Second chance

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Novantasette.
Novantasette anni che una guerra nucleare globale ha sconvolto la terra, le persone rimaste vivono in una stazione spaziale, l'Arca, forgiata con la fusione di dodici stazioni funzionanti al momento delle esplosioni.

In quel momento Alexa stava leggendo tranquillamente  l'Eneide, leggeva sempre, solo i libri le facevano dimenticare di essere in isolamento in una cella a causa del crimine che aveva commesso.

Nell'Arca ogni crimine è punibile con la morte, tranne per i minori che vengono rinchiusi nella prigione del cielo. La ragazza tra meno di un mese avrebbe compiuto diciotto anni e sapeva che probabilmente sarebbe stata eiettata, ma non aveva paura. Era da un anno in prigione e sapeva di esserselo meritato, l'unica cosa che rimpiangeva era di non poter passare neanche un ultima ora con i suoi due migliori amici.

La porta si aprì d'improvviso, ma lei continuò a leggere, pensava che come al solito le guardie le avrebbero spinto dentro la cella il vassoio del pranzo e poi avrebbero chiuso la porta, ma si sbagliava.

"Sangue Nero" la chiamò una delle due guardie appena entrate nella sua cella.
Lei alzò gli occhi al cielo, odiava le guardie, odiava il suo sangue, e soprattutto odiava suo padre, Kane.

Sbuffando chiuse il libro e lo appoggiò accanto agli altri.
"Immagino che non siate venuti qui perché vi mancavo" disse con un sorriso beffardo la figlia di Marcus.

Una delle due guardie aprì una valigetta con dei braccialetti metallici, le prese il polso, ma ancora prima che lei potesse scostarsi l'altra guardia la bloccò al muro con le braccia dietro la schiena.

"Cos'è?" Chiese Alexa che si era seduta sul letto studiando con lo sguardo l'oggetto appena messo nel suo polso.
Quando alzò lo sguardo le guardie stavano uscendo dalla cella e entrò il padre.

Lei lo incaricando un sopracciglio, e lo guardò con un'espressione mista alla confusione e irritazione, non lo vedeva da un anno e non capiva perché fosse lì.

"Stai per partire sulla terra insieme ad altri 99 prigionieri, sai che l'Arca sta morendo e questa è l'unica soluzione, il bracciale serve per monitorare le vostre attività vitali. Non sappiamo se l'aria è respirabile, ma grazie al tuo sangue hai una possibilità maggiore rispetto agli altri di sopravvivere." Gli comunicò lui con tono formale, come se stesse parlando agli altri membri del consiglio e non a sua figlia.

Alexa guardò un punto davanti a sè nel mentre che realizzava quello che le aveva appena detto suo padre.
Stavano per mandare tutti I criminali sulla terra, ciò significava niente più regole, guardie e prigioni, il suo sogno si stava finalmente realizzando. Era così sorpresa e felice che non pensò neanche al detto che forse le radiazioni della terra l'avrebbero uccisa.

"Wow, quindi sei venuto a salutarmi Kane?"  Chiese lei, dopo un paio di secondi, con tono di voce sarcastico.

"Non rivolgerti a me in questo modo" L'ammonì il padre, guardandola negli occhi.
Alexa resse il suo sguardo severo senza distogliere gli occhi un solo secondo.

"In che modo dovrei rivolgermi a te, mh? Non ti vedo da un anno, e anche prima non parlavamo, mi ignoravi. Non ci sei mai stato, non te ne mai importato di me! E l'hai dimostrato più e più volte! Abbiamo lo stesso dna, ma tu non fai parte della mia famiglia. John e Nathan sono la mia famiglia e lo era anche Connor, non tu!" Sbottò lei infuriata.

"Ascolta, mi dispiace molto per Conn.." Disse Kane provando a scusarsi, ma dopo quelle parole si arrabbiò ancora di più.

" Non pronunciare il suo nome!" Urlò la ragazza interrompendolo, accecata dalla rabbia si alzò dal letto e fece un passo avanti verso il padre.

The criminals || The 100Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora