Capitolo 7.

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Mi dimessero dall'ospedale il giorno dopo verso le 12:00. Mia mamma ebbe un gran sollievo al vedermi stare meglio.

Prima di uscire dall'edificio vidi arrivare scattante Ariana, lei era sempre presente.

Mi chiese cos'era successo, ma non risposi, ancora ero shoccato da ciò che era successo ieri, così le rispose mia mamma. Lei rimase molto sorpresa ma allo stesso tempo era come se avesse capito qualcosa.

Tornai a casa e Ariana restò con me.

Mio padre non c'era ed era una cosa positiva almeno potevo stare per un po' tranquillo con la mia Ariana. Salimmo in camera mia anche se ero ancora molto stordito..

"Rosario, come stai?"

"Un po' meglio...anche se ancora molto debole. Mi hanno picchiato a sangue"

"Io avrei qualche sospetto sai?"

"Cioè?"

"Ricordi quando mi avevi detto che avevi sentito Liam dire di una specie di missione, di farlo tanto male e altre cose? Beh, io credo che sia stato lui, e poi ultimamente non si è fatto neanche sentire, per me é stato lui, il caso è chiuso"

Ariana poteva avere ragione, ma non voglio immaginare che sia stato proprio Liam a volermi picchiare a sangue. No. Non è lui il colpevole, è impossibile!

Provai a chiamarlo e finalmente rispose.

"Mi spieghi che fine hai fatto?"

"...rosario, scusami, ho avuto problemi a casa e non ho parlato con nessuno e mi sono un po' chiuso in me stesso....ora se mi scusi devo chiudere, mia mamma ha bisogno di aiuto, ciao!"

Mi staccò, la sua voce era molto preoccupata. Era successo veramente qualcosa a casa, dovevo andarlo a trovare, dovevo semplicemente vederlo, mi manca tutto di lui.

Ormai sono quasi cinque giorni che non ci vediamo e sto per entrare in astinenza da Liam Payne, forse non era lo stesso per lui, ma per me si, dovevo vederlo, e il più prima possibile.

Poco dopo entrò mio padre dalla porta, ma questa volta non era così agitato come era sempre, era più cauto, più calmo, era diverso.
Chiese gentilmente ad Ariana di uscire dalla stanza perché doveva parlare con me, lei acconsentì e rimanemmo da soli. Un silenzio di tomba riempì la stanza.

"Devi dirmi qualcosa?"

"Beh si, forse dovrei scusarmi"

Deve scusarsi? Qualcuno gli ha lasciato un incantesimo, non può essere che la mamma lo abbia convinto così tanto da fargli dire la parola 'scusa', troppo strano per essere vero.

"Devo scusarmi per essere un padre così, non capivo cosa significava, fino a quando non ti ho visto in quel letto d'ospedale in fin di vita e si anch'io ho avuto paura di perderti, ho avuto paura di perdere il mio figlio maggiore. Non lo avrei mai accettato."

A queste parole il suo sguardo si direzionò verso il basso e vidi della lacrime cadere a terra. Stava piangendo.

"Papà non riuscirò mai a perdonarti, accettalo. Sei stato cattivo e devi capire che non erano solo lacrime quelle che scendevano."

Lui si pietrificò, era come se gli avessi detto qualcosa di altamente brutto e in effetti era così; si alzò di colpo e se ne andò dalla stanza. Mio padre si sentì finalmente in colpa di ciò che mi aveva fatto.

Papà's POV.

Perché? Adesso perché? Mio figlio mi ha appena rifiutato. Adesso ho capito cosa si prova.

Tutto questo perché era gay. Io sono stato da sempre un omofobo e vedere il proprio figlio attratto da un maschio non è una cosa bellissima, ma io non avrei mai dovuto picchiarlo. Mi sono comportato come un bambino, non avrei mai dovuto.

È tutta colpa mia se adesso lui mi odia, se sua mamma adesso mi guarda con un occhio storto, anche se ormai mi guarda completamente storto e non vuole vedere il mio viso ovunque, cerca di evitarmi sempre. C'è solamente Mattia. Lui è ancora piccolo e non può capire ma dagli sguardi che mi ha mandato mi ha fatto capire che avevo sbagliato. Aveva undici anni, ma sapeva ragionare.

Okay, devo ammetterlo, usare le mani o una mestolo di ferro e picchiare il proprio figlio non è il massimo. Pensavo fosse una specie di sfogo, magari con la consapevolezza di essere odiato dal proprio padre cercava di amare qualche ragazza, ma in effetti non ha senso, se sei gay ami i ragazzi, se sei etero ami le ragazze, e devo devo dunque accettare che mio figlio ha continuerà la sua vita con un ragazzo e non con una donna.

Liam's POV.

Mi sentivo in colpa. Erano cinque giorni che non sentivo Rosario ed avevo un vuoto in me. Ero anche venuto a sapere del suo avvenimento, non ho la più pallida idea di chi fosse stato, ma io ci gioco la testa che sia stato uno del mio gruppo di amici.

Lo odiavano tutti, ma io no.

L'unica cosa che potevo fare era sottomettermi a loro, non potevo dire di no a un gruppo di sei ragazzi, io ero anche da solo, dovevo semplicemente acconsentire ogni loro richiesta, mi sentivo tanto un cagnolino e loro erano i padroni.

Qualsiasi cosa facevo ero sempre pedinato.

Volevo scappare da quel gruppo ma non potevo. Potevo, ma non volevo.

Era tutta una situazione a me difficile e non potevo scappare da ciò. Semplicemente dire si, dire si a tutto.

Rosario's POV.

Nonostante mio padre abbia fatto tutte quelle scenate non abbi un tocco di rimorso di ciò che gli ho detto, doveva capire ciò che ha sbagliato, e solo quando avrà aperto il suo cervello e il suo cuore, potrò dire di essere suo figlio.

Ogni taglio sulla mia pancia, sul mio braccio era perché lui mi aveva fatto del male, tutto quel sangue che era sceso era solo colpa sua, tutta colpa del suo giudizio e del suo disprezzo nei miei confronti.

A dir la verità i tagli non erano solamente dedicati a lui, ma anche a tutta la gente e tutti i giudizi che ricevevo quando abitavo in Italia. Non potevo mai uscire di casa perché sentivo sempre ridere di me o sentivo delle voci che mi prendevano in giro abusando delle parole e tutto quello faceva molto male, non solo al mio cuore, ma il mio braccio soffriva insieme a me per tutti quei tagli che facevo su di me.

Solamente un mucchio di giudizi che continuavano e sembravano non finire più.

Quando rientrò Ariana si sedette accanto a me e mi abbracciò forte. I suoi abbracci erano qualcosa di meraviglioso, ti aiutavano e ti sostenevano qualsiasi fosse la situazione. Ma quell'abbraccio di interruppe da una chiamata un po' inaspettata a me, Liam. Era strano che mi chiamasse lui, in genere lo facevo sempre io.

"Pronto?"

"Rosario, alle sei, solito posto, ti aspetto"

Mi staccò.

-Spazio autore

Ragazzi!! Sono tornato!

Okay forse ho detto che mi fermavo per un po' ma non mi sono trattenuto nel continuare a pubblicare e scrivere capitoli!

Spero che il capitolo sia di vostro gradimento!

Condividete in tanti!
Bacixx.❤️

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