Millie
"LASCIATEMI ANDARE" urlai con con tutta la voce che avevo, mentre due uomini mi stavano portando con forza dentro un furgone.
"LASCIATEMI ANDARE!" urlai ma loro non mi ascoltarono, non potevo usare i miei poteri, perché mi avevano messo una specie di bracciale nella caviglie che mi impediva di usarli.
I due uomini mi buttarono dentro il furgone e chiusero la porta, con forza.
Io cercavo di aprirla ma con scarsi risultati, così mi sedetti sulle panchine che si trovavano all'Interno e mi sedetti, mentre incominciai a singhiozzare.
Era tutta colpa di mia madre, era stata lei a mettermi qui dentro.
Lei sapeva già dei miei poteri, e andava tutto bene finché oggi persi il controllo, mia madre chiamò il governo il quale mi misero in questo furgone....
L'auto si fermò di colpo facendomi solbazzare, dovevamo essere arrivati.
Una guardia aprì la porta e mi fece segno di uscire.
Mi alzai ed andai fuori, appena uscì il poliziotto mi mise due manette, mi chiedo a cosa servono, visto che non posso usare i miei superpoteri.
L'uomo mi spinse in avanti ed io iniziai a camminare davanti ad un edificio, fuori era coperto da un cancello elettrico, sembrava una prigione.
L'edificio era di un colore biancastro e si trovavano tante finestre ma coperte con delle sbarre.
Si trovava la porta principale sorvegliata da due guardie, con le armi in mano.
Deglutì per poi proseguire avanti.
Il cielo era grigio, non trasmetteva emozioni, come me del resto.
Io in questo momento non sapevo come mi sentivo...arrabbiata? Triste? Felice?
Non lo so proprio.
Dopo aver superato le guardie entrai nell'edificio.
C'era una scrivania subito davanti e difianco ad essa c'era un cancello, nel lato destro una porta, e anche nel lato opposto.
I due ragazzi mi portarono in uno dei due portoni, dove c'era una stanza e un'altra porta.
L'uomo mi fece entrare nella stanza, dove si trovava una donna seduta sulla sedia e con i gomiti appoggiati su un tavolo, mentre mi stava fissando."Fatela sedere" ordinò ai suoi uomini.
"Faccio da sola" dissi dimenandomi da lui e mi sedetti.
"Ciao Millie" mi salutò la donna con un sorriso, mentre io la guardavo e basta
"Mi chiamo Alicia, Alicia Sierra, tu sai perché sei qui, vero?" Mi domanda, ma io non risposi.
"Sei qui, perché tu hai qualcosa di speciale, dentro di te, qualcosa di sovraumano"
"Non voglio che tu pensi che qui ti facciamo male, anzi, noi ti aiuteremo, ma...anche tu dovrai fare la tua parte, quindi se ti comporti bene, ci comporteremo bene anche noi" disse sorridendo.
"Ora tu vivi qui, devi pensare che questa sia la tua nuova casa e non una prigione"
"Condividerai la stanza con altre due ragazze, più grandi di te, ti daremo l'uniforme che devi indossare e domani mattina, ti chiameremo e ti porteremo nel laboratorio, ok?" Mi spiegò tutto ed annuì.
"Perfetto, portatela della 212" ordinò mi alzai, e i due uomini mi portarono fuori da quella stanza, passammo davanti a quella scrivania e la donna mi diede l'uniforme che dovevo indossare.
Dopo averla presa mi trasportarono davanti a quel cancello, uno dei due uomini estrò dalla sua tasca una carta, la fece scorrere su un apparecchio e il cancello si aprì.
Entrai dentro e vidi 'la prigione' era formato da tanti piani, più o meno quattro.
Mentre passavo nelle altre stanze, vidi che qui c'erano anche dei ragazzi.
Arrivai davanti alla stanza 212, aprirono la porta e dentro vidi due ragazze sedute sul letto.
Una aveva i capelli rossi e corti, gli occhi color ghiaccio, le lentiggini sparse nel suo viso, indossava una maglia a maniche corte bianca, con sopra una giacchetta gialla.
L'altra ragazza, aveva anche lei i capelli rossi, ma i suoi erano più lunghi ed erano raccolti in una coda di cavallo, aveva gli occhi azzurri e indossava una canottiera, bianca, con sopra anche lei una giacchetta gialla."Avete una nuova compagna di stanza, lei è Millie" disse la guardia presentandomi alle due ragazze, le quali mi fecero cenno con la testa.
"Cambiati, e dopo scendete giù che è ora della cena" disse ed io annuì, uscì fuori dalla porta e la chiuse.
"Ciao" dissi sorridendo, anche se ero in imbarazzo.
"Ciao" dissero entrambe.
"Io sono millie Brown, ma penso che questo lo abbiate capito" dissi ed una di loro si mise a ridacchiare.
"Tranquilla non essere in imbarazzo, noi non ti mangiamo, comunque io sono Sophia invece lei è Sadie" disse la ragazza con i capelli corti.
"Vi dispiace se mi cambio qua?" Chiesi.
"Fai quello che vuoi, tanto neinte che io abbia già visto" disse Sadie sdraiandosi sul letto, annuì per poi togliermi la mia maglia e mettermi una canottiera, che mi copriva la pancia, bianca, mi misi anche i pantaloni e la giacchetta di colore giallo.
"Da quanto siete qui?" Chiesi rompendo il ghiaccio.
"Io da dieci anni" rispose Sophia.
"Idem" disse Sadie, cavolo avevano passato tutto questo tempo qui.
"Perché sei qui?" Mi chiese guardandomi Sadie.
"Per lo stesso motivo per cui voi siete qui" disse e lei ridacchiò annuendo.
"Che potere hai?" Mi chiese.
"Telecinesi"
"Anche un nostro amico, al tuo stesso potere"
"Voi invece?" Chiesi
"Teletrasporto" rispose Sophia.
"Potere del fuoco, io lo chiamo così ma poi chiamalo come cazzo ti pare" disse.
"Quanti anni hai?" Mi chiese Sophia
"Sedici, voi?"
"Diciotto" risposero entrambe
"Che cosa ti ha detto?"
"Chi?" Domandai confusa.
"Alicia, che ti ha detto?" Mi chiese Sadie.
"Ah, mi ha detto che qui mi troverò bene e che domani mi avrebbero portata ad un laboratorio, a proposito come funziona qui?" Chiesi.
"Beh, ti porteranno spesso al laboratorio e faranno degli esperimenti su di te" disse Sophia ed io annuì.
"Qua si trova anche l'isolamento, ci sono stata tre volte"
"Sembra una prigione" dissi ridacchiando.
"Infatti lo è" disse alzandosi e mettendosi seduta.
"Bene, Brown, benvenuta all'inferno"
~spazio autrice~
Hiiii guyss, spero che questo capitolo vi piaccia e mi raccomando lasciate una stellina.
Scusate per gli eventuali errori

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•ᵛⁱˢ ᵃ ᵛⁱˢ•𝕤𝕚𝕝𝕝𝕚𝕖/𝕗𝕒𝕔𝕜/𝕛𝕪𝕒𝕥𝕥
Romansa𝐕𝐈𝐒 𝐀 𝐕𝐈𝐒-(показать рыбу) Millie, una ragazza di sedici anni, capelli marroni corti e il viso angelico, è una ragazza del tutto normale, ma sin da piccola possiede dei superpoteri, la telecinesi per la precisione. Un giorno, perse il controll...