E' in riva al lago, intento ad osservare le piccole zattere ricoperte di legna, al di sotto della quale si trovano i corpi dei soldati caduti durante l'ultima battaglia. La più vicina a lui è quella dove è adagiato Kay. Vicino alle mura c'è una porzione di terreno dove piccole lapidi riportano i nomi dei guerrieri morti per mano dei nemici, ma i loro corpi vengono bruciati, affinché le loro ceneri sparse nel vento e nelle acque possano proteggere ancora la loro terra.
Tristano gli porge una fiaccola e dopo un lungo attimo, in cui recita un ultimo addio per l'amico, incendia la legna, dando una piccola spinta alla rozza imbarcazione, affinchè possa prendere il largo.
Non sa quanto resta a guardare i fuochi che bruciano, allontanandosi sempre di più dalla riva, ma il sole ha già iniziato la sua discesa verso la terra quando decide di tornare tra le mura del castello. Inizia a risalire il dolce pendio, quando il suo sguardo viene catturato da una figura accovacciata su una sporgenza rocciosa che guarda a nord. I capelli castani con riflessi dorati non lasciano dubbi su chi sia, ma Galvano l'avrebbe riconosciuta comunque.
Non si erano più rivolti la parola dopo quello che era uscito dalla sua bocca il giorno precedente, prova ancora vergogna e rabbia verso sé stesso per aver osato pronunciare quelle frasi, il dolore che sente per la morte di Kay non può essere una giustificazione.
Raggiunge la rocca, sa che lei lo ha sentito arrivare, ma non si volta. Si siede accanto a lei, guardando il suo profilo illuminato dal sole morente.
"Non avrei dovuto pronunciare quelle parole."
Gwen tiene sempre lo sguardo fisso sull'orizzonte, mentre replica a quella frase.
"Se sono vere è stato giusto pronunciarle."
Nella sua voce non c'è rabbia, né risentimento, solo tanta tristezza, che colpisce il cavaliere come un pugno nello stomaco.
"Non le ho mai credute vere. Il senso di responsabilità per la morte di Kay mi ha trascinato in un vortice di dolore e colpa, da cui non riesco ad uscire. Sono stato ingiusto nei tuoi confronti." Il silenzio della ragazza gli fa sperare di poter continuare a parlare.
"Se avessi raggiunto Kay e tu fossi stata sopraffatta dagli avversari... Nessuno di noi avrebbe più trovato pace. Io non avrei più trovato pace. Affrontare quello che che ci attende senza di te al mio fianco... Non posso neanche immaginarlo Gwen. Non riesco a pensare ad un mondo in cui tu non esisti."
La ragazza continua a rimanere in silenzio e per la prima volta nella sua vita, Galvano non riesce ad intuire quello che pensa. Forse le parole che ha appena pronunciato non bastano per cancellare quello che è stato detto. Forse hanno rivelato troppo dei suoi sentimenti, incrinando per sempre la loro amicizia. Aspettare una risposta lo logora, sa che non potrà mai essere sua, non come lui desidera, ma il pensiero di perdere la sua compagna di battaglie lo spaventa molto di più del non vedere ricambiati i suoi sentimenti.
Appoggia le mani, con l'intenzione di tornare al castello, quando la voce di Gwen lo blocca.
"E' comprensibile. Se non ci fossi io a guardarti le spalle saresti già polvere nel vento da molti anni, Galvano."
Torna a guardarla. Anche se lo sguardo di lei è fisso sull'orizzonte, non può fare a meno di notare il piccolo sorriso che si è disegnato sulle sue labbra.
Il cavaliere sente l'aria riempire finalmente i polmoni, gli sembra di aver trattenuto il fiato per giorni.
"Lo stesso si può dire per te, cavaliere."
Lei si volta, il viso deformato da una smorfia adorabile. "Diciamo che ieri hai ripagato in parte il tuo debito."
Lui si alza, porgendole la mano, che lei afferra per mettersi in piedi. Sono vicini, le mani ancora unite in una stretta solida. La fronte della ragazza arriva a sfiorare il suo mento, mentre lo osserva con quegli occhi spruzzati d'oro. Sarebbe così semplice appoggiare le labbra su quella bocca rosea e morbida, stringerla in un abbraccio per sentire il calore del suo corpo e sussurrarle quanto la ama, ma non può. Non può permettersi di rovinare tutto, non ora che hanno ricominciato a parlare. Questo è quello che può avere con lei, una mano stretta per mantenersi in piedi dopo la battaglia ed il dolore. E' più di quello che merita, probabilmente.
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Camelot - Il destino dei cavalieri
FantasyNel Medioevo, dopo aver faticosamente raggiunto la libertà nella loro isola, Artù e i suoi cavalieri sono chiamati a proteggere la pace del loro popolo. A Camelot e nelle terre che la circondano le battaglie infuriano e il sangue scorre, mentre un n...