Un nemico invisibile

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E' ancora buio quando apre gli occhi. L'aria fredda entra dalle aperture nelle pareti accarezzandole il viso, l'unica parte scoperta del suo corpo. Si mette a sedere sul letto, rabbrividendo poiché indossa solamente una leggera tunica smanicata e scuote le pesanti coperte in modo da poter scendere dall'alto giaciglio. Awena ha lasciato una brocca di acqua e un panno con cui può lavarsi: è gelida, ma la aiuta a svegliarsi. Sfila dalla testa la sottile tunica con cui ha dormito, rimanendo nuda al centro della stanza, per poi cominciare con metodo a vestirsi: la fascia ruvida che permette di tenere fermo il seno, le brache che in genere indossano gli uomini e i pantaloni di cuoio duro, una tunica corta di lino, con laccetti al collo e sopra un'altra tunica di cuoio spesso, per essere più protetta. La cotta di maglia e il resto della sua armatura sono nelle scuderie. Afferra i suoi lunghi capelli marroni schiariti dal sole e inizia ad intrecciarli: Ederna è molto brava in questo, ma non ha voluto svegliare le sue ancelle così presto, non quando è in grado di prepararsi da sola. Infila gli stivali di cuoio, sistemando i pugnali negli alloggiamenti, prende le sue spade appoggiate vicino al letto, caricandole in spalla, si premura di prendere la bisaccia da riempire con il cibo ed esce dalla sua stanza.

Ad attenderla in corridoio c'è Galvano, i suoi capelli rossicci hanno una tonalità strana nella luce della luna morente, ma i suoi occhi grigi sono gentili come sempre.

"Buongiorno" le dice sorridendo.

"Buongiorno a te Galvano. Sei riuscito a riposare?"

"Come un sasso"

Lei sorride in risposta. Si avviano lentamente verso le stalle. Ad attenderli ci sono una decina di soldati e i loro scudieri, con i cavalli pronti ad essere montati. Gwen indossa la cotta di maglia e gli schinieri, aiutata da Dagonet. Sopra le spalle lascia ricadere il mantello, avendo cura di mantenere abbastanza spazio per poter estrarre le spade riposte nei foderi incrociati sulla schiena, in caso di necessità. Su Elwyn sono fissati altri due foderi con le spade, una faretra con le frecce e un arco. Galvano e i soldati hanno anch'essi lo stesso equipaggiamento leggero: questa non è una missione di guerra, ma una semplice ricognizione. Tuttavia devono essere pronti ad affrontare un nemico improvviso, quindi decide di portare con sé anche il suo elmo.

Gli altri cavalieri sono con ogni probabilità già partiti poiché le loro destinazioni sono più lontane, mentre il loro è il viaggio più breve, quindi possono concedersi di partire con un trotto moderato.

Quando il sole comincia a sorgere dietro la collina possono ancora vedere uno scorcio del lago e alcune delle torri della fortezza. I vari villaggi che incontrano sul loro cammino sono sorvegliati da alcuni soldati di stanza in quei luoghi; dopo aver ragguagliato gli uomini riguardo a quello che sta accadendo nelle terre del Re ed essersi accertati che ci siano abbastanza difese, decidono di concedersi una pausa per mangiare, all'ombra di una quercia imponente, che regala una piacevole ombra. Oltre la collina che hanno davanti si estendono le terre di Lord Caradoc, un cavaliere alla corte di Uther, a cui il vecchio sovrano aveva concesso una buona parte del suo regno su cui governare.

"Ieri sera Isobel sembrava molto imbarazzata durante la cena." dice Gwen, addentando un pezzo di pane nero.

"La vuoi smettere?"

"Di fare cosa?"

"Di parlare di Lady Isobel! Non sono affari tuoi!"

La ragazza si blocca con la mano a mezz'aria, stupita della voce dura che Galvano ha usato. Lui non usa mai quel tono, si arrabbia così raramente. In genere è lei quella che si lascia pervadere dai sentimenti.

Distoglie lo sguardo, arrossendo "Scusa, Sir Galvano, non volevo insultare la tua bella."

Per tutta risposta lui ricaccia il cibo nella sua borsa, continuando a parlare con un tono irritato.

Camelot - Il destino dei cavalieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora