§ Brividi, criceti e magia proibita

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§ Brividi, criceti e magia proibita

Rose è stata dimessa e ora passo molto tempo con lei, le sto rispiegando tutto quanto, a partire dal fatto che il mondo magico esiste, cosa che aveva dimenticato. Aveva scordato Hogwarts, la magia, il Quidditch, che a scuola le piaceva tanto, e me. Ha dimenticato chi fossi. E fa male, molto male.

«Ciao Scorpius! Cosa facciamo oggi?» mi chiede, esaltata come una bambina.

«Facciamo la stessa cosa che faccio da due mesi: cerco di farti ritornare la memoria.» le rispondo cupo.

«Ma perché è così importante per te?»

Perché tu mi amavi Rose, potevamo finalmente restare insieme e avere una famiglia, invece no. Merlino, che ti ho fatto per meritarmi solo sfighe?

«Perché… perché di sì.» rispondo alla fine. Le prendo la mano e usciamo dal locale in cui eravamo, questa volta proverò una cosa che non dovrei provare. Al diavolo le regole, qui si tratta di Rose.

Andiamo a casa mia, il tempo di prendere la mia scopa e siamo di nuovo pronti a partire.

«Sei sicura di non ricordare come si vola?» le chiedo speranzoso, lei scuote la testa.

«Okay, bene, una gamba di qua e una di là, aggrappati a me, manca solo che tu cada…» lei fa come le ho detto e partiamo.

«Ma Scorpius, come fai a manovrare la scopa?»

«Ce l’hanno insegnato a Hogwarts, il primo anno.»

«A me piaceva andare a scuola?»

«Oh, sì, certo che sì. Adoravi la scuola ed eri la più brava, facevamo sempre a gara a chi prendeva i voti più alti e a volte vincevi tu e a volte vincevo io. A scuola mi odiavi, ti facevo sempre degli scherzi, ti rovinavo le cose, ti mettevo in imbarazzo davanti agli altri… ma credimi, lo facevo soltanto per attirare la tua attenzione. Mi dispiace Rose, guarda in che casino ho combinato questa volta…»

Lei mi accarezza un fianco, ho i brividi.

E poi lo vedo, il vecchio magazzino. Plano verso l’ingresso, scendiamo dalla scopa ed entriamo.

«Scorpius? Che cos’è questo posto?»

«Vediamo se te lo ricordi.»

«Mh… no, ma fa paura. Andiamo via.»

«No. Devi ricordare. Ricordati Rose! Avanti, fammi vedere chi sei!» le urlo, arrabbiato, arrabbiato con il mondo che non mi dà una mano a risolvere questo casino, arrabbiato con me stesso che, porca miseria Scorpius, non ne fai una giusta, e arrabbiato con lei, che non dà segno di voler ricordare.

«Scorpius, mi fai paura… io n-non… r-ricordo niente d-di tutto questo… s-scusami…»

«Esco un attimo.» annuncio cupo. Vorrei gridare. Vorrei alzarmi e gridare la mia rabbia, la mia frustrazione. Ma non lo faccio.
Una lacrima riga la mia guancia sinistra.

«Va… va tutto bene Scorpius?»

«Andiamo, ti riporto a casa.»

Durante il viaggio nessuno dei due apre bocca. Ero sicuro che avrebbe funzionato, volevo che funzionasse.

«Ecco, sei a casa. Ciao.»

«Ciao Scorpius.»

Sfreccio via velocemente perché non mi veda piangere, poi vado da Al.

«Che è successo?» mi chiede lui sulla porta, probabilmente si è appena svegliato, ci metterà un po’ a far carburare il criceto che gli mette in funzione i neuroni.

Tuo, ~hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora