In casa, ogni mattina, è quasi come una riunione o un pranzo o una cena; è come la sera quando siedi davanti alla tivù e chiacchieri di tutto. È come riunirsi innanzi a un camino e strofinarsi le mani intirizzite canticchiando una canzone.
Quello è il momento in cui si sta tutti insieme.
Io, mio fratello Carlos, Mamma e Papà.
La mattina è la nostra serata in famiglia.
I miei genitori sono due agenti immobiliari, lavorano in questo settore da sempre e alcuni mesi fa l'azienda in cui erano situati da tantissimi anni è fallita. Sono molto bravi nel loro mestiere e un'altra azienda, tanto più grande della precedente, è riuscita a rintracciarli offrendogli un contratto assai redditizio. L'unico problema in tutto questo nuovo progetto/lavoro è la lontananza.
L'azienda si trova a molti chilometri di distanza dalla nostra cittadina, ma i miei erano e sono tutt'oggi contro il trasferimento, ecco perché dopo vari battibecchi Mamma e Papà hanno deciso di provare con l'auto a raggiungere ogni giorno il lavoro.
Hanno provato la prima settimana.
La seconda.
E i giorni hanno iniziato a rincorrersi riducendo tutto in semplice routine, fatta solo di buona volontà.
Ora si parla la mattina, noi andiamo a scuola e loro al lavoro; restano fuori tutto il giorno rientrando a casa alle otto o giù di lì. Io e Carlos ci occupiamo del pranzo. È andata bene.
Ne ho parlato a lungo con mio fratello; il nuovo lavoro offre ai nostri genitori la possibilità di estinguere il mutuo che li massacra da anni e, con lo stipendio quasi doppio rispetto al precedente, riescono a terminare il debito in meno di un anno. Ci siamo divisi i compiti: la spesa, cena, pranzo e le pulizie. Siamo molto pacifici noi due. Forse non ci siamo mai azzuffati perché Carlos è più grande: ha ventitré anni suonati mentre io solo diciassette. Carlos frequenta l'università e lavora come fattorino in una pizzeria vicino casa nostra, giusto un paio d'ore la sera.
Riguardo la mia situazione, frequento la scuola e mi occupo dei lavoretti giornalieri in casa. Basta. Credo di essere una persona alquanto mansueta di natura, che tende a fare sempre poca polemica più per evitare la stanchezza dei litigi che una reale repulsione in essi.
Sono un normale figlio di famiglia nel pieno della gioventù, frequento la scuola un anno indietro rispetto ai mie compagni a causa di un forte morbillo da bambino, che mi ha causato quasi la perdita dell'udito e tanti mesi d'ospedale.
Sono un ragazzo.
Dentro e fuori.
Un normale essere umano con i suoi gusti e abitudini. Non mi lamento mai, forse questa è una caratteristica ereditaria visto che a casa non si lamenta mai nessuno (tranne Carlos!).
La mia vita seppur monotona è semplice, tranquilla. Passo anche giorni felici, per il resto sono sereno.
Trascorro quasi ogni sabato a qualche festa che, puntuale come un orologio svizzero, viene programmata ogni fine settimana. Lì mi sbronzo un pochino, ma non esagero (non dovrei invece farlo alla mia età?) il tragitto che faccio a piedi per arrivare a casa fa evaporare tutto l'alcol che circola nel mio corpo. A piedi torni a casa? Sì. Sono fatto così, mi piace dare meno preoccupazioni possibili ai mie genitori, anche a Carlos.
Sono l'unico in famiglia a non essere auto-munito; camminare fa bene. Non corro (mai) ma mi piace camminare, gustare ogni cosa fino in fondo, ascoltare i rumori per le strade, l'aria fresca, il sole sulla pelle, il profumo del lago. La contea in cui vivo è piccola e molto praticabile, percorrerla a piedi non mi da noia.
Ho diciassette anni. Mi chiamo Sonny. Sono alto un metro e sessantatré, ho un fisico nella norma, abbastanza asciutto, le mie spalle e il petto sono modellate a causa delle flessioni che ogni mattina faccio (abitudine ereditata da Carlos).
Spero di arrivare alla stessa stazza di Carlos, rispetto a lui sono più sottile, eppure definirmi deperito sarebbe errato; ho i capelli color del legno, sì, quel legno che ritrovi nelle tenute centenarie: capelli ricci e lunghi fino alla parte bassa del collo (anche se sono più che sicuro che se li stirassi arriverebbero fin sotto le spalle). Passano dal castano al nocciola con pochi raggi di sole.
Ho gli occhi nocciola, così chiari da sembrare gialli. Insomma, niente di speciale.
Sono Sonny Jones, diciassette anni, un metro e sessantatré, single.
Già.
Un comune ragazzo inglese, un diciassettenne ancora vergognosamente coccolato, con una bella famiglia e una meravigliosa tranquillità quotidiana. Con una vita sociale fiorita e poche cose di cui lamentarsi.
Sono un ragazzo che a distanza di poco tempo riceverà nella sua vita dormiente una scossa capace di far crollare tutto.
Ogni cosa.
Un tempo ero tutto questo, un tempo ero solo Sonny il fratellino di Carlos.
Intanto le cose sono cambiate, in uno di quei "frattempo" si è insinuato, un giorno, una persona che avrebbe cambiato tutto.
Partiamo da lì, raccontiamola quel preciso giorno la mia storia.
Un giorno meraviglioso e orribile parallelamente.
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Dietro cementi di parole
Romance«Che cosa stai facendo, ragazzino? Entri nella mia testa, mi confondi con questi capelli. Non riesco più a essere lucido. Mi provochi, lo fai in continuazione. Giochi con il fuoco.» [...] «Perché io, Sonny? Che cosa te ne farai di queste briciole?» ...