§ Rosse, orologi svizzeri e h minuscole
«Possibile che debba sempre rifiutarmi? Al, che diavolo le ho fatto?» chiedo guardando il mio amico, che siede sul letto della mia camera, le gambe incrociate e il viso tra le mani.
«Sai, magari se tu la smettessi di metterla in imbarazzo continuamente, davanti alle sue amiche, davanti alla sua famiglia, davanti agli altri Auror come fai sempre… dico, magari potrebbe pensarci un po’ di più.»
È incredibile. Io davvero non ho idea di come sia possibile che una ragazza ti faccia perdere la testa in questo modo. Vorrei proprio saperlo. Quegli occhi che ha… nemmeno l’oceano più bello del mondo magico o babbano potrebbe anche solo avvicinarsi minimamente al colore che hanno. E i suoi capelli rossi… se potessi passerei ore ad accarezzarglieli. E invece il massimo che mi posso permettere è guardarla passare davanti alla mia scrivania ogni giorno. Ogni giorno la stessa storia, ogni giorno un vestito diverso, uno più bello dell’altro. Ogni giorno cerco di fare la pausa caffè alle dieci e sette minuti perché so che lei è là, sempre alla stessa ora, precisa come un orologio svizzero. E ogni giorno arrivo quei due minuti dopo, perché mi ha fermato il signor Gretch, o perché dovevo finire di compilare chissà quali pratiche. Ogni giorno.
E incontro Amy. Tutti, in ufficio, credono che ci sia qualcosa tra noi, ma non è così. È solamente una seccatura bionda piena di make-up. Che poi, a me neanche piacciono, le bionde.
Le rosse sì però. Se hanno gli occhi azzurri. E se il loro nome inizia per R. E se… oh, insomma, se è lei va bene, altrimenti anche no.
«Scorpius, mi è venuta un’idea geniale.»
«Detesto quando lo dici in quel modo…» protesto passandomi una mano sugli occhi.
Ovviamente lui non mi ascolta e continua: «Ogni mattina le lascerai un regalo sulla scrivania, una rosa, per esempio. Non dovrai firmarti né farti vedere da anima viva. Hai capito?»
«Arriva al Ministero alle cinque e mezza di mattina, me l’ha detto il portinaio. Come devo fare? Non posso svegliarmi alle tre di mattina!»
«Oh, zucca vuota, hai intenzione di sistemare le cose con lei o no?»
Ci penso. Mi toccherà svegliarmi alle tre di mattina e chiedere un favore a Lily. Accidenti, chi vuoi che mi possa vendere una rosa fresca ogni mattina se non la sorella di Al?
«Al, tua sorella è l’unica che può prepararmi una rosa al giorno alle tre di mattina. Può aiutarmi, vero?»
«Penso di sì. Mandiamole un gufo. Dov’è il tuo?»
«Oh, accidenti, dove diavolo si è cacciata? Polpetta! Polpetta!!»
Al mi guarda in modo strano.
«Che c’è ora…?»
«Polpetta? Seriamente?» mi dice lui trattenendo una risata. Subito dopo abbassa la testa, vedendo volare verso di lui una piccola furia marrone chiaro. Polpetta si appoggia sulla mia spalla e zampetta leggermente sistemandosi, le accarezzo la testa bruna.
«Vieni, piccola, non ascoltarlo, è brutto e cattivo. Vero? Sì, sì, lo è.»
«Scorp, lasciatelo dire, davvero ti vedrei bene come padre.»
Mi va di traverso la saliva.
«Al, non dire sciocchezze.» continuo legando il biglietto alla zampa del mio gufo. «Lily Potter» sussurro.
«No dai, seriamente. Magari di un bel Malfoy-Weasley.»
«Sì, certo. Alice non ti soddisfa abbastanza? Devi rompere i coglioni a me?» esclamo seccato. «È già bene se accetterà di uscire, cosa che vedo parecchio difficile…» concludo con aria sconfitta.
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Tuo, ~h
ChickLitTredici anni. Tredici fottutissimi anni. Ecco il tempo che ho passato a guardarla, a cercare di farla innamorare di me, a tentare l'impossibile. E poi, quando sembrava andare tutto per il meglio... bang!, eh no, caro Scorpius Hyperion Malfoy, non...