Capitolo IV

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La cena coi ragazzi fu gradevole. Notò i sorrisi allegri e spensierati che gli rivolgevano, come ridevano e scherzavano con lui... Sembrava che avessero scordato il pomeriggio precedente. Li invidiava.
Lui non poteva permettersi un simile lusso. No, in realtà non voleva. Non c'era in questo alcuna pretesa masochistica, nessun inutile menata: semplicemente ciò che aveva visto e sentito era troppo strano per essere ignorato.
Forse lui non era sicuro per quanto riguardava i suoi sensi, ma aveva due certezze:
1.il giorno precedente il Baroque si era presentato privo di anima viva;
2.Il biglietto trovato era un'ovvia richiesta di aiuto. Reale quanto la tasca anteriore dei jeans di Leo, nella quale era riposta.
Due fatti inconfutabili, testimoniati dai ragazzi e dall'adulta Letizia.

Il mattino successivo chiese al receptionist se c'era modo di fare dei controlli presso gli altri hotel, spiegandogli in breve gli avvenimenti del giorno precedente. <<Se ne occupano degli addetti. Pensa a fare il tuo lavoro con i bambini, o non ti riesce nemmeno quello?>> rispose quello senza guardarlo, mentre riordinava dei documenti sparsi a terra.
-Già- pensò Leonard -Cosa dovrei fare? Ci sono già loro a cui pensare...-
In quel momento la voce esplose nella sua testa.
"Prendi lezioni di vita da quel ratto adesso?"
-Non è una lezione di vita, è il mio dovere.-
"Cazzate! Non è questo il punto, Leo. Tu lo stai facendo il tuo lavoro... E lui? Ti sta criticando solo per pigrizia. Per lui i tuoi interessi non sono altro che una seccatura. Se ti arrendi così facilmente non cambierai nulla!"
-Cosa cambierebbe? Non mi gioverebbe in ogni caso.-
"Cambia che facendo qualcosa non avrai più scuse. Non dovrai autocommiserarti in eterno."
-Dov'è il problema se mi autocommisero? Ma soprattutto cosa te ne importa? Sei la mia cazzo di coscienza per caso, o magari è un altro dei tuoi passatempi?-
<<Se non hai altro da dire vattene a fantasticare da un'altra parte. Mi dai fastidio, lì impalato>> subito dopo queste parole l'impiegato fu colto da un potente accesso di tosse e si appoggiò al bancone.
"...IO... Mi dispiace."
Leonard aveva sentito un brivido percorrergli il corpo. Senza pensare abbatté con violenza la mano sul bancone
<< Ti dispiace!? Per cosa? Mi hai solo trattato come lui, come fanno tutti gli altri.>> si accorse che l'uomo dietro al bancone rantolava, chino accanto alla parete. Impiegò qualche secondo per raccapezzarsi e poi corrergli vicino. Mentre Leo si chinava a soccorrerlo questo alzò un mano, fermandolo.
"Calmati. Aiutalo ma datt..."
-Non darmi ordini!-
"Allora lascialo lì. Lascia che muoia, Leonard. Però io e te dobbiamo comunque trovare una qualche forma di accordo."
-Lo dici tu.-
L'uomo borbottò qualcosa di vago riguardo a delle pastiglie, nel bagno. Leo parve intuire e si allontanò in fretta. Entrò nella fredda stanza bianca, che odorava di ammoniaca. I lavandini erano spogli, non c'era traccia di qualsivoglia flaconcino.
Si voltò verso le toilette, chiedendosi se dovesse cercare anche lì. Prima che potesse darsi una risposta la porta del bagno si serrò.
La serratura scattò.

Sentì dei passi leggeri sulla moquette dell'ingresso.
Una figura minuta scavalcò il bancone ma, prima che lui potesse riconoscerla, lo colpì in volto.
<<Stai giù. Non mi guardare. Riferisci al tuo capo quel che ti ha detto La Reine. CHIARO?>> l'ordine fu seguito da un calcio sullo stomaco.
<<..chi... aharo...>> si sbrigò a rispondere il receptionist. La persona in piedi vicino a lui non si mosse.
<<Poveretto... Stai tanto male da non riuscire a stare in piedi... Perché le cose stanno così, vero? Ti sei sentito male, sei vecchio, non hai più la salute di un tempo.>> aggiunse lei in tono confidenziale. Lui annuì, trattenendo un colpo di tosse: quello rimase lì, a pungolargli la gola.
Una mano gli si posò sull'addome: subito dopo il dolore del calcio si placò. La mano risalì fino ai polmoni in fiamme e questa volta il bruciore si attenuò, senza però sparire del tutto. Terminò anche la tosse.
<<Un'altra cosa. Presto o tardi, quella persona prenderà anche te. Scegli bene come vivere il tempo che ti resta.>>
Senti i suoi passi leggeri allontanarsi, ma non osò alzarsi. Si raggomitolò in posizione fetale.

Pesci fuor d'acquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora