CAPITOLO 3 "Un prezzo troppo alto"

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Suonò la campanella e tutti gli alunni uscirono il più velocemente da scuola, come uno stormo di corvi che tentano di scappare dalla morte.
Grace mi aspettò fuori, la raggiunsi subito cercando di evitare i quattro idioti che mi attendevano solo per suonarmele, che palle, per fortuna suo padre si era preso il giorno libero quindi entrammo subito in macchina senza spiacevoli conseguenze. Ci fù un silenzio imbarazzante come se Grace volesse parlarmi ma evitasse per via della presenza del padre.
Logan mi vide dentro l'auto e mi fece un cenno con la mano, tipico segno come se volesse tagliarmi la gola, che dire , quel passaggio inaspettato mi aveva "salvato la vita".

Tornammo ognuno nelle rispettive case e salutai mia madre,
<"Bentornato a casa tesoro, come è andata a scuola?"> mi disse con tono allegro mentre preparava la cena. Tentai di evitare il discorso ma non volevo farla preoccupare quindi decisi di dirle solamente che era andata bene senza specificare nulla, poi salì in camera mia e buttai a terra lo zaino, mi sedetti a letto e iniziai a pensare, ero troppo scosso, mi sentivo ancora la pelle d'oca, mi tremavano le mani nel solo pensiero di quelle foto che il preside ci aveva mostrato. Pazzesco! Con quale coraggio aveva traumatizzato l'intera scuola, senza contare le varie lamentele e denunce che ebbe da vari genitori che videro i propri figli shockati da ciò che hanno visto.
Mi sentivo un mostro! Come se tutto questo si poteva evitare, ma nello stesso tempo tentavo di non darmi la colpa, cercavo di concentrarmi su Logan e la sua banda.
Perché l'avevano fatto?
Che scusa avevano per fare un gesto così crudele?

Troppi pensieri, troppi, poi vidi che dallo zaino leggermente chinato cadere il coltello ancora smontato, mi dimenticai di chiuderlo bene dalla fretta, comunque presi quel coltello e lo misi sotto il letto, non volevo vederlo, nessuno doveva vederlo!
Dopo qualche ora mi alzai dal letto e mi feci una doccia, tentai di rilassarmi con un po' di acqua calda, rimasi molto a lungo nel pensare finché non sentì urlare dal piano di sotto, sembrava mia madre, mi spaventai e corsi nel soggiorno ancora bagnato con solamente l'asciugamano addosso e vidi mio padre seduto che parlava con mia madre.
Mi guardarono straniti, <"Va tutto bene?"> mi dissero, risposi con gli occhi spalancati balbettai <"Ma-mamma ti ho sentito u-urlare e mi sono spaventato">,
I loro volti dei miei genitori sembravano ancora più perplessi per vie della mia esclamazione, <"Te lo sarai immaginato, dai vestiti che è ora di cena"> aggiunse mio padre.
Salì in camera mia senza aggiungere una parola, mi misi il pigiama e scesi. Ci fu molto silenzio, si sentiva solo il rumore delle nostre posate, dei piatti e della televisione che rimbombava in cucina lasciando un lieve sottofondo che interrompeva quel silenzio monotono. Finito di cenare mi misi a letto, si fecero le 22.00 quindi decisi di dormire, ma fu inutile, pensavo al coltello che avevo sotto il mio letto quindi presi una torcia e feci una piccola tenda con le coperte, presi un cacciavite e mi misi a lavoro, lo rimontai come nuovo anche se i segni di usura dalla lama al manico lo rendevano per ciò che era.

Alle 23.35 misi il coltello nuovamente nello zaino e poi andai a dormire. Inutile dire che gli incubi presero il sopravvento, non facevo altro che ritrovarmi Martin ai piedi del mio letto completamente ridotto in un ammasso di carne, piangendo mi disse
<"Perché mi uccidi? Perché mi hai ucciso?"> lo ripeteva di continuo come se non gli stessi dando abbastanza retta, gli urlai contro più volte <"Non sono stato io ad ucciderti! Non sono stato io!"> e poi svaniva nel nulla.
Mi svegliai di soprassalto per la terza volta di fila, la sveglia suonò lasciandomi un respiro affannoso che poi trovo sollievi pochi minuti dopo, "Ah fanculo!" mi alzai e iniziai a vestirmi , feci colazione e con mia stranezza non vidi mio padre,
<"Tesoro, tuo padre è già andato via, come sai ha ripreso a lavorare"> me lo ero completamente tolto dalla testa, poco dopo suonò il campanello ed era Grace, <"Ah! Ciao Grace come siamo belle oggi."> disse mia madre,<"Grazie Signora Walker! Come sa noi donne dobbiamo apparire sempre al meglio, anche la mattina presto, soprattutto di lunedì' anche se oggi è venerdì"> disse Grace con tono convinto e ironico, entrambe risero in modo dolce e confidenziale. Finì di consumare la colazione e presi lo zaino guardai Grace come cenno di saluto, mia madre ci salutò e ci dirigemmo alla fermata dello scuola-bus.

Vi racconto la mia storia  ● Jeff The Killer ●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora