Chapter 2

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La mattina seguente la riccia si svegliò puntuale per non arrivare in ritardo alla sua prima lezione di quell'anno scolastico, Trasfigurazioni.

Era eccitata di poter ricominciare a studiare, consapevole che avrebbe imparato così tante cose nuove quell'anno da farle drizzare quasi i capelli sulla nuca ancora spettinata ed arruffata dal sonno precedente.

Indossò la sua divisa diligentemente piegata e riposta sulla cassapanca in legno di cedro situata alla base del suo comodo letto a baldacchino, adornato con tendaggi rossi ed oro, indicante la sua casata, Grifondoro.

«Ginny,» scosse flebilmente e con delicatezza il corpo della sua amica ancora assopita dal sonno, ma questa sembrava non voler lasciare le braccia di Morfeo. «Ginny sveglia, farai tardi alla tua lezione di Difesa Contro Le Arti Oscure, e Piton non mi sembra essere un Professore tanto paziente.» La scosse con più forza facendo brontolare la rossa che scocciata si alzò senza rivolgere parola alla sua amica, se non per un piccolo sorriso abbozzato.

Hermione sapeva quanto poco mattiniera fosse la Weasley e quanto faticasse a spiaccicare parola appena alzata, per cui non se la prese, piuttosto un piccolo risolino innocente le scappò dalle labbra facendole scuotere la testa ancora spettinata.

Prese una spazzola dalla sua specchiera e provò a snodare i suoi ricci, ma questi sembravano non voler essere domati, anzi, più la giovane cercava di infilare i dentini affilati dell'attrezzo, più la situazione peggiorò, così decise di lasciar perdere, usando due forcine marroni per liberarsi il viso dai ciuffi davanti, per vedere meglio.

Scese a fare colazione non trovando nessuno dei suoi amici ancora al tavolo, sorrise consapevole che ciò sarebbe successo.

Quanto sono previdenti, pensò per poi afferrare un muffin ai lamponi situato proprio davanti al suo naso, su un grosso e lucido piatto d'argento.

«Buongiorno Granger, Grattastinchi ha dormito nei capelli?» Fred, accompagnato dal gemello, si sedette proprio di fianco a lei, prendendosi gioco dei suoi ricci indomabili.

Hermione arricciò il naso, mentre un lieve fastidio nei confronti del giovane cresceva esponenzialmente nella sua mente.

«Chiudi quella bocca, Weasley.» Rispose stizzita, afferrando un mela per poi andarsene, ma fu prontamente fermata da una mano calda, le cui dita affusolate si chiusero intorno al suo gracile e piccolo polso, il suo sguardo cadde in quel punto, dove la pelle di un estraneo entrò in contatto con la sua diafana.

Il sentore caldo che fece formicolare il suo polso era piacevole ma ciò non fece cambiare l'umore alla ragazza, anzi sembrò maggiormente infastidita da tale gesto.

«Ti è venuto il ciclo per caso?» Fred si alzò in tutta la sua imponenza, torreggiandola di quasi 30 cm, attirandola più vicino a lui con una lieve mossa, questa sbattè contro il suo petto.

Hermione fu obbligata ad inclinare il capo per guardarlo negli occhi, e nonostante si conoscessero da una vita, tale vicinanza la intimidì, non essendo mai stata così vicina ad uno dei gemelli.

In tutto questo George osservava la scena divertito, mentre sgranocchiava un grissino; doveva ammetterlo, il fratello era decisamente bravo in questo, e vederlo in azione non fece altro che divertirlo maggiormente, però sapeva quanto fosse inutile per una come la Granger.

Fred, dal canto suo, non sembrava affatto dispiaciuto da questa improvvisa vicinanza con la giovane, anzi, nonostante quest'ultima sembrasse fredda e distaccata, sapeva di averle suscitato qualcosa, e lo capii dal lieve rossore formatosi sulle gote, normalmente ceree, della sua amica.

In realtà, però, tale rossore non era dovuto da ciò che il giovane credeva, bensì dal fastidio e il nervosismo scaturito dalla frase appena uscita senza riluttanza dalle labbra rosee del ragazzo.

«Sei,» Hermione prese fiato gonfiando il petto pronta ad affrontare il giovane sfacciato che la osservava dall'alto al basso con un sopracciglio alzato, quasi a schernirla.

«Sono?» George scoppiò a ridere risvegliando la ragazza che si era dimenticata di trovarsi in Sala Grande, ma soprattutto ricordandosi di non essere sola con Fred.

«Sei insopportabile, stammi alla larga, tu e i tuoi stupidi scherzi,» strappò dalla presa di Fred il braccio leggermente indolenzito e poi rivolse la sua attenzione al secondo gemello. «questo vale anche per te.» Sputò fuori dai denti per poi alzare i tacchi ed uscire dal salone ancora gremito di gente, pronta ad andare a lezione.

Guardò l'orologio al suo polso e notò di essere in ritardo, così velocizzando il passo raggiunse l'aula e si chiese come mai i suoi amici non l'avessero raggiunta a colazione.

Sfortunatamente la lezione era già cominciata e così dovette sorbirsi la ramanzina della Professoressa McGranitt, la quale non la risparmiò, nonostante fosse la migliore del corso.

Maledetti gemelli, pensò fra sé e sé riponendo la sua borsa colma di libri affianco al suo posto.

Dall'altra parte della scuola, in giardino, i gemelli ripetevano a ritroso la conversazione con la Granger sbellicandosi dalle risate quando questa reagì come da loro sperato, amavano farla innervosire e nonostante le sue dure parole sapevano quanto in realtà anche lei tenesse a loro.

I bisticci alla Tana erano qualcosa di quotidiano, soprattutto quando questi le organizzavano qualche scherzetto innocente per farla sbottare, come quella volta in cui le colorarono i capelli di verde, la tinta durò una settimana, lo stesso periodo di tempo durante il quale la giovane mantenne il broncio, senza rivolgere loro una singola parola.

«Era arrossita, hai visto? È già cotta a puntino.» Fred si passò una mano tra i capelli spettinati, con fare superiore, mentre guardava il gemello ridacchiare di gusto.

«A me sembrava più che infastidita, ma avrò visto male.» George rettificò al povero illuso, portandosi una mano alla bocca per cercare di nascondere la risata imminente.

Il venticello settembrino solleticava il loro viso arrossandogli leggermente le gote punteggiate da piccole efelidi, ma ciò non sembrava disturbare i due gemelli, anzi sembravano giovare piacere da quella fresca temperatura.

«Sì, come no Georgie, hai solo paura di ammettere la tua prossima ed incombente sconfitta.» Fred spintonò suo fratello sull'erba attirando l'attenzione di altri studenti che si chiedevano quale fosse l'argomento trattato dai due.

George afferrò la manica del fratello appena prima di cadere di schiena sul soffice tappeto verde ancora umido di rugiada; i giovani intrapresero una lotta corpo a corpo cercando di prevaricare uno sull'altro.

Tutta quella confusione attirò anche il Professor Piton, intento ad attraversare il cortile per raggiungere la sua classe; questo, indispettito e infastidito da tale baccano, si recò sul luogo ormai accerchiato da tutti e notando la causa della sua deviazione spintonò gli studenti fino ad arrivare davanti ai due gemelli ancora intenti ad azzuffarsi.

«Everte Statim!» La voce gelida di Piton risuonò nel giardino interno, allontanando impulsivamente i giovani e scaraventandoli a terra, almeno di qualche metro.

Il primo ad alzarsi da quella precipitosa caduta fu Fred che indispettito girò su sé stesso notando chi avesse causato l'interruzione della sua lotta con il fratello, ma appena notò Piton furibondo si ammutò assumendo un'espressione contrita e leggermente inquieta.

«Voi due,» il Professore si avvicinò tenendo ben puntata la bacchetta verso i due ragazzi, il suo lungo mantello nero svolazzava ai suoi piedi, mosso dalla lieve brezza autunnale. «subito in classe e non voglio ripetermi.» Con questo li abbandonò, permettendo ai due giovani di rilasciare l'aria precedentemente trattenuta senza accorgersene.

«I capelli gli donavano particolarmente questa mattina.» George esordì cominciando a correre verso la serra, seguito da un Fred scosso da grosse risate, dove avrebbero tenuto la lezione di Erbologia con la Professoressa Murray.

A|N

Buon pomeriggio a tutti!

Questo è il secondo capitolo, so che la storia sembra essere abbastanza lenta per ora, ma è giusto creare un un background prima di intraprendere una lettura a parer mio!

Spero vi piaccia, lasciate qualche commento e qualche stellina!

Bacioni, Carolina

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