Capitolo V

736 49 64
                                    

Il resto della mattinata passò velocemente tra le chiacchiere delle ragazze nel salone e la cura del proprio corpo nell'ampia stanza da bagno. All'ora di pranzo la Signora aveva fatto portare il pranzo in un carrello portavivande. In dei piattini di plastica giacevano delle foglie d'insalata, un paio di pomodorini e qualche altra verdura scondita. Anche stavolta il pasto fece passare a Bel la voglia di mangiare. La giovane giocò con la forchetta rigirando quella triste pietanza, che rispecchiava il suo umore, finché una delle ragazze non sparecchiò.

Anche il pomeriggio fu piuttosto tranquillo. Maria Isabella riuscì ad affacciarsi ad una delle finestre, scostò i pesanti tendaggi e spiò cosa ci fosse lì fuori. 

Un bosco era distante forse meno di un chilometro. Intorno alla proprietà c'era un alto muretto sorvegliato, ad intervalli regolari, da videocamere di sorveglianza. Il grande cancello di ferro battuto, che sembrava essere l'unica via d'accesso per la villa, era sorvegliato da due omoni in tenuta militare, entrambi imbracciavano un'arma, a distanza Bel non fu in grado di riconoscerle, non che cambiasse qualcosa, non aveva molta esperienza con le armi. Però osservo bene i mattoncini del muro, se si fosse impegnata avrebbe potuto arrampicarsi fino in cima e saltare dall'altra parte. Tuttavia non sapeva come fosse strutturato il resto dell'abitazione. Prese mentalmente nota delle informazioni e si raccomandò di scoprire prima o poi tutto il perimetro dalla tenuta. 

Appena il sole iniziò a tramontare la Signora diede l'ordine a tutte le giovani di rientrare nelle proprie stanze. Isabella sospirò, non voleva tornare in quel tugurio, le metteva un senso di profondo disagio. Non era mai stata claustrofobica, aveva visitato spesso degli scavi archeologici sotterranei e non l'avevano mai turbata; ma ora, in quella situazione, si sentiva soffocare. 

Lars aspettava la bella ragazza sull'uscio della porta, era lui che l'avrebbe scortata nella sua cella, come aveva già fatto. Non vedeva Bel da meno di un giorno, ma era stata il suo pensiero fisso. 

Quando Maria Isabella raggiunse il suo carceriere questo fece per prenderla per il braccio. Bel si scansò leggermente. <Posso camminare anche da sola> disse con tono sprezzante, poi si affrettò ad aggiungere in modo più pacato <non scapperò, te lo giuro>. Lars non ebbe nulla in contrario, annuì solamente, facendo cenno alla ragazza di camminare davanti a lui. 

Isabella ne approfittò per camminare il più vicino possibile alla parete del corridoio con delle finestre. In questo modo poté riuscire a scrutare altri tratti del cortile esterno e dei margini della proprietà. Non fu sorpresa di vedere gli stessi elementi osservati poco prima: il muro rustico in mattoni e le telecamere, nient'altro di rilevante. 

La frustrazione crebbe a dismisura quando la pesante porta della prigione venne richiusa alle spalle della ragazza da Lars. Isabella sentiva una sensazione sconfortante appesantirle il petto. Lì da sola in quella cella elaborò le parole dette da Anaya e i pochi dettagli del mondo esterno che aveva intravisto. 

Gli occhi si fecero lucidi, mentre nella mente di Maria Isabella dolore e rabbia si fondevano, pronti ad esplodere con violenza. Con una forza inaudita, con tutta la collera che aveva dentro, il corpicino della giovane si scagliò contro il legno ruvido della porta. Tirò un pugno, poi un altro e un altro ancora. Quando si accorse del sangue che le colava dalle mani lacrime di disperazione solcarono le sue guance arrossate. 

Il rumore della porta che vibrava sotto i colpi di Isabella e i singhiozzi soffocati fecero voltare di scattò Lars, il quale ritornò di corsa sui suoi passi. Riaprì la prigione e per poco non venne investito da una Maria Isabelle furente e insanguinata. Lars non era di certo facilmente impressionabile, ma gli occhi disperati e le mani tremanti della ragazza lo scossero nel profondo. Per placare l'ira e il dolore della ragazza strinse tra le sue braccia il corpo di Isabella.

Bel non fece nemmeno in tempo a capire chi fosse entrato che venne stretta in un abbraccio caldo e protettivo. Non oppose resistenza e si abbandonò completamente tra quelle braccia. 

____________________________________________________________

Buongiorno!

Ecco a voi anche il quinto capitolo. Come promesso ieri, stasera pubblicherò anche il sesto. Fatemi sapere come vi sembra fino ad ora la storia.

Sei di mia proprietàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora