Il vento soffia verso ovest, quella mattina, trasportando l'odore della zuppa di avena preparata nelle cucine fino alla sua stanza. Lancillotto inspira a pieni polmoni quel dolce aroma, pregustando il pasto, mentre la sua pancia si lamenta per essere a digiuno dalla sera prima.
Pesanti colpi alla porta lo raggiungono mentre infila l'ultimo stivale. Aggiustando la cintura della spada, apre la porta, trovandosi davanti Ifram, il suo scudiero.
"Sir Lancillotto, il Re vuole vederti"
"Adesso?"
Il ragazzino annuisce "Ha detto di andare subito alla Tavola."
Con un sospiro, vede sparire la sua ciotola di avena.
"Grazie, Ifram. Torna ai tuoi compiti."
Con passo veloce imbocca il corridoio coperto che porta al cortile più interno, la parte più protetta della fortezza, dove si trovano la sala della Tavola, quella del trono e le stanze del Re.
Conosce ogni angolo di questo castello, corre tra queste mura da quando è nato. Suo padre era un cavaliere al servizio di Re Uther e Lancillotto era stato cresciuto con Artù, di pochi anni più grande di lui, dopo che sua madre era morta di una malattia che neanche Merlino era riuscito a curare. Quando anche suo padre aveva lasciato questo mondo, durante una sanguinosa battaglia contro i Sassoni, lui aveva cominciato il suo addestramento come soldato, affidato alle cure di suo zio, il padre di Ginevra. Lei era sempre stata come una sorella per lui, lo è ancora adesso; per questo motivo le accuse di Caradoc lo avevano disgustato. Anche se avesse provato dei sentimenti per lei, non avrebbe mai ostacolato l'amore del suo Re per Ginevra: loro sono destinati a stare insieme. Non può negare di provare invidia per loro, talvolta, per il loro amore, per quella pace che legge nei loro occhi, anche se l'invidia è un sentimento che non dovrebbe appartenere ad un cavaliere.
Quando arriva alla sala della Tavola rimane stupito nel vedere, oltre al Re, anche il curatore.
"Merlino, è un piacere vederti. Artù, mi hai fatto chiamare?"
"Sì, Lancillotto. Ho bisogno che tu vada a prendere Elfrida e la conduca qui."
Lo sguardo del cavaliere tradisce un interrogativo, perché il Re prosegue
"Ho raccontato a Merlino la storia della ragazza e lui conviene con me che la sua discendenza potrebbe essere vera. Gwen mi ha detto che la Sassone ha espresso il desiderio di rimanere a Camelot, credo sia giusto concederle una possibilità."
Lancillotto non riesce a trattenere un mezzo sorriso "Tutta questa bontà e questa fiducia verso gli altri esseri umani presto o tardi ti ferirà, mio Re. Mi auguro solo nell'animo."
Artù sorride gentilmente "Forse dici il vero, mio fidato amico, ma Camelot e le sue terre sono libere, come liberi sono gli uomini e le donne che la abitano. Lei ha dimostrato di essere sincera nel suo spirito, anche prima di bere la pozione; dopo quello che ha raccontato, lasciarla andare significherebbe condannarla a morte certa, o ad un destino ancora peggiore."
Al ricordo di quello che aveva ascoltato il giorno precedente, la rabbia risale come un'onda del mare dentro di lui: nessuna donna dovrebbe subire un tale trattamento, ma soprattutto non dovrebbe esistere un uomo in grado di compiere quegli atti.
Respirando a fondo per calmare il suo spirito, Lancillotto torna a parlare
"Quindi vuoi lasciare che vaghi libera per la fortezza?"
"Mi definisci buono, ma non sono uno sprovveduto. Se vuole rimanere, dovrà guadagnarsi il suo posto. Merlino crede che potrebbe essergli d'aiuto nelle sue arti curative e quando non è occupata con lui, aiuterà in cucina. Il lavoro certamente non manca."
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Camelot - Il destino dei cavalieri
FantasyNel Medioevo, dopo aver faticosamente raggiunto la libertà nella loro isola, Artù e i suoi cavalieri sono chiamati a proteggere la pace del loro popolo. A Camelot e nelle terre che la circondano le battaglie infuriano e il sangue scorre, mentre un n...