non vorrei che ti prendessi il raffreddore. - arrossì a quelle parole. Da quando era diventato così premuroso?
- Non fare quella faccia, ho solo paura di prendermelo pure io. Non posso permettermi di saltare gli allenamenti proprio ora, ancor peggio se per colpa tua. - Ah, ecco.
Alla mia faccia spazientita, rispose con una sonora risata. Dovevo ammettere che mi aspettavo un "Ethan" peggiore di questo.

Infilai la felpa, aveva un profumo dolce, naturale. Il vero profumo di Ethan. Era così caldo e avvolgente che, per qualche secondo, credevo di essermi persa in quel mondo. Affondai il naso nel tessuto, cercando di riscaldarmi. Che strana sensazione. Finalmente mi sentivo leggera, soddisfatta, anche se in parte.
Dopo poco, il motore della macchina si accese, facendomi sussultare.
- Dove andiamo? -
Controllai l'orario sul cellulare, era passata da poco l'una di notte. Cavolo, il tempo era letteralmente volato.
- Io avrei un po' di fame, dovrebbe esserci un fast food, qua vicino. Ti va? - disse lui, immettendosi nella strada principale.
Annuì energicamente alle sue parole, in quel momento avrei potuto sbranare il mondo. Lui rise alla mia reazione.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 10, 2020 ⏰

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