MORTE

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Piero entrò nello studio di Tommaso Peruzzi, una stanza di medie dimensioni e poco arredata, aveva solo il necessario per svolgere il compito per cui era stata adibita. Il volto del biondo era illuminata dalla fioca luce di una candela e, mentre lui era assorto e concentrato nei propri mestieri, il ragazzo entrò col pretesto di avere urgenza di parlargli.

"Proprio ora, Piero? Sono molto impegnato" gli fece notare con una certa stizza Peruzzi indaffarato.

"Cosa sapete riguardo il Monte delle Doti?" chiese subito senza giri di parole ricordandosi dell'incontro con quel povero cittadino.

"Si tratta di una cassa istituita per creare una dote ai poveri che non ne possiedono una. Perché?" D'un tratto Tommaso, che prima sembrava irritato dall'interruzione, sembrò allora invece interessarsi dalla questione.

"Un uomo mi ha fermato e mi ha chiesto aiuto. Sua sorella doveva sposarsi. Ma dice che i pagamenti dal Monte sono sospesi."

Messer Peruzzi rispose sorpreso che quello dovesse essere stato sicuramente un errore.

"Tu mi hai detto che il catasto dev'essere un momento per ascoltare chi non ha voce – sostenne Piero – Lui è una di queste voci" detto ciò se ne andò, lasciando l'amico nei propri pensieri e proprie congetture.

Non passò molto tempo che Tommaso, dopo aver recuperato i registri del fondo di quella cassa, li confrontò con quelli consegnatigli da Clarice de Medici. Appena fatta questa scoperta decise di fare quello che si sarebbe rivelato un errore fatale: rivelò tutto a Lorenzo.

"Lorenzo, ci sono pagamenti mai ricevuti ed i fondi sono quasi vuoti. Per di più Messer Bernardi ha vietato l'acceso a chiunque ai registri" Concluse il giovane incredulo dinanzi a ciò che aveva trovato.

"Dev'esserci un errore" sostenne Madonna de Medici per difendere il marito.

"Me ne occuperò allora." Finì Peruzzi tentando di autoconvincersi che quella famiglia non avesse mai sabotato Firenze.

"No, no. Me ne occuperò di persona al mio ritorno – concluse Lorenzo autoritario voltandosi – e Tommaso – si rigirò di nuovo – è da tanto che non parliamo più di ristabilire i Priori. Quando farò ritorno tratteremo anche questa questione"

L'altro sorrise soddisfatto e lieto all'idea di riportare Firenze all'antica libertà che la aveva sempre caratterizzata.

Il giorno seguente però Messer Peruzzi, disobbedendo alle direttive di Medici, si mise personalmente a controllare scrupolosamente i registri dei Medici al fine di trovarne qualche incongruenza.

"Tommaso, c'è una fila che aspetta" gli fece notare Piero quando entrò.

Vedendolo impegnato il giovane Medici gli offrii il proprio aiutandolo, ma ricevette un no come risposta e venne congedato incaricato di prendere il posto di Peruzzi per quella giornata. Tommaso aveva visto un grande potenziale nel figlio di Lorenzo, non aveva dubbi che con un po' di esperienza sarebbe diventato un grande amministratore delle finanze e un astuto uomo politico.

Dopo qualche ora di ricerche, non poté credere alla propria vista: i Medici avevano privato molti cittadini del denaro a loro finalizzato appropriandosene per i propri scopi.

Dentro di sé provava due attrazioni opposte: avrebbe potuto svelare il tutto e tradire il padre di uno dei suoi più cari amici senza la certezza di ricevere il perdono di Piero, oppure avrebbe potuto parlare prima con quella famiglia e persuaderli a restituire i soldi e, magari, addirittura a dichiarare il reato commesso e chiederne misericordia dinanzi ai Priori.

Questi pensieri che gli affollavano la mente lo spinsero a chiedere consiglio all'unica persona di cui davvero si fidasse: sua sorella Costanza. Lui sapeva che ella, nonostante la giovanissima età, avrebbe sicuramente saputo come sollevarlo. Infatti dopo due giorni ricevette una sua breve risposta:

"Caro Tommaso,

sarò anche io breve, proprio come lo sei stato tu. La risposta alla tua domanda si trova in cielo: prega e chiedi consiglio a Dio, Egli saprà consigliarti il meglio. Fidati di me, poni il destino nelle Sue mani, non te ne pentirai. Per quanto il mio pensiero possa pesare però, sono costretta a dirti, dolce fratello, che un tuo tacere andrebbe contro la tua morale.

Tua per sempre,

Costi"

Sorrise mentre leggeva quelle parole e, nella sua testa, erano dette dalla calda voce di Costanza. Proprio come immaginava lei aveva saputo aiutarlo nel migliore dei modi: spingendolo nelle mani di Dio.

Dunque si rivolse all'unico frate non corrotto presente a Firenze, Savonarola.

"Lorenzo è un mio grande amico. Ma i Medici sono corrotti – sussurrò queste ultime parole – non solo a Roma. Hanno rubato dei soldi. Cosa devo fare?" si fermò di scatto il biondo.

"Dunque, colui che sa come fare del bene, eppure non lo fa, commette anch'egli peccato. Se i un uomo buono Tommaso, sai cosa va fatto"

Il ricordo delle parole del Vangelo lo riportarono sulla retta via: avrebbe denunciato l'accaduto.

Dopo aver cenato si diresse nel suo studio dove, davanti al caldo focolare, si mise a controllare nuovamente i fogli strappati che erano le chiare prove del reato commesso dai Medici. Ciò che accadde dopo per lui fu molto confuso: Messer Bernardi si presentò alla sua porta, determinato o a corromperlo o a metterlo a tacere con le cattive.

"Un figlio può decidere di non fare gli stessi errori del padre. L'onestà è una debolezza del carattere". Queste furono le ultime parole che Tommaso Peruzzi udì in tutta la sua breve, seppur emozionante e devota, vita. In poco tempo per lui tutto si fece buio, si sentì precipitare nel vuoto, un lancinante dolore alla schiena, ed in fine il nulla. 

I Medici - Piero de MediciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora