Capitolo: 2

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Guardavo con ansia l'orologio, sembrava che il tempo si fosse congelato, forse anch'esso suggestionato dallo sguardo di ghiaccio. Dall'inizio dell'ora non mi sono più voltata, non ho la forza per sostenere quel suo sguardo, che so con certezza che è ancora rivolto verso di me. Sussulto al suono della campanella, finalmente. Prendo lo zaino e con fretta, senza neanche guardare prendo le prime cose che mi capitano a tiro e li lancio letteralmente in borsa. Mi dirigo a passo svelto fuori dall'aula, sembra quasi che stessi scappando, anche se forse è la verità, stavo scappando dal suo sguardo, stavo scappando dai suoi occhi così freddi che solo a guardarli ti venivano i brividi. Arrivata quasi all'uscita del corridoio, ero certa che fosse finita quel l'agonia, ma di colpo mie certezze si smorzarono, quando una mano tanto forte quanto morbida mi avvolse il polso bloccandomi di colpo. E adesso chi era il pazzo che osava toccarmi o anche solo avvicinarsi a me? Ero vista come lo sbaglio della società, la ragazza con troppi problemi. Nessuno osava avvicinarsi mi ignoravano solamente. A me mi stava bene perché d'altronde non gli davo torto. Quando mi voltai sgranai gli occhi, lui era lui. Quel suo sguardo di ghiaccio posato sul mio viso per un attimo si sposto sulle mie labbra per poi tornare a posarsi nei miei occhi. Passarono attimi prima che lui si decidesse a parlare.
- hai dimenticato il tuo diario sul banco, sta più attenta la prossima volta, chiunque poteva prenderlo. - mi disse non lasciando nemmeno per un'istante i miei occhi.
Abbassai lo sguardo, notando che mi stava porgendo il diaro, avvicinai la mano per afferrarlo e mi accorsi che il mio polso era ancora trattenuto dalla sua mano. Quando notò cosa stavo fissando, la ritrasse dal mio polso. Afferrai il diario e lo avvicinai al petto tenendolo stretto tra le braccia. Sollevai il volto cercando di sostenere il suo sguardo.
- Grazie.. Starò più attenta.- dissi con voce mozzata. Come se mi mancasse il fiato.
-Di nulla, è stato un piacere.- disse con ilarità nella voce, per un attimo rilassò il viso ma subito dopo tornò teso.
Non gli rispondo e mi volto, finalmente torno a respirare, chiusi gli occhi per un istante per poi riaprirli e avviarmi verso l'uscita. Mentre mi incammino verso la scuola di mia sorella concedo ai miei pensieri di distrarmi. Non capisco perché quel ragazzo mi intimorisce così tanto, perché mi suggestiona col suo sguardo. Quegli occhi.... Hanno qualcosa di così bello è spaventoso allo stesso tempo, come se nascondessero qualcosa. Un qualcosa che nessuno conosce, che nessuno credo riesca a percepire e non ha il coraggio di scoprire. Mentre cerco di dare un senso ai miei pensieri sbatto contro qualcuno, sussulto di colpo sollevando lo sguardo. Oh no.
Non ancora lui. Era l'ultima persona che volessi incontrare o anche solo vedere. La persona che mi ha trascinato nella merda, quella persona che stava per strapparmi la mia verginità brutalmente, quella persona che compare più volte nei miei incubi. Lui. Zayn malik.
- Oh ma guarda chi si rivede, ciao Meredith.- esclama per poi guardarmi dall'alto in basso sogghignando.
- Zayn, ma allora è proprio vero che l'erba cattiva non muore mai.-rispondo acida
- Wo,wo,wo... Ci siamo fatte il caratterino mentre io ero a marcire in prigione? - risponde aggrottando la fronte e guardandomi con sguardo truce.
-Zayn non ho tempo da perdere quindi spostati e fammi passare sono già in ritardo. - esclamo esausta. Zayn ed io un tempo eravamo amici ci conosciamo da quando eravamo in tenera età, solo che poi lui prese una brutta strada dopo la morte di sua sorella, ed io per stargli vicino scelsi di rovinarmi e imbattermi anch'io in quella strada. Decisione presa troppo affrettatamente, avevo una cotta per lui un tempo ma quando mi accorsi che non era più lo Zayn di prima cercai di allontanarmi. Lui la prese male e...
* 2 anni fa..*
Ero ancora in quella stradina piena di tossici, drogati, quando un uomo disperato cercò di fregarmi un po' di cocaina, Zayn era dietro di me, eravamo soci, non mi accorsi di quel tizio ma Zayn....
L'afferro dal colletto della giacca e lo spinse per terra lo riempì di pugni e di calci, e a ogni colpo quel tizio gridava perdono, gridava e gridava mentre si contorceva per il dolore. Cercai di fermarlo ma mi spinse all'indietro facendomi cadere e mentre cercavo di rialzarmi Zayn uscì la pistola dalla giacca di pelle nera e senza esitazione sparò un colpo in fronte a quel tizio.
Poi si voltò verso di me con un ghigno sul volto e un luccichio che non gli avevo mai visto in quegli occhi color caramello. Per la prima volta Zayn mi fece paura. Ebbi timore di lui mentre si avvicinava a passo lento verso di me, e riposava la pistola nella sua giacca. Ero in piedi finalmente e correvo senza meta inseguita da quello che un tempo era un ragazzo con sguardo premuroso un ragazzo d'oro. Un ragazzo per cui avevo una cotta. Avevo una cotta per quel mostro. No dovevo correre e scappare via da lui e da tutto quello schifo. Rifarmi una vita.
Ma non ci riuscì.
Mi bloccò trattenendomi a mo' di abbraccio e strattonandomi verso un vicolo ceco. Sentivo il cuore battere forte e il sangue come se non circolasse più, come se si fosse fermato. Volevo gridare ma era come se non avessi più la voce. Ma non piansi, io non ho mai pianto. Sotto sotto il mio subconscio mi diceva che me lo meritavo, che tutta questa vita di merda me la meritavo. Ma più mi davo una colpa e più mi domandavo... Perché io? Perché questo male sembra non finire mai? Cosa ho fatto di male? Ho peccato signore? Perché davvero non lo so, ma se solo me lo dicessi o me lo faresti capire forse accetterei tutto questo male.
E mentre pensavo e pensavo... Non mi accorsi nemmeno che Zayn mi aveva steso per terra ed era sopra di me, le sue mani ovunque, i suoi occhi affamati con un luccichio che mi travolse. Cercai di togliermelo di dosso appena connessi cosa stava per succedere, ma mi tenne le mani sopra la testa per poi uscire un coltello dalla manica, me lo poggiò sulla vena pulsante della gola, sentì il metallo freddo contro la pelle e una scia di brividi per niente piacevoli invasero il mio corpo. Sgranai gli occhi quando scese col coltello fino al solco dei seni, e lì tagliò la mia maglietta per poi tagliare anche il mio reggiseno..
Arrivò sotto il mio seno sinistro e sentì la lama del coltellino contro la pelle, i miei capezzolo si indurirono di colpo. Chiusi gli occhi di scatto, anche se prima vidi il suo sguardo malizioso passare al folle, al disperato.
- Dopo questo sarà inutile che scappi via da me, mi porterai sempre con te. Sarò per sempre tuo Rachel e tu per sempre mia. Com'è giusto che sia.- esclama con voce da folle, per poi posare un leggero bacio a stampo sotto il seno, trattenni il respiro e strinsi di più gli occhi, quando d'un tratto la lama del coltello inizia a tagliarmi, proprio sotto il seno, proprio dove aveva posato le sue labbra. Ogni lettera era scavata sulla carne e la lama passava e ripassava sulla mia pelle bianca. Il sangue scorreva senza fine, iniziai a gridare e a dimenarmi, pensando che davvero fosse il peggio. Ma mi ricredetti all'istante quando appena ebbe finito mi tolse il sotto della tuta e le mutandine in una volta, e mentre cercava di togliersi la cintura, io mi dimenano e gridavo, per poi smettere di lottare, stanca e indebolita dal sangue che ancora fuoriusciva dalla mia ferita. E quando mi sembrò la fine arrivò un ragazzo più o meno dell'età di Zayn se non un po' più grande, non lo vedevo bene visto che ero in un vicolo ceco in quello stato di incoscienza. Avevo perso troppo troppo sangue e iniziava a girarmi tutto. Riuscì solamente a scorgere il ragazzo di poco fa' che si avvicinava a passo spedito e tirò Zayn all'indietro facendolo sbattere sul pavimento. Poi il buio.*
Quei ricordi ritornarono nella mia mente e il fiato mi mancò, a quei ricordi l'ormai ferita cicatrizzata bruciava sotto la maglia. Mi aveva marchiata. Sotto il seno aveva scritto il suo nome in maiuscolo. Z A Y N
- Che c'è stai pensando ai vecchi tempi? Sai quel bastardo non lo più rivisto dopo quella volta. Dio solo sa cosa gli farei se lo incontrassi. - esclama stringendo i pugni e irrigidendosi.
- No, non stavo pensando a quando mi hai rovinato la vita. Stavo pensando che sono in ritardo, devo prendere mia sorella. Ciao figlio di buttana.- esclamo sorpassandolo e non faccio nemmeno in tempo a fare un solo passo, perché mi aveva strattonato per un braccio è attirato all'indietro verso io suo torace, si sporse verso il mio collo per poi risalire e fermarsi sul mio orecchio. Il suo respiro caldo sulla pelle, il suo solito odore di sigaretta e menta.
- Bambolina sai che mi fai incazzare quando ti rivolgi a me in questo modo, sono stato via solo 2 anni, tranquilla che tornerà tutto come un tempo. Con le buone... O se preferisce le cattive. - Sussurra vicino al mio orecchio con voce distaccata e minacciosa.
Si abbassa sul mio collo e posa un bacio su di esso per poi tornare al mio orecchio.
Chiudo gli occhi e stringo le labbra luna con l'altra.
- Sai ti sei fatta davvero molto bella.- dice per poi spostarmi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, mi accarezza il viso, e mi ritraggo subito con uno scatto dal suo tocco spostando il viso, lui non sembra farci caso e scende fino al solco tra i seni, passa le dita lì e si ferma solo quando arriva a sfiorare con le dita la cicatrice che mi ha lui stesso fatto sopra la maglia.
Mi viene la pelle d'oca e mi sento subito male.
- Non vedo l'ora di vedere com'è venuto. - sussurra ancora con fare malizioso. D'un tratto mi lascia andare e senza neanche girarmi mi incammino, corro..... Via. Via da lui. Via dai ricordi.
Corro così tanto che non mi accorgo nemmeno che sono arrivata nella scuola di mia sorella, mi piego e poggio le mani sulle ginocchia cercando di riprendere fiato. Quando mi alzo, mi volto in cerca di una testolina rossa, quando finalmente la trovo lì seduta sul gradino della scuola. Non c'è più nessuno. Sono arrivata tardi. L'ho lasciata da sola per tutto questo tempo. Poteva succedergli qualcosa, non me lo sarei mai perdonato. Mi avvicino a lei e mi accorgo che sta piangendo silenziosamente.
Corro verso di lei e mi chino fino ad arrivare alla sua altezza.
- Meredith perdonami se ho fatto tardi, ti giuro che non succederà mai più, ma ti prego non piangere. - le dico alzandogli il volto e asciugandogli le lacrime.
Mi guardava senza dire nulla... Poi d'un tratto si getta tra le mie braccia facendomi cadere e farmi sedere per terra. Pianse ancora più forte.
- Meredith ehi, che succede? Non farmi preoccupare.- gli dico osservandola mentre con una manina si asciuga gli occhietti.
- Pens...Pensavo ti fos.. fosse successo qual... qualcosa.- esclama tra un singhiozzo e l'altro.- Av..Avevo paura d..di rimanere sola.
- Ehi no, Meredith non preoccuparti per me ok? Sono qui no? Sono con te non ti lascio sola, non lo farò mai. Ok?- le dico premurosa sorridendogli, i miei sorrisi solo lei me li procura.
- O..Ok.- detto ciò si alza e mi porge la manina, come se volesse aiutarmi ad alzarmi. Risi mentre l'afferravo e finsi che grazie al suo aiuto riuscì ad alzarmi.
Lei mi sorrise, finalmente il sole è tornato in cielo.

Gioventù bruciata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora