MAEBenny Turner era assolutamente il ragazzo più testardo che io avessi mai conosciuto. Aveva deciso che sarei dovuta uscire dai miei pochi metri quadrati, e ci era riuscito. Non avevo avuto scelta, ne il diritto di rifiutare, non aveva voluto sentire ragioni,non mi aveva assecondato come il resto della mia famiglia. E forse tutto questo mi piaceva, per la prima volta dopo tanto tempo c'era qualcuno che si opponeva. Non mi difendeva, non mi giustificava.
IO NON FACEVO PENA A BENNY TURNER
<< Sei sicuro di aver chiesto il permesso a mio padre?>> domando.
<< Si, certo, per chi mi hai preso?>> credo stia sorridendo.
<< Perché credo che tu non l'abbia fatto?>><< Perché devi ancora imparare a fidarti di me >>
Fidarmi...
<< Sono qui con te, è già qualcosa>> dico un po sulle mie.
<< Già..>> la sua voce è tiepida, quasi un sussurro, non è compiaciuto di se, è solo...contento, credo. Indossa un cappellino sportivo.
<<Quindi dove andiamo? >>
<< Sai in questi casi è comodo andare ad un appuntamento con una ragazza cieca, la sorpresa funziona alla perfezione>>
<< Appuntamento?>> non so perché la mia mente si è concentrata solo ed esclusivamente su quella parola. Come se fosse la parte grammaticale più importante dell'intera frase. Magari lo era...e non lo sapevo ancora.
<< Si be...lo è >>
Dopodichè Benny accese la radio a tutto volume e non fiatò molto per il resto del viaggio, che non fu poi così lungo.
Quando arrivammo fu un'ondata, in tutti i sensi, di odori, suoni, e sensazioni. Mi attraversarono senza avvisarmi, ero improvvisamente piena dentro. Ero in una giostra che non smetteva di ruotare.
***
BENNY
Mi sento leggermente agitato, si be l'ho praticamente costretta a venire con me, e non so la minima idea di come evolverà la serata, se vorrà scappare via, restare o non lo so. So solo che guardandola non riesco minimamente a capire a cosa stia pensando. E' li, al centro della spiaggia, gli occhi bui, le mani aperte libere, i bordi del vestitino rosso che creano delle onde al passo con il vento,e nient'altro, solo noi.
Mi avvicino per prenderle la mano, si volta immediatamente come per guardarmi.
<<Andiamo >> le dico.
Poco più avanti sull'altro lato della costa, sta per iniziare un concerto, ed è li che andremo. Non appena aumento il passo, ed entro nella folla, mi stringe la mano, mi volto per guardarla, e nel suo viso traspare terrore.
<<Tranquilla, siamo ad un concerto >>
<< Ci sono tante persone>> sussurra.
<< Si, ed è ok>>
Qualcuno ci urta, si aggrappa del tutto al mio braccio.
<< Andiamo via >> dice.
<< Ma siamo appena arrivati>>
<< Voglio andare via >>
Stringe sempre di più.
<< Mae, andrà bene >> mi volto verso di lei, le luci del palco le illuminano il viso di mille colori.
<< No, io...io non sono come te, e non lo diventerò mai!>>
<< Non ti sto chiedendo questo>> rispondo.
<< Si invece! Tu non capisci...tutto questo non fa per me, non ci vedo, nulla ha senso. Non puoi capire cosa significhi per me non poter essere una persona normale, fa schifo stare così. Non ho più nulla, non mi rimane più nulla, non sono più io >>
Per un attimo vedo quello che vede Mae, buio, e tutto ciò che provo si concentra in un unico momento, la sua bocca, il suo gusto, il contorno screpolato del suo labbro superiore, la sua lingua sorpresa che non ha la minima idea di cosa stia accadendo. La bacio. Perché ne ho voglia, perché ne ha bisogno, perché ne ho bisogno, perché è bellissima. Non so se i baci hanno sapore, ma questo...questo è diverso, ha il sapore di Mae, ed è dolcissimo.
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IMAGINE
RomanceSe Benny Turner non avesse attaccato quel volantino sulla bacheca della biblioteca della scuola, Mae Watson sarebbe rimasta il fallimento di se stessa. Se Mae Watson non avesse accettato quella proposta, Benny Turner non avrebbe mai imparato a veder...