Prologo

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<<Nei primi istanti di cui preservo il ricordo, conobbi le tenebre. Gli esseri viventi hanno paura, per lo più, del buio: lo rifuggono, anche se la loro esistenza nasce da esso; forse non vogliono ricordare ciò che ha preceduto l'oscurità. Io non sono come loro. Non temo le tenebre, perché sono indifferente.>>

Sono solo parole, senza significato, incise sull'elsa della sua spada.
È ora di mettersi in moto: la certezza è salda. La creatura si muove celermente nella quiete della notte tarda. Il buio non è totale: le luci della città abbagliano le stelle che fuggono infastidite dal carosello di colori artificiali. L'aria è calma ed oziosa, piacevolmente tiepida. Non c'è luna. Nella notte che procede pacata, la figura si cela silenziosamente spostandosi tra tetti, terrazze e balconi. Non le piace mescolarsi in mezzo alla folla. In realtà ne è pienamente capace ma quando lo fa, si sente fuori posto: è una sensazione fastidiosa.
Si ferma appollaiata su un cornicione, saggiando l'aria ed analizzando la zona. Fiduciosa delle sue abilità, ella è distaccata dalle paranoiche ossessioni degli uomini. Si concentra sugli individui ancora svegli che si muovono nella zona: la sua vista ha un raggio molto ampio. Al momento però non ci sono molti soggetti attivi. Un anziano dall'aria malaticcia si crogiola bevendo birra sotto i lampioni; un negoziante rincasa muovendosi pigramente, esausto e sonnolento; un ragazzo dall'aria triste cammina frettolosamente tra i vicoli; una cinquantenne mezza addormentata si prepara mal volentieri per portare a spasso il suo cane (quella bestia di satana non ne vuole sapere di lasciarla dormire). Un uomo malfermo sulle sue gambe trascina una ragazza di vent'anni circa. Sul corpo ha molti lividi ed il viso presenta una frattura alla mandibola. Sono giunti in un vicolo senza sbocco. Lei è viva e soffre. <<Ti stai divertendo Angie?>> grida l'uomo con una voce rauca, da fumatore. Lei geme ed ha un fremito, ma non dà a vedere altre reazioni. Le ci vorrà parecchio tempo per riprendersi.
La figura ha osservato abbastanza. Non riesce a tollerare che siano inflitte sofferenze gratuite. Al contrario però non ha problemi ad infliggerne di sua mano: per questo motivo ha già previsto di rompere per bene le ossa dell'uomo, stando però ben attenta a non ucciderlo. Si avvicina ai due arrivando in una frazione di secondo di fronte all'aguzzino ed alla sua vittima, si allunga per sottrargliela, ma poi... La sua mente è attraversata da un suono acuto e stridulo...
Tutto quello che vede, è diventato rosso... L'uomo esplode letteralmente in mille pezzi spargendosi ovunque e lo stesso succede alla ragazza che ha trascinato con sé... I loro corpi, già dilaniati si disfano e stranamente non vi è alcun suono al di fuori della sua testa, a parte il miagolio di un gatto.
Lei vede tutto ma... Non riesce a capire nulla... È confusa e la stoica fermezza che la contraddistingue l'ha completamente abbandonata... Dietro all'esplosione di viscere che le si mostra con lentezza disarmante il ragazzo depresso vede tutto, ma ora la tristezza ha lasciato il posto ad un'espressione che potrebbe essere terrore commisto a disgusto... Fugge ma lei non ci bada... Nella sua testa scorrono immagini follemente cruente e crudamente reali: morte, cadaveri, dolore, urla strazianti. Tutto insieme... Non ha mai perso il controllo prima d'ora: si arcua innaturalmente, come se fosse sottoposta ad uno sforzo indicibile, spinta da una volontà non sua. Poi torna calma, appoggia la schiena, la testa, le gambe a terra e chiude gli occhi, un attimo prima sbarrati. È ricoperta di sangue e di rimasugli organici, ma ora non ci bada. Una voce, lontana e vaga come un'eco, la chiama.
Dentro di lei la curiosità sorge spontanea e con essa un sentimento ignoto, che sente di aver provato solo in un lontano passato: risale ai tempi di cui non preserva più il ricordo. È la furia cieca e vendicativa, l'acredine che per lungo tempo l'aveva accompagnata, prima che soggiungesse la calma piatta. La pervade e comincia a crescere.

Era stata una serata deludente sotto molti aspetti per Leonard. D'altro canto svagarsi non era proprio una delle sue prerogative. Cosa poteva aspettarsi? Oh avevano fatto progetti, lui e Semir; gli era stato assicurato che si sarebbero divertiti come matti: non se ne sarebbero più voluti andar via! Così dopo tre ore interminabili, durante le quali si erano chiesti più volte se non fosse il caso di gettarsi dalla balconata della casa in festa, se ne erano andati con uno stratagemma: Semir si era spalmato del ketchup sul naso fingendo che fosse rotto (se n'era infilato anche nelle narici e quando respirava schizzava ovunque) e Leonard si era offerto per portarlo all'ospedale. Prima di congedarsi si era congratulato con l'amico, per poi scoppiare a ridere.
Non aveva nessun altro che lo capisse come Semir.
Feste, musica, balli sfrenati dai ritmi stereotipati. Queste, le forme di divertimento e svago del nuovo millennio.
Chissà come però, i due ragazzi la pensavano diversamente: non sembrava esserci spazio per loro, da nessuna parte.
-Fanculo voi e la vostra festa- Gli venne da pensare, per quanto avrebbe voluto urlarlo a tutti quanti.
"Devi essere proprio disperato... A frequentare il marciume si raccoglie solo marciume, tesoro". Questo già lo sapeva: la vocina anomala nella sua testa non sbagliava, ma neppure diceva niente di nuovo. Forse aveva solo tentato di provare la vecchia, amata ebbrezza della gioventù... Ma quale ebbrezza?
Non ci credeva nemmeno lui.
Attraversò una successione di vicoli intricati. Gli piaceva quel percorso: poteva allungare la via verso casa e permettersi di riflettere in pace senza che qualcuno lo rimproverasse, per il suo incedere spensierato e distratto.
Notò l'uomo che entrava nel vicolo ma non lo degnò di molta attenzione, immergendosi invece nella contemplazione della donna che questi trascinava per i capelli. Era molto bella nonostante lo stato in cui versava: aveva curve eccellenti, labbra carnose, lisci capelli corvini che le ricadevano sulle spalle e sulla schiena. Gli occhi erano gonfi e chiusi. Era palesemente stata picchiata: sanguinava ed era piena di lividi, apparentemente priva di sensi. Leonard sapeva di non essere in grado di fermare quel pazzo e non volle nemmeno accennare a farlo (d'altro canto non era stato visto). Decise che avrebbe chiamato la polizia una volta uscito dal reticolo di vicoli: ad ognuno i suoi problemi no?
"Vuoi davvero fregartene?"
Da una finestra sopra di lui sentì un gatto miagolare. Alzo la testa incontrando gli occhi del felino, un certosino forse, più che tranquillo sul suo davanzale.
Affrettò il passo per superare la svolta ma scivolò cadendo a terra.
"Dovremmo ravvivare un po' la scena, che dici?"
Era buio in quel punto e pur sentendo di essersi imbrattato non capì di cosa si trattasse. Una sostanza viscosa ed appiccicosa era sparsa per terra, sui suoi vestiti, sulle sue mani. Poteva essere della melma...o... Del liquame... Che altro? Notò qualcosa di umido, lungo e molliccio, simile ad un serpente vicino al suo ginocchio e si ritrasse repentinamente. Senza pensare volse la testa a sinistra mentre un dubbio sorgeva in essa. Il suo movimento innocente e stupido lo avrebbe perseguitato per il resto dei suoi giorni.
Rimase pietrificato per qualche secondo, quasi affascinato dallo spettacolo: era come osservare la mano invisibile di un bambino che faceva a pezzi un pupazzetto fatto con la pasta, si trovò a pensare, assistendo alla carneficina che aveva di fronte. Poi sovvennero il ribrezzo e l'orrore. Vide una sagoma che, di fronte a lui, osservava la scena dalla parte opposta.
Non riuscì più a ragionare razionalmente.
Fuggì a perdifiato, senza preoccuparsi di urtare i muri per farsi strada tra i vicoli. Corse via ansimando e piangendo. Sentiva l'adrenalina pompata in tutto il suo corpo travolgerlo incessantemente.
Raggiunse la sua casa, aprì la porta ma sulla soglia incespicò cadendo in ginocchio. Sentì una serie di fitte alla pancia che lo fece piegare in due.
Corse in bagno appena in tempo per ingaggiare una lotta titanica tra stomaco ed intestino... Non dormì neanche un secondo quella notte. E nemmeno in quelle seguenti.

Pesci fuor d'acquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora