La prigioniera di Camelot

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Dopo aver rimosso la leggera armatura indossata all'alba, Gwen raggiunge la sala della Tavola. Non tutti sono presenti, ma davanti ad ogni seggio c'è un calice di vino, che la ragazza inizia a sorseggiare con piacere. Artù arriva accompagnato da Lancillotto e Galvano, parlano sottovoce e si interrompono appena entrati.

Il Re non si siede, sembra inquieto.

"Lancillotto, spiega."

Il cavaliere prende la parola "La ragazza che abbiamo catturato ci ha teso un'imboscata, saltando sul mio cavallo mentre passavamo sotto una fila di alberi. Mi ha morso, ha tirato un paio di fendenti con un pugnale, ma l'abbiamo bloccata e lei si è arresa senza opporre resistenza. Non ha detto nulla, anzi, si è lasciata trascinare sul cavallo quasi di buon grado."

Nella sala regna il silenzio. E' Galvano il primo a parlare.

"Forse voleva farsi catturare. Voleva essere portata qui per spiarci e riferire al suo mandante."

"Può spiare molto poco dalle prigioni. Se avesse avuto intenzione di spiarci, sarebbe stato più saggio fingere di essere in pericolo e farsi salvare." interviene Parsifal.

"Allora perché farsi catturare?" domanda Bors.

"E' quello che dobbiamo capire." Artù punta i suoi occhi su Gwen. "Voglio che sia tu, Gwen, a cercare di scoprire le sue intenzioni."

"Perché sono una donna?" chiede lei inarcando le sopracciglia.

"Perché sei l'ultima che ha guardato prima di essere portata via. Sembrava volere qualcosa da te. E poi sì, sei una ragazza, sembrate essere molto vicine con l'età e siete entrambe guerriere. Potresti avere più possibilità di noi di farla parlare."

Gwen soppesa le parole del sovrano, sa che è vero, lo sguardo della prigioniera ha indugiato su di lei prima di sparire alla vista.

"Come desideri, Sire. Vuoi che vada ora?"

Lui scuote la testa "Dopo il pasto. Bors e Tristano saranno di guardia alla porta. Tu le porterai la cena."

"Va bene."

Le sedie scorrono sul pavimento mentre i cavalieri si alzano.

"Un'ultima cosa Gwen: non andare disarmata." Lei annuisce e si dirige insieme agli altri cavalieri alla sala dove viene servita la cena.

Non ha molto appetito, pensa a come potrebbe svolgersi l'incontro con la guerriera Sassone. Non ha paura di essere attaccata, sa difendersi, probabilmente sarebbe in grado ucciderla in poche mosse. Semplicemente non sa cosa aspettarsi.

Terminato il pasto, mette su un piatto un pezzo di pane e prende una brocca di acqua: è giusto sfamare i prigionieri, tuttavia non è opportuno farli sentire a casa.

Le celle sono illuminate da torce accese, ma l'aria è umida e fredda. La ragazza è l'unica prigioniera, quindi Gwen può posizionarsi alla giusta distanza, seduta su un ceppo di legno. Le mani della Sassone sono ancora legate, ma riesce ad afferrare il pezzo di pane che le sta porgendo, divorandolo come se non mangiasse da giorni.

Gwen le passa un bicchiere di legno con l'acqua e la ragazza lo vuota in un lungo sorso, porgendolo oltre le sbarre, in attesa che venga nuovamente riempito. Gwen riempie nuovamente il bicchiere, ma questa volta la prigioniera beve più lentamente.

"Chi sei?" chiede guardandola negli occhi.

"Mi chiamo Elfrida" dice, porgendo nuovamente il bicchiere. Gwen non si muove.

"Per chi combatti?"

"Per nessuno." replica, in attesa di altra acqua. La risposta non soddisfa Gwen, che mantiene la brocca tra le mani, in attesa di una spiegazione migliore.

Camelot - Il destino dei cavalieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora