Capitolo IV

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Dei colpi sordi fecero svegliare di soprassalto Maria Isabella. Aveva trascorso tutta la notte dormendo in posizione fetale sulla disagevole branda, ora il collo le doleva, massaggiandosi la muscolatura tesa si mise seduta in attesa. 

La Signora entrò nell'angusta cella con il vassoio della colazione. Una misera tazza di caffè freddo e due fette di pane raffermo accompagnate da un paio di porzioni monouso di qualche crema o marmellata. Bel pensava ci fosse dell'ironia in quel piatto, le sembrava provenisse dal buffet di un qualche squallido hotel. Peccato che lei non fosse in villeggiatura a godersi il mare come faceva solitamente con le amiche ad Ostia Lido, quando d'estate volevano sfuggire alla calura della Capitale o agli esami universitari.

<Mangia quello che ti senti. Stamattina verrai integrata al gruppo di ragazze, quelle che hai già conosciuto> disse la donna porgendole il piatto da portata. Bel afferrò subito il pane scondito, la cena della sera prima consisteva in una minestrina insipida che nemmeno la peggiore mensa avrebbe potuto servire.  Quando ebbe finito di divorare il misero pasto la Signora la prese per mano <Se hai finito andiamo> Bel non oppose resistenza, non dopo il fallimentare tentativo del giorno antecedente. 

Le due varcarono la porta in legno e ferro della prigione e si avviarono lungo il corridoio, fecero lo stesso percorso fatto in precedenza. Bel aveva notato un pizzico di dolcezza in più nell'atteggiamento della Signora, la giovane non sapeva se dovesse essere più tranquilla oppure se iniziare a preoccuparsi. E se Lars avesse riferito della sua manovra di fuga? Dopotutto quella donna era complice di sequestro di persona e chissà quali altri crimini; magari aveva un comportamento meno di ghiaccio perché stava pregustando qualche sadico castigo. 

L'immaginazione di Bel galoppava come un cavallo imbizzarrito mentre si incamminavano. Scene di gente squartata e massacrata, degne dei più grandi registi di film horror, occupavano la mente della ragazza. Si pentiva di aver visto tutte le puntate di CSI, una serie televisiva che ruota intorno a decessi e scene del crimine. Tutte le sere, precise come un orologio svizzero, lei e le sue due coinquiline, nonché migliori amiche, si riunivano intorno alla tavola per cenare in compagnia del programma. E ora lei si sentiva la povera vittima di una puntata, già le appariva il titolo in testa: "Sequestro e Sangue " oppure solamente "Il Rapimento". 

Con i nervi a fior di pelle venne condotta davanti ad una porta che non aveva ancora visto prima. Quando venne spalancata niente di ciò che Bel aveva immaginato si rivelò vero ai suoi occhi. Le dieci ragazze erano riunite in un immenso salone. 

Alcune leggevano dei romanzi sedute scompostamente su tre divanetti di pelle marrone con decorazione capitonné, altre giocavano a carte, altre ancora scrivevano o disegnavano sbocconcellando qualche acino d'uva posto al centro di un immenso tavolone che avrebbe potuto ospitare trenta persone o più. Isabella rimase sbalordita dalla bellezza degli arredi, sembrava provenissero tutti da un museo o da un palazzo imperiale. La Signora lasciò la mano di Maria Isabella e si andò ad accomodare su un'imponente poltrona abbellita dallo stesso motivo dei divani. Bel rimase in piedi ad osservare le altre giovani, impegnate nei loro passatempi, sembrava che per loro quella situazione fosse la normalità e questo la sconvolgeva. 

La stessa ragazza dalla carnagione scura che l'aveva aiutata a lavarsi nella stanza da bagno richiuse il suo libro e lo appoggiò sul tavolinetto da salotto attorno al quale erano collocati i divani. Osservò il volto spaesato di Isabella e le disse, facendole segno di sedersi in parte a lei, <Tesoro, vieni qui con noi>. Bel accettò volentieri l'invito, la donna aveva un'espressione rassicurante che la metteva più a suo agio, per quanto la situazione lo permettesse.  Appena Isabella si mise accanto a lei, quest'ultima le sorrise cordialmente, poi esordì a bassa voce <Il mio nome è Anaya e sono sicura che avrai qualche domanda>. 

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