Un rosso bagliore nel cuore della notte

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Quando le prime luci del sole che sorge si insinuano tra le fessure dei tendaggi, trovano gli occhi di Galvano già aperti. L'immagine di Gwen in compagnia di Galahad sorridente e rilassata lo ha tormentato per tutta la notte, sottraendolo al sonno e facendolo girare più volte nel suo giaciglio, come quando sogna di Gwen aggredita e uccisa. C'è qualcosa di profondamente sbagliato in quello che ha visto la sera prima: lei ha sempre sorriso accanto a lui, la tensione è sempre svanita dal corpo della ragazza quando lui le era vicino. In quegli ultimi giorni tuttavia, sembra essere Galvano la causa della tensione di Gwen, anche durante la notte di guardia, quando si era seduta accanto a lui per ripararsi dal freddo, era tesa come la corda di un arco pronto a scoccare una freccia.

Nella speranza di riuscire a scacciare tutti quei pensieri che affollano la sua mente, scosta le pesanti coperte con un calcio e raggiunge il catino colmo di acqua gelida che Abel, il suo scudiero, ha riempito la sera precedente. Dapprima butta acqua a piene mani sul viso, ma sembra non essere sufficiente, così immerge completamente la testa dentro al catino, trattenendo il fiato finché i polmoni glielo concedono.

Si asciuga il viso con un ruvido panno bianco, con i capelli troppo lunghi e la barba incolta che gocciolano sul pavimento di pietra. Indossa un paio di pantaloni di cuoio nero, una tunica bianca, una giacca nera e stivali marrone scuro.

Prende il fodero della spada ad una mano appoggiata vicino alla porta, assicurandola al fianco con la cintura ed esce dalla stanza. Si trova davanti Abel, con la mano alzata, pronto a bussare.

"Sir Galvano. Scusa, non pensavo di essere in ritardo."

"Nessun ritardo, Abel. Mi sono svegliato prima del solito. Accompagnami al refettorio."

"Certo, Sir Galvano."

Percorrono la strada in silenzio, lo scudiero qualche passo dietro di lui. E' giovane, quindici anni, ed è con lui da quando il precedente scudiero è diventato un soldato, ma è bravo nel suo lavoro, pieno di forza e di voglia di apprendere. Tuttavia non può confidarsi con lui come faceva con Kay, che è sempre stato molto perspicace e propenso all'ascolto, rivelandosi più un amico, che uno scudiero. Era stato lui ad accorgersi dei sentimenti di Galvano verso Gwen, anche se non aveva espresso giudizi, nè dato consigli, ma si era limitato ad ascoltare il cavaliere, mentre prendeva coscienza del suo cuore. Ora Kay è di stanza in un villaggio ad ovest, poco oltre la prima collina che si vede dalla torre più alta del castello.

"Vai, Abel. Torna ai tuoi compiti."

"Grazie, Sir Galvano" e corre via, diretto alle scuderie.

Il chiacchiericcio proveniente dal refettorio lo raggiunge già all'inizio della piccola salita che vi conduce, non può fare a meno di domandarsi se Gwen è già seduta a tavola. Al sorgere del sole ama mangiare quella disgustosa zuppa di avena, condita con abbondante miele; a volte alcune gocce di quel nettare dolce rimangono attaccate alle sue labbra rosa e la tentazione di raccoglierle con un dito per poi assaporarle è così forte da richiedere tutta la sua volontà per impedire quel gesto.

Il tavolo dei cavalieri è vuoto, fatta eccezione per Lancillotto, che mescola pigramente la zuppa di avena. Galvano si serve di formaggio e pane e si siede davanti al cavaliere, che però sembra non far caso a lui.

"Lancillotto?"

Vede l'amico scuotersi "Galvano, non ti ho sentito arrivare."

"Notte insonne?"

"In parte" e si richiude nuovamente nel silenzio. Anche lui non ha molta voglia di conversare e si concentra sul cibo, scrutando di tanto in tanto la sala. Poi la vede entrare e il suo cuore manca un battito. I lunghi capelli castani, raccolti in una treccia morbida che ricade sulla spalla sinistra, hanno riflessi più chiari, quasi biondi, quando vengono colpiti dal sole. Cammina con passo sicuro in mezzo ai lunghi tavoli, con in mano la ciotola contenente il suo intruglio preferito, ma rallenta quando raggiunge il loro tavole e vede chi lo occupa. I suoi occhi marroni, con sfumature dorate, si posano su Galvano, che si sente avvampare: lo guarda con una tale intensità da farlo sentire indifeso.

Camelot - Il destino dei cavalieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora