23. Vorrei soltanto amarti

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Avevo passato la notte completamente in bianco. Non chiusi occhio. Mi alzai dal letto alle 8 solo perché ero esausta di stare a girarmi e rigirarmi nel letto. Controllavo il cellulare ripetutamente nella speranza di ricevere una chiamata o un messaggio da Niccolò, cosa che non avvenne.

Mi trascinai in bagno, aprii il rubinetto e mi sciacquai il viso con l'acqua gelida. Mi guardai allo specchio, ero uno zombie. Avevo delle occhiaie molto marcate, ma come poteva essere altrimenti. Lasciare le discussioni a metà mi stressava ancor di più di una discussione vera e propria.

Dopo un paio d'ore decisi di provare a chiamare Marta, nella speranza di trovarla già sveglia.
"Pronto?" disse con la voce assonnata.
"Ti ho svegliato?" le chiesi preoccupata.
"No, anzi ti stavo proprio pensando. Ma che è successo? Riccardo mi ha raccontato ma volevo sentirlo da te."
Le raccontai tutto per filo e per segno.

"E ora non so se chiamarlo, se andare a casa sua. Se faccio io il primo passo sembra che mi voglia scusare. E sicuramente non ho colpe." dissi.
"No infatti in questo caso hai pienamente ragione, aspetta che si faccia vivo lui."
"Il problema è solo che odio aspettare e non sapere."
"Lo so ci credo Ale, beh fai quello che ti senti. Aggiornami ok?"
"Va bene, ci sentiamo dopo."

Che palle, che faccio?

A pensarci a mente fredda, visto che sono una persona con un'eccessiva empatia, potevo capire Niccolò. Anche io, mettendomi nei suoi panni, se avessi visto una scena così con lui protagonista non ci avrei visto più. E probabilmente anche io avrei preferito passare la serata da sola. Però sotto questo punto di vista io sapevo il mio, non sapevo il suo. E sapevo che io avrei preferito finire la serata da sola perché sarei stata troppo incazzata anche per parlare, o per essere toccata, anche se non fossi stata arrabbiata con lui. Anche lui era così?

Ho sempre pensato che io e Niccolò fossimo così diversi, ma allo stesso tempo così uguali. Eravamo quasi sempre d'accordo, quando non eravamo d'accordo riuscivamo a trovare un punto d'incontro. Io facevo ridere lui, lui faceva ridere me. Lui faceva emozionare me con le sue canzoni, io non smettevo di ricordargli quanto fosse prezioso per me.

Erano passate solo poche ore dalla notte passata, e Niccolò mi mancava da morire. Erano le sei del pomeriggio e di sue notizie nemmeno l'ombra. Avrei voluto correre fino a casa sua, anche solo per dirgli che mi stava facendo star male con questo suo silenzio, ma l'orgoglio mi bloccava.

Dopo un po' mi decisi a chiamare Adriano, almeno per sapere se l'avesse sentito.
"Ciao Adri, scusa se ti disturbo..."
"Ciao Ale! Ma quale disturbo figurati."
"Volevo chiederti se avessi sentito Niccolò, è da ieri notte che non lo sento."
"No non l'ho sentito, pensavo foste insieme in realtà. Se non ricordo male vi ho visto salire nella stessa macchina."
"Esatto, e poi ha deciso di lasciarmi a casa e lui di andare a casa sua. Era incazzato nero, e non capisco cosa posso aver fatto io."
"È una testa dura lo sai. Lo conosco bene, ti dico di non preoccuparti. Capisco che è una rottura di coglioni il suo comportamento ma sono sicuro che non sia arrabbiato con te, magari ieri inizialmente."
"Son quasi le 7 e non si è fatto sentire in tutto il giorno. Mi sto iniziando a preoccupare. E se non è successo niente, cosa che spero, questa volta girano i coglioni a me visto che mi sta facendo passare le pene dell'inferno per niente."
"Guarda lo sai, Niccolò è il mio migliore amico ma non posso darti torto."
"Vabbè dai, magari passo da lui. Anche solo per mandarlo a cagare. Grazie mille Adri e scusa il disturbo!"
"Ma quale disturbo figurati! Fammi sapere come va."

Misi giù il telefono e andai subito a cambiarmi. Mi fiondai giù e salii in macchina.

Dopo circa 15 minuti parcheggiai sotto casa sua, guardai il suo balcone ma non vidi niente.
Feci un lungo respiro, sentivo le farfalle nello stomaco, e non in modo positivo.
Misi la mano sulla maniglia dello sportello per aprirlo.
Mi bloccai immediatamente.

No, non ci voglio credere.

Dal portone vidi uscire l'ultima persona che volevo vedere in quel momento, o in qualsiasi momento.
Indossava un top corto con degli shorts sportivi, i capelli raccolti in una coda disordinata, e in mano aveva dei vestiti. Tutti segnali che mi facevano capire che Federica avesse passato la notte li.
Mi si fermò il cuore.

Niccolò's POV

Continuavo a prendere il telefono in mano, aprivo la chat di Alessia, iniziavo a scrivere e cancellavo. Ero andato avanti così tutto il giorno.
È vero, ieri notte avevo reagito male nei suoi confronti. Ma mi ero trovato davanti a una situazione che non mi aspettavo, ero talmente deluso e incazzato dal comportamento del mio amico che ce l'avevo con il mondo. Avevo bisogno di stare solo, e se avessi passato altro tempo con Alessia probabilmente avrei fatto ancora il coglione, involontariamente.

Sentii suonare il campanello, e mi precipitai ad aprire con la certezza che fosse Alessia. Aprii senza chiedere chi fosse, se non fosse stata Alessia sarebbe stato Adriano.
Aspettavo impaziente sulla porta, i passi si facevano sempre più vicino. Erano troppo leggeri per essere di Adriano.  I passi girano l'angolo.

Ma porca puttana, solo questa ci mancava ora.

"Ma che cosa cazzo ci fai qui?"
"Wow che accoglienza calorosa." disse Federica avvicinandosi per darmi due baci, io mi scansai.
"Come ti permetti di venire a casa mia senza preavviso e sopratutto senza chiedere?"
"Io ho suonato, se non mi volevi far entrare non mi avresti aperto."
"Senti solo tu ci manchi ora, che cazzo vuoi? I vestiti? Te li porto subito!" dissi camminando all'indietro verso la mia camera.

Frugai nell'armadio e trovai i suoi vestiti. Li presi, e quando mi voltai per uscire la trovai dentro la mia stanza.
"Quanti bei ricordi in questo letto eh?" disse sedendosi.
"Federica ti do due secondi per alzarti dal letto e andartene."
"Mh, se no cosa mi fai?" disse avvicinandosi al mio viso.
Mi spostai immediatamente.
"Te ne devi andare! Se non te ne vai di tua spontanea volontà ti giuro che chiamo la polizia! Smettila di provarci con me, smettila di cercarmi, smettila di fare qualsiasi cosa che riguardi me! Non mi rappresenti nulla, non provo più nulla, stai arrivando a farti odiare! Ora prendi e vattene!" le dissi urlandole in faccia.
Aveva scelto il giorno più sbagliato che ci potesse essere per mettere in atto uno dei suoi piani insulsi.
"Ma Niccolò..."
"Niccolò un cazzo, via, aria."
Le aprii la porta, e finalmente uscii.
Andai fuori in balcone per fumarmi una sigaretta.
Notai subito la macchina bianca di Alessia, e vidi purtroppo tutto. Federica era appena uscita dal portone, Alessia la vide quasi subito. Vidi il suo viso, la sua espressione.
Mi si spezzò il cuore.

Del mio sogno la parte migliore  // Ultimo COMPLETATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora