3. Mille universi

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Non so perché, ma ebbi un senso di sollievo quando Marta interruppe quella situazione. Infondo è vero, ero un po' ubriaca, ma non al punto di non riuscire più a controllare i miei ormoni.
Il ricevimento ormai stava giungendo al termine. I pochi invitati rimasti iniziavano ad incamminarsi verso le macchine. Io, Marta e Riccardo e gli amici più stretti, saremmo rimasti a dormire nella villa.
Io e Niccolò non c'eravamo più incrociati quella notte. E non mi dispiaceva, ormai l'alcol aveva fatto il suo circolo e io ero finalmente tornata in me. Mi avvicinai alla mia amica e mi sedetti nella sedia accanto alla sua.
"Sono esausta, penso di andare in camera e collassare a letto" le dissi.
"Lascia perdere, vorrei farlo anche io. Se solo quel pirla del mio nuovo marito non fosse così ubriaco" disse sorridendo.
"Sei felice bambina?" le chiesi.
"Da morire, penso sia andato tutto benissimo. Ma adesso che ci penso, ricordo male o prima ti ho visto con Niccolò? Eccessivamente vicini?" disse facendomi l'occhiolino e dandomi colpetti con il gomito.
"Smettila cretina, ricordi male comunque. Lo sai che a te l'alcol fa un effetto strano" le dico alzandomi e cercando di dileguarmi "io vado in camera. Ci vediamo domani mattina per colazione."
Mi alzai dalla sedia, prendendo la stoffa di vestito tra le mani per non inciampare.
Mi guardai intorno, tra gli amici rimasti se ci fosse Niccolò, ma non lo vidi.

Perché lo stai cercando poi, che te frega. Pensai.

In effetti è vero, non lo conoscevo. Perché doveva interessarmi?

Arrivai di fronte alla mia porta, mi fermai per cercare la chiave della stanza. Frugavo nella borsetta ma non riuscivo a trovarla. Eppure la borsetta era minuscola. Mi inchinai e buttai per terra gli oggetti all'interno della borsetta, facendo un po' di casino, ma tanto tutti erano di sotto e non me ne preoccupai più di tanto.
"Ma porca zozza, ma come ho fatto a perdere la chiave mò!" dissi a voce alta.

All'improvviso sentii la porta dietro di me aprirsi. Mi girai e vidi Niccolò con gli occhi socchiusi, si appoggiò al lato della porta e si mise a braccia conserte. E sorrise beffardo.
"Fammi indovinare... non riesci a trovare la chiave della tua stanza?" chiese.
"No sono qui a svuotare la borsetta per terra per sport, perché mi va! Sai mi piace creare della suspense!" dissi acida.
Non è che ce l'avessi con lui, ma ero abbastanza irritata dal fatto che non trovavo la chiave, in più ero stanca. E il fare di questo ragazzo mi irritava, probabilmente era per il fatto che, inspiegabilmente, mi sentivo attratta da lui, senza nemmeno conoscerlo.
"Senti ragazzì, fai un bel respiro. E se non rispondi così ti do una mano io." mi disse inchinandosi verso di me.
Io gli sorrisi e gli feci gli occhioni da cerbiatto ferito in mezzo al bosco.
"Se se, non mi compri così." disse ridendo.
Continuammo a cercare, ma della chiave nemmeno l'ombra.
"Madonna non riesco più a stare in piedi, ho bisogno di dormire e sopratutto di fare la pipì." dissi mettendomi le mani sulla faccia. Lui mi guardò e si mise a ridere.
"Puoi andare nel bagno della mia camera se vuoi. Nel frattempo provo ad aprire la porta in qualche modo." disse indicandola.
Nemmeno il tempo di farlo finire che ero già corsa al bagno.

Uscii dal bagno e lo ritrovai in camera e sobbalzai. Lui si appoggiò sulla scrivania con una mano su un pacchetto di sigarette. E me lo porse.
"Mi dispiace, niente da fare per la porta. Se vuoi puoi dormire qua." mi disse serio.
In quel momento non sapevo cosa fare. La stanchezza stava prendendo il sopravvento, non sarei riuscita ad aspettare ancora che si chiamasse un fabbro per aprire la porta. Ma non potevo nemmeno dormire con lui, era uno sconosciuto. Non so, ma dormire con qualcuno la vedevo come una cosa anche più intima di fare l'amore. Ma la stanchezza e la voglia di dormire erano più forti degli altri pensieri.
"Solo con due cuscini che ci separano!" dissi io prendendo una sigaretta da lui offerta.
Lui si mise a ridere e disse che andava bene.
Uscimmo fuori e ci fumammo quelle sigarette guardando il cielo, incredibilmente in silenzio. Senza dire una parola per tutto il tempo. Come se l'uno non volesse disturbare l'altra e viceversa, mentre eravamo intenti ad ammirare il cielo stellato. Finita la sigaretta, lui si alzò e aprii la porta facendomi entrare per prima. Io sorrisi e lo ringraziai con un gesto.
Avevo ancora il mio vestito lilla lungo addosso, non avevo vestiti in quella camera ovviamente. Tutte le mie cose erano nell'altra stanza.
"Vuoi dormire con quello?" disse indicando il vestito.
"Beh non ho scelta" dissi facendo spallucce "non dormo mica nuda."
Lui si inchinò nella sua valigia e tirò fuori una maglietta bianca.
"Tieni va, vedi di non rovinarmela!" mi disse. Io tesi il braccio per prendere la maglietta.
"Ma non preoccuparti guarda!" dissi sorridendo "grazie comunque molto gentile." dissi prendendo la maglietta e avviandomi in bagno per cambiarmi. Lui prese il cellulare in mano e si sedette nel letto, rivolto verso il bagno.
Io entrai in bagno, e non so perché, o forse si, la mia testa mi disse di lasciare la porta uno spiraglio aperta. Mi piaceva provocare, stuzzicare. Mi piace sapere che, forse, qualcuno mi stava desiderando. Beh, non sarebbe stato strano che tutto ciò che successe durante il matrimonio, fosse frutto dell'alcool.

Iniziai con abbassare la zip al lato del vestito, e me lo sfilai piano. Dallo specchio vidi che Niccolò aveva la testa abbassata nel telefono, l'alzò e la riabbassò velocemente. Poi forse notando la porta aperta, rissollevò lo sguardo e vidi che iniziò a guardarmi, non notando che io potessi vederlo.
Sfilai il vestito da sotto i piedi, mi abbassai per prenderlo e lo misi su una sedia. Guardavo Niccolò che si era messo una mano nel viso, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, che continuava fissarmi.
Presi la sua maglietta e la indossai. Mi copriva a malapena i glutei. Vidi Niccolò che sorrise.
Mi piaceva il fatto che lui non sapeva che lo stessi guardando. Presi uno spazzolino da denti, di quelli che ci sono negli hotel, e m'inchinai in avanti sul lavandino per lavarmi i denti. Come m'inchinai, i miei glutei erano completamente scoperti. E in un momento vidi Niccolò che sbuffò e roteò gli occhi e disse qualcosa tra se e se. Io sorrisi.
Finii di sistemarmi e uscii dal bagno come se niente fosse. Niccolò di fretta fece per riprendere il telefono e si schiarii la voce.
"Beh mi dispiace, ma la maglietta sta decisamente meglio a me." disse con un mezzo sorriso.
"Mmm, secondo me non è davvero quello che pensi. Ma facciamo finta sia così." dissi appoggiandomi alla scrivania con un bicchiere d'acqua in mano. Si alzò, si avvicinò terribilmente a me facendomi sobbalzare, e prese un bicchiere d'acqua. Capii che a quanto pare non ero l'unica a cui piaceva provocare. Così li lasciai il mio posto e lo lasciai appoggiare alla scrivania.
"È così. Pare che c'hai un vestito addosso" disse indicandomi con la mano. Io mi avvicina a lui, mantenendo una certa distanza di sicurezza.
"Niccolò. La prossima volta che guardi una ragazza nel bagno, assicurati almeno che lei non veda te" gli dissi a bassa voce mettendoli il dito nel petto. Soddisfatta, e pensando di aver ormai vinto questa sorta di battibecco mi riallontanai. Lui si mise a ridere e annuí.
"È vero, hai ragione. Però mi dispiace, ma il fatto che tu mi abbia visto e non hai chiuso la porta, mi fa capire che infondo infondo essere guardata ti faceva piacere." disse sollevando un sopracciglio.
Non sapevo che dire, mi aveva beccata e sinceramente molto stupidamente non me l'aspettavo. Mi ero data la zappa sui piedi da sola.
"Pff!" sbuffai non sapendo cosa dire. Lui iniziò a fare qualche passo verso di me.
"Si pff, brava. Sta zitta che è meglio" disse con un mezzo sorriso mentre continuava ad avvicinarsi.
Io in silenzio continuai ad indietreggiare fino a quando non sentii il muro dietro la mia schiena. Niccolò mise una mano sul muro. Io alzai un sopracciglio e lo guardai con aria di sfida. Vedevo il suo volto che piano piano si avvicinava al mio. Lo guardai negli occhi, e subito dopo i suoi occhi si incastrarono nei miei. Aveva degli occhi così belli, così profondi. È come se ci potessi cadere e perderti.
Scesi con lo sguardo, e gli fissai le lebbra socchiuse. Così carnose, aspettavano solo ad essere baciate. Lui mi guardò e sorrise. Io sentivo il cuore battere all'impazzata. Mi mise le braccia attorno al bacino e lo avvicinò al suo. A quel punto non c'era più distanza tra di noi. Sollevai il viso verso di lui. Sfiorai le sue labbra, e mi allontanai. Luimi mise una mano tra i capelli. C'era un silenzio tombale nella camera, si sentivano solo il nostri respiri ormai pesanti. Spinse la mia testa verso la sua e iniziammo a baciarci passionalmente. Gli misi le mani tra i capelli, come per bloccare la sua testa. Come se volessi che quel bacio non finisse mai. Mi mise le mani sotto le cosce, mi prese di peso e mi buttò nel letto. Continuavamo a baciarci come se entrambi non avessimo aspettato altro per tutto il giorno. Mise una mano sotto la maglietta, e iniziò ad accarezzare la mia pelle. Io chiusi gli occhi. Ma istintivamente gli presi la mano per fermarla.
"Aspetta" gli dissi "forse è meglio di no." Mi alzai dal letto e mi misi la testa tra le mani. Come se sapessi che se fossi andata oltre probabilmente me ne sarei pentita il giorno dopo. Mi stavo facendo prendere dagli ormoni, ma forse per il mio bene avrei dovuto fermarmi.
Mi conosco, so come sono. Non sono mai stata una di quelle persone a cui interessava farsi delle nottate così con un ragazzo e poi scappare dalla camera la mattina dopo. Non sono mai stata una da una botta e via. Certo ci sono state anche quelle volte, ma sentivo che questa volta avrei fatto uno sbaglio. Perché? Perché poi ci avrei pensato anche il mattino dopo, e quello dopo, e quello dopo ancora. Niccolò mi aveva colpito dal primo istante in cui l'ho visto, e so che non mi capita spesso, anzi. E non volevo scottarmi, non dopo essere riuscita finalmente ad uscire da una brutta relazione che mi ha fatto soffrire.
Indietreggiai, come se volessi scappare ma purtroppo non avevo nessun posto dove andare.
"Scusami se ho fatto qualcosa di sbagliato."disse venendo verso di me.
"No, no non ti preoccupare. Non hai fatto niente di sbagliato, anzi. È che io, cioè io..." cercai di dire, ma non sapevo come uscirne. Non volevo dirgli quello che avevo in testa. Non mi sembrava ne il momento ne probabilmente la persona giusta a cui dirlo. Infondo non lo conoscevo per niente.
"Senti non devi dire niente. Ora ci mettiamo a dormire, siamo entrambi stanchi." mi fece sedere nel letto.
Io mi coricai, in silenzio. Lui mi coprí teneramente con le coperte e mi diede un bacio tra i capelli.
Sospirai, non ero abituata a queste attenzioni, nonostante fossero dei piccoli gesti.
Lui prese una sigaretta e andò fuori nel balcone.
Nemmeno il tempo di vederlo rientrare nella camera, che cadetti in un sonno profondo.

Del mio sogno la parte migliore  // Ultimo COMPLETATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora