Luce e tenebre

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Mentre precipitavo e ridevo a crepapelle, io ero per l'ennesima volta un estraneo, qualcuno che il mio corpo non riusciva a riconoscere. Da una parte volevo svegliarmi, volevo dare un freno a tutto, ma dall'altra c'era quella versione di me che mi teneva ancorato in quell'incubo sempre di più. Avevo paura, infatti, che anche nel presente la parte più oscura di me sarebbe venuta fuori e avrebbe fatto fuggire tutto ciò che mi avrebbe potuto circondare.

Nella vita quotidiana avevo sempre tenuto a bada quel mostro, lo avevo fatto con tutte le mie forze. In questi dannati incubi lui era molto più forte di me e ha sempre avuto il pieno controllo. Mentre ero preda di quell'abisso senza fondo, qualcosa, o meglio, tutto cambiò.

La caduta sembrava essere cessata e rimasi per alcuni secondi in balia di un vuoto che, pur essendo di un nero impenetrabile, iniziava ad essere contornato di piccole luci, luci così piccole ma che insieme cercavano di essere una vera e propria fonte di calore.

Iniziavano a prendere le sembianze di un tipo di speranza che quel luogo non aveva mai conosciuto

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Iniziavano a prendere le sembianze di un tipo di speranza che quel luogo non aveva mai conosciuto. Quel nero impenetrabile sembrò scomparire e io ero immerso in quel bianco sempre di più luccicante.

Per la prima volta, in quegli incubi, mi stavo sentendo vivo. Una vitalità che avevo chiesto, ardito, bramato così tanto.

Quando tutte quelle piccole stelle mi furono attorno, queste entrarono nel mio corpo.

Una sensazione di calore intenso, di piacere coeso con quell'ambita voglia di vivere stavano esplodendo in me ed io ne ero, per la prima volta, felice.

Qualcosa era entrato nel mio corpo, qualcosa di puro, qualcosa che il male non avrebbe mai riconosciuto.

Pensai quindi di non essere più fragile, di poter contrastare quelle oscurità ad armi pari.

Ma quella luce che avevo dentro mi sussurrava dei piccoli versi che non riuscivo a capire. Questa era dentro di me, ma sembrava terribilmente lontana, una sorta di eco che rimbalzava in me ogni secondo.

Ed ecco che altre immagini mi balenarono negli occhi. Mi rividi di nuovo immerso in quegli incubi e mi guardavo da lontano. Osservai quella versione di me tremolante nella stanza, quella che seguiva la propria stessa voce, quella che si ritrovava dinanzi al mostro, quella che fronteggiava se stesso e la statua dell'angelo. Ogni scena aveva qualcosa in comune: Me. Tutto mi era più chiaro.

Quella luce era sempre stata in me, ma purtroppo l'avevo lasciata andare nel corso dei vari incubi. L'avevo abbandonata.

Ma in quel momento ero ritornato ad essere me stesso, non avevo più paura, niente avrebbe potuto scalfirmi.
Un rumore assordante, all'improvviso, risuonò nelle mie orecchie. Erano urla di dolore, di lacrime di un bambino, rimproveri di qualcuno più in lontananza. Mi guardai attorno e di fronte si stagliava quella versione di me stesso che non riconoscevo. Il mostro.
<< Ed eccoci qui... Io e te. Vedo che sei migliorato, sei più forte>>
Mi guardava con quegli occhi lucenti e io non potevo fare a meno di avere quella dannata voglia di ucciderlo, di distruggerlo.
<< Pensi che io non sappia cosa stai pensando? Lo so che vuoi uccidermi, prego fai pure.>>
Non me lo feci ripetere due volte e mi avvicinai. Mi guardava fisso negli occhi e rideva, come se, anche in quella
situazione, fosse sempre un passo avanti. Per la prima volta, lo ferii. Lui indietreggiò, ma ecco che un dolore mi pervase.
<<Vuoi riprovare?>>
Rideva, rideva così tanto. Non importava quanta luce avessi, quel mostro aveva sempre quel qualcosa con cui travolgermi.
<< Non lo vedi? Siamo collegati. Se mi ferisco ti ferirai anche tu, se muoio sarai anche tu a morire.>>
Quella ferita, che avevo procurato, man mano veniva ricucita e, di conseguenza, anche la mia.
Le gambe mi tremavano come se, posto dinanzi a quell'assurda verità, tutta la mia forza appariva inutile, così inutile che ne venni meno.
Ad un tratto non mi sentivo più padrone di quella luce ed ero un estraneo che guardava quelle due versioni di me dall'esterno.
Ed ecco che queste si fusero per una battaglia lampo, si scontravano, si respingevano ed io risentivo sulla mia pelle ogni singolo colpo, ogni singolo sforzo. Luce contro tenebre, bianco contro nero, felicità contro paura e io ero in mezzo ad attutire tutti i colpi, ne ero travolto.

<<Devi scegliere, sii luce,>> mi diceva la versione di me pura.<< Sii tenebre!>> sussurrava invece l'oscurità.
Ma io avevo già una scelta. Volevo essere luce, volevo ritornare a sentire il calore, la forza, quella vitalità.
<<Io voglio essere luce!>>

Lo scontrò si fermò, tutto divenne silenzioso. Restai in trepida attesa. Quella versione di me pura mi rincorse e mi abbracciò. Mentre ero in contatto con essa, stava riemergendo quella sensazione di splendore, di limpidezza. Ma come una folgore, ecco che le tenebre mi strapparono via.

Non avrei mai potuto essere completamente luce.

Mentre assorbivo tutto, dalla pura felicità al dolore, dal coraggio alla paura, dall' amore all'eterno odio, soccombevo.
Tutto sommato ero ancora vivo e respiravo. All'interno, però, una lotta tra luce e tenebre era in corso, ognuna che voleva primeggiare sull'altra. Ero condannato a vivere in bilico,
A vivere con il fiato sospeso,
a spostarmi tra luce

e tenebre.
Con questa consapevolezza non restava altro che arrendermi e accettarmi. Ecco quello che ero. Io ero luce e tenebre. Ero sia frutto della loro fusione sia frutto di quella magnetica lontananza.

Per la prima volta, mi sentii infinito.

Il mio piccolo infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora