26. Il vaso

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Erano passati 9 mesi da quel giorno sopra Roma.
Era aprile, e le giornate primaverili erano sempre più frequenti. Niccolò aveva iniziato a prepararsi per il suo tour, che sarebbe iniziato a fine maggio, e già la sua ansia iniziava a percepirsi. Come dargli torto, chissà cosa si prova a cantare davanti a migliaia di persone che guardano solo te. Sopratutto per Niccolò, a cui interessava e ci teneva così tanto a fare bella figura e far emozionare tutti con la sua musica. Non capiva che non ci voleva chissà che, ci voleva solo la sua voce ed un pianoforte, e la sua voce sarebbe arrivata dalla prima fila, fino all'ultima. Ma lui era fatto così, e io ero innamorata anche di questo lato.
Negli ultimi mesi avevo iniziato a lavorare praticamente per lui, avevo trovato lavoro in un negozio di abbigliamento, adoravo quel lavoro, adoravo stare a contatto con la gente e adoravo il mondo della moda. Ma dopo circa due mesi Niccolò mi supplicò praticamente di lasciare quel lavoro perché voleva che lavorassi per lui e dare una mano a Jacopo e Adriano. La fama di Niccolò cresceva a dismisura, era un po' scappata di mano, in pochi mesi era riuscito a far andare sold out lo Stadio Olimpico, da sempre il suo sogno proibito, che da lì a qualche mesi sarebbe diventata realtà. Così io mi occupavo maggiormente della parte pubblica di Niccolò, le sue interviste, le ospitate, le conferenze stampa prima dei concerti.
All'inizio mi spaventava lavorare per lui, avevo il terrore che stare sempre insieme ci avrebbe fatto male. Invece si è rivelatoche quando lavoravo, io e Niccolò non eravamo quasi mai insieme. Il mio lavoro era fatto maggiormente di email e di continue chiamate, spesso non andavo nemmeno in ufficio, la maggior parte delle volte lavoravo da casa.

Le cose tra me e Niccolò andavano bene, qualche volta si creavano ancora delle discussioni ma niente di che. Tranne che per l'ultimo periodo.
Nelle ultime settimane il mio ex, Edoardo, aveva iniziato a farsi risentire. Sin dai primi messaggi l'avevo detto subito a Niccolò, e discutemmo già da lì. Li feci capire che glielo dissi nel momento in cui praticamente ricevetti il primi messaggio quindi non doveva preoccuparsi, gli stavo dicendo tutta la verità.

Nel primo messaggio che Edoardo mi mandò, scrisse:
Ciao Ale. Ultimamente ti penso spesso, mi chiedevo come stai? Spero che stai bene. Sono tornato in Italia e mi piacerebbe vederti. Non hai idea di quanto io sia cambiato. Dammi solo la possibilità di un caffè.

Non lo risposi.

FLASHBACK

Sentii la porta aprirsi, e poi i passi nelle scale cigolanti della nostra casa ad Edimburgo. Ero esausta, dai pianti, dallo stress, dalla testa che scoppiava.
Sedevo sul divano, con una bottiglia di vino affianco, mentre stringevo tra le mani quell'oggetto.
Edoardo entrò nella stanza, mi salutò. Senza guardarmi, non notò nemmeno le condizioni in cui ero.

Mi alzai di scatto dal divano e gli andai incontro, con una calma incredibile.
"Dí a chiunque lei sia che si è dimenticata queste." dissi lanciandoli quel paio di slip in pizzo addosso.
Lui li acchiappò e mi fissò, incredulo. Probabilmente credeva che fosse così intelligente da non farsi scoprire, p chissà per quanto tempo mi ha nascosto tutto ciò.
"Dove li hai trovati?" domandò abbassando lo sguardo.
"Ah ti preoccupi di questo?" chiesi con un sospiro "Mi fa schifo guardarti in faccia in questo momento."
Lui si innervosì.
"Senti ma che cazzo vuoi? Eh? La nostra relazione è una merda da praticamente un anno ormai. Pensi che me ne sarei rimasto qui a guardare te in faccia?"
"Sei proprio uno schifo di persona, lasciatelo dire. Come ti ho detto dall'inizio, quella è la porta, eri libero di andartene. La casa come ben sai è a nome mio, niente e sopratutto nessuno ti tratteneva qui."
"Lo schifo di persona sei tu, è solo colpa tua se siamo in questa situazione."
"Mia?! Ma tu ti ricordi perché la relazione ha iniziato a rovinarsi? Eh?! Te lo ricordi il motivo Edoardo?!" le lacrime iniziavano a solcarmi il viso, e la mia voce si faceva sempre più alta.
"È colpa mia se non volevo un figlio??!" disse sbattendo un pugno contro il muro.
"Io lo volevo! Mi hai costretta ad abortire, mi hai impedito di dirlo persino alle mie migliori amiche! Tu con la tua cazzo di violenza psicologica! Tu! Sono stata male Edoardo, sai che per me è stato un trauma, sai che io non dimenticherò mai quella sensazione delle occhiate della gente su di me. Non dimenticherò mai quella sensazione nel mio corpo! Mai! E ora mi tradisci, ed è pure colpa mia?"
Gli andai incontro, lo spinsi e gli diedi un colpo nel braccio. Una reazione istintiva, dettata dalla rabbia. Edoardo era un ragazzo muscoloso, e alto. Sapevo benissimo che per lui era come se fosse stato sfiorato.
"Ma come cazzo ti permetti?!" serrò la mascella.
Mi spinse forte contro il muro e sbattei fortemente la testa, perdendo i sensi.

Quando riaprii gli occhi lui non era in casa. Non sapevo se fossero passati minuti, ore.
Sapevo che ero sola, ed ero spaventata a morte. Andai immediatamente in camera, feci le valige con le mie cose più essenziali, ed andai a stare da una mia collega.
Ci rimasi un mese, e poi tornai in Italia.
Non sentii più Edoardo.

FINE FLASHBACK

Non raccontai mai a Niccolò di come finii la relazione tra me ed Edoardo. Se devo essere del tutto onesta non raccontai mai la versione completa nemmeno ai miei amici. Solo Giacomo era a conoscenza di tutto, per filo e per segno.

Ero in cucina mentre fissavo nell'agenda le ultime interviste di Niccolò.
Aspettavo quest'ultimo che mi disse che stava per arrivare, ero felicissima, non lo vedevo da quasi due giorni. Ormai era sempre più impegnato.
Suonarono al campanello e mi precipitai ad aprire la porta.
Istintivamente indietreggiai.

"Come mi hai trovata?"
Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata. I brividi mi percorrevano la schiena, e non erano brividi di piacere.
Lui alzò le mani.
"Non devi aver paura di me, sono cambiato te lo giuro."
"Edoardo te ne devi andare, non voglio che entri in casa mia."
"Ti prego dammi almeno il tempo di farti vedere che sono cambiato!" disse lui avvicinandosi a me.
"Non mi interessa se tu sei cambiato. Mi hai lasciato a terra, priva di sensi. Tu per me sei morto." dissi mentre potevo sentire i miei occhi inumidirsi.
"Non piangere." disse mentre mi accarezzò la guancia per asciugarmi le lacrime.
Gli diedi un colpo alla mano.
"Tieni, giù, le tue cazzo, di mani, dalla mia, faccia." dissi a denti stretti scandendo le parole una per una.
"Ale..."
Continuò ad avvicinarsi a me. Mi spinse a se e mi baciò, non ricambiai il bacio. Ma non riuscii a spostarmi. Non perché volessi stare lì, ma perché era come se mi fossi spenta. Mi sentivo di nuovo indifesa, vulnerabile. Avevo il terrore che se avessi posto resistenza sarebbe degenerata la situazione. Avevo paura. Ero sola. Il mio pensiero non si era staccato da Niccolò, che pregavo non arrivasse in quei momenti.

Non avrebbe capito, e io non avrei saputo spiegarli.

Niccolò's POV

Chiusi la macchina ed entrai nel palazzo di Alessia, il portone era già aperto.
Salii velocemente le scale, non vedevo l'ora di vederla.
Arrivato sul suo piano, mi bloccai alla fine delle scale. Sgranai gli occhi, quasi per mettere più in chiaro la visione che mi si era presentata davanti.
Un ragazzo con i capelli chiari e alto, la stringeva a sé mentre la baciava. Capii immediatamente che si trattasse del suo ex. Non capivo cosa stesse succedendo, non capivo se quello che stavo guardando era realtà o stavo solo avendo un brutto incubo.
Istintivamente non riuscii a dire niente, non riuscii nemmeno ad andare avanti verso di loro.
Era una situazione talmente inaspettata e surreale che l'unica cosa che riuscii a fare era tornare giù, sedermi in macchina, e guidare verso casa mia.
Non riuscii nemmeno ad arrabbiarmi, per ora. Ero sotto shock.
Come poteva farmi questo? Ci siamo sempre preoccupati delle mie ex e la maggior parte delle discussioni riguardavano questo. Ma a quanto pare l'unica cosa di cui dovevamo davvero preoccuparci era il suo ex. Mi aveva deluso così tanto.

Dopo circa un'ora e mezzo il mio cellulare iniziò a squillare.
"Pronto?"
"Dove sei?" mi chiese Alessia.
"Cancellati il mio numero. Non voglio vederti mai più. Goditi la tua vita."
E riattaccai senza nemmeno aspettare una sua risposta. Ora ero arrabbiato, ora potevo iniziare a sentire tutta la rabbia venire fuori. Presi una sigaretta e inizia ad aspirarne quel fumo, paradossalmente come se fosse ossigeno. Non avevo idea di cosa stesse succedendo. Non avevo idea di come gestirla.

Ciao!
Oggi aggiorno ad un orario alquanto improbabile 😅
Che ne pensate di questo capitolo? Vi è piaciuto il flashback?
Per Alessia e Niccolò solo qualche mese di pace. Chissà come andranno le cose 🤷🏻‍♀️
Fatemi sapere cosa ne pensate! 😉

Del mio sogno la parte migliore  // Ultimo COMPLETATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora