BENNY - 1

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C'è una cosa che amo più delle tette di Susan, e non mi sto riferendo al mio pisello, cioè lui tecnicamente occupa il secondo posto delle cose che amo. Ma al primo posto c'è mia madre. E devo gestire il casino che sta succedendo a casa. Il casino è stato provocato da mio padre. Ha perso il lavoro, la mamma arrangia di qua e di la con lavori mediocri, passa da una casa all'altra svolgendo pulizie domestiche, ma i soldi non sono comunque abbastanza per mandare avanti la famiglia. Conclusione: devo trovarmi un lavoro, qualsiasi cosa che possa risollevare la famiglia dal disastro che ci sta facendo crollare. La situazione è diventata quasi irrecuperabile, mio padre ha avuto la brillante idea di giocarsi gli ultimi risparmi ai casinò, tentando una fortuna che ovviamente non ha mai conquistato. Il risultato? Mia madre l'ha cacciato di casa senza pensarci due volte. Conclusione? Io e mamma tiriamo avanti. Perciò mi sono messo alla ricerca di un lavoro. Me la cavo in matematica. Ho messo un annuncio nella biblioteca della scuola:

LEZIONE DI MATEMATICA PRIVATE

PER INFO CHIAMARE IL NUMERO INDICATO.

Sono passati ben 9 giorni, e non ho ricevuto nemmeno qualcosa che si avvicinasse lontanamente ad una telefonata inerente all'annuncio. La prima volta era di Flanny che mi prendeva letteralmente per il culo. Aveva chiamato con un numero anonimo. Lo avevo sgamato al primo "Ti va di contare i miei orgasmi insieme?"

"Flanny!"

"Ho sbagliato numero. Salve. Arrivederci. Addio"

Poi gli diedi del coglione quando lo incontrai il giorno dopo a scuola. Si comporta spesso come un coglione.

Le lezioni sono finite, ho appena messo piede fuori dal cortile della scuola, quando mi sento tirare da un braccio, mi volto verso una ragazza minuta dai capelli castani. Mi sta fissando, come per capire se sono realmente io. E' inquietante.

<< Sei tu quel Benny Turner che ha messo l'annuncio in biblioteca?>> domanda continuando mentre mi squadra minuziosamente.

<< Si. Sono io>> rispondo fissando la sua presa, che non ne vuole sapere di mollarmi.

Dopo un tempo che sembra infinito, perché continua a esaminarmi a fondo, non capisco cosa stia cercando in me, comunque dopo questo infinitesimale decide di parlare << puoi venire a fare lezione di matematica a mia sorella?>>

<< Tua sorella frequenta questa scuola?>>

<< No. Quando sei libero per le lezioni?>>

<< Tipo...anche adesso>> la butto là, non so, la cosa mi continua a inquietare, sarà il suo modo di guardare, mi sento sotto esame.

<< Meglio, così ti togli il pensiero >> risponde. Non mi pare una risposta sensata da dare, ma decido di seguire la ragazza minuta dai jeans strappati e una maglietta troppo larga a maniche corte nera, con un fulmine gigante bianco stampato davanti. Se non fosse per i tratti delicati del viso, assomiglia a un maschiaccio.

<< Sono Loris comunque. Sono al primo anno. Mia sorella invece all'ultimo.>> esordisce mentre camminiamo.

Quando arriviamo davanti la sua proprietà, per poco non mi strozzo. E' senza ombra di dubbio la casa più grande che abbia mai visto. E la mia faccia sconvolta la fa subito parlare: << I miei sono chirurghi>>

Percorriamo il lungo vialetto di ghiaia sabbiosa e prima di bussare mi dice di strofinare le scarpe sullo zerbino. Quando apre il portone d'ingresso, vengo accecato dalla luce che riflette il marmo della grande scalinata elegante piazzata in fondo. Una donna con una mise da cameriera ci accoglie.

<< La mamma? L'ho trovato!>>

La donna sobbalza, fissando prima me e poi Loris.

<< E' lui?>> domanda indicandomi, poi si strofina le mani sul grembiule bianco con i decori all'uncinetto nei contorni ricurvi.

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