Esce della fortezza attraverso un passaggio che pochi conoscono, sorvegliato da due soldati, che vedendola sopraggiungere con passo deciso e scura in volto, hanno l'accortezza di non fare domande, limitandosi a un saluto silenzioso.
Costeggia le mura, cercando di trovare conforto nel sole che le riscalda il viso, ma il freddo che sente non è legato alla notte passata all'aperto sulle mura, quel senso di gelo arriva dal profondo della sua anima. L'unico uomo che l'ha chiesta in moglie la vuole solo per danneggiare Artù e la corte. Gwen non ha mai pensato al matrimonio, ha sempre saputo che nessuno avrebbe mai voluto una donna che impugna una spada, nessuno avrebbe mai desiderato farsi accudire da mani insanguinate. Tuttavia, vedere palesarsi i suoi pensieri per bocca di un uomo che ha sempre detestato, era stato orribile. Quando ha deciso di diventare un cavaliere era giovane e ancora piena di odio per chi aveva ucciso la sua famiglia, non conosceva quel tipo di amore che ora occupa il suo cuore. La sua Regina l'aveva messa in guardia, le aveva detto che i desideri possono mutare, ma lei aveva deciso di proseguire per la strada che si era immaginata. A distanza di anni, si chiede se a quel bivio avrebbe dovuto imboccare un'altro percorso.
Persa nei suoi pensieri, si accorge di aver raggiunto il bosco di pini che costeggia il lago solo quando percepisce l'ombra che regalano sulla pelle. Nascondersi per qualche tempo in quel luogo avrebbe potuto aiutarla a rimettere ordine nella sua mente. Si siede ai piedi di un grosso abete, appoggiando la schiena al tronco rugoso e inspirando l'odore che emana la corteccia, così simile a quello di lui. Il silenzio che avvolge il bosco sembra essere un unguento per la sua mente affollata di pensieri, si lascia cullare dalla brezza leggera che muove le fronde, creando una leggera melodia, unita al canto degli uccelli.
Improvvisamente la melodia si interrompe, gli uccelli abbandonano i rami su cui sono appollaiati e gli occhi di Gwen si spalancano. Un fruscio tra i bassi arbusti che ricoprono il sottobosco e lo scricchiolio dei rami sul terreno fanno risvegliare i sensi della ragazza che scatta in piedi, scrutando l'ambiente attorno a sé e portando una mano all'elsa della spada, sul fianco sinistro.
Indietreggiando lentamente cerca di individuare l'origine dei suoni che non appartengono alla natura, perché sa che quello scricchiolio non è stato provocato da un animale. Ai limiti del suo campo visivo vede un movimento, un'ombra scura che si nasconde dietro un albero non lontano. Riconosce il sibilo di una freccia appena scoccata e si getta a terra, fortunatamente l'arciere ha una pessima mira. Rotola sul fianco e striscia fino ad un pino dal tronco abbastanza largo da garantirle protezione, per cercare di capire chi ha lanciato quella freccia e soprattutto da dove. Non ha tempo di sporgersi che un altro dardo si conficca nella corteccia del pino. Deve muoversi e tornare al castello, ma è al limitare del bosco e la radura che la separa dalle mura la esporrebbe al pericolo; tuttavia non può restare nascosta in eterno, non sa quanti siano gli aggressori, né dove siano nascosti.
Il ponte che attraversa il lago e conduce alla fortezza non è lontano, lei è veloce, ma soprattutto sulle mura ci sono i soldati, che potrebbero rivelarsi la sua salvezza. Con un lungo respiro raccoglie tutte le sue energie e si lancia in una corsa tanto veloce, quanto disperata.
Oltre ad avere una pessima mira, i suoi aggressori si rivelano anche poco accorti, perché appena uscita dal riparo offerto dai boschi, sente dietro di sé grida di rabbia e il rumore di passi che la inseguono. Continua a correre a perdifiato, il ponte si fa sempre più vicino, ma anche i passi degli inseguitori, uniti adesso allo scalpiccio degli zoccoli sul terreno. Cavalli. Può pensare di battere la corsa degli uomini, ma contro i cavalli non può vincere. Le grida si fanno sempre più vicine e due frecce le passano accanto, andando a conficcarsi nel terreno. Alza lo sguardo sulle mura merlate e vede i soldati imbracciare l'arco. L'hanno vista, o almeno hanno visto la folla che si avvicina al castello. Le frecce continuano a sfiorarla, mentre continua a correre e sa che sono troppo vicini per riuscire a trovare riparo all'interno del castello. Si blocca di colpo: se deve morire, lo farà fronteggiando i nemici e lottando. I dardi scoccati dai soldati del Re rallentano di poco la corsa degli assalitori, senza riuscire a colpirli. Gwen prende i due pugnali alloggiati negli stivali e li scaglia verso gli uomini più vicini con tutta la forza che ha: un uomo viene colpito alla spalla, un altro alla gamba; non sono morti, ma sono a terra. Sguaina la spada con la mano destra e si prepara all'arrivo dei nemici a cavallo. Solo uno è abbastanza vicino, lei gli corre incontro, ferendo la bestia e facendo cadere il cavaliere, che rimane schiacciato sotto il peso dell'animale. Si volta per fronteggiare gli altri nemici, ma un dolore lancinante al braccio sinistro la fa crollare a terra. Uno degli uomini a cavallo ha lanciato un pugnale ed è riuscito a colpirla. Guardando verso la ferita vede il cuoio della giacca fatto a brandelli, insieme ai lembi di pelle aperti dal passaggio della lama e il sangue rosso vivo che cola lungo il braccio, andando a creare una pozza sull'erba verde.
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Camelot - Il destino dei cavalieri
FantasyNel Medioevo, dopo aver faticosamente raggiunto la libertà nella loro isola, Artù e i suoi cavalieri sono chiamati a proteggere la pace del loro popolo. A Camelot e nelle terre che la circondano le battaglie infuriano e il sangue scorre, mentre un n...