Erano le 7:30 stavo cucinando i fagioli, mio padre non c'era in casa, mancava da quando io e Meredith eravamo tornate stamattina. Ma non mi stupì più di tanto, sarà in non so quale bar a sballarsi, se lui manca non me ne può fregar di meno anzi mi rende più leggera. Lui per me è un peso. Lui per me è il male. Lui per me non è mio padre. Lui per me non è niente. Nemmeno un uomo, non può essere considerato tale.
Appena i fagioli sono pronti spengo il fornetto arrugginito, e con un mestolo di legno inizio a versare i fagioli nei piatti di plastica.
Li metto a tavola dove c'è steso un lenzuolo sgualcito e mi siedo accanto a Meredith. Lei come sempre unisce le sue piccole manine ed inizia a pregare sorridente e ringrazia il signore. Lo ringrazia per dei fagioli, lo ringrazia per questa vita da schifo, lo ringrazia per avere una sorella come me. Io non lo ringrazierei affatto. Appena ha finito la preghiera esce la lingua leccandosi le labbra, ha fame si nota, ed io ho da offrirgli solo un piccolo piatto di fagioli come pasto perché non posso permettermi molto. Gli altri bambini farebbero i capricci per non mangiarli e per mangiarsi il pollo con le patatine fritte, una bella bistecca o ancora meglio un bel pesce. Ma io non posso permettermeli e Meredith ne subisce di conseguenza. Come mi detesto.
Le sue piccole dita afferrano i fagioli e divora tutto in men che non si dica. Ha ancora fame lo vedo perché mi osserva mentre afferrò il mio primo fagiolo e lo porto alla bocca, la guardo e lei sbuffa e abbassa il viso nel suo piatto ormai vuoto.
Gli tolgo il piatto vuoto e al suo posto gli metto il mio ancora intatto a parte per un unico fagiolo mancante. Lei mi guarda e scuote la testa porgendomelo di nuovo, io glielo avvicino per la seconda volta.
-Mangia Meredith io non ho fame. -
Le dico sorridendole ed incoraggiandola ad accettare.
- Non ci credo. -
- Dico davvero. Tranquilla- le dico sorridendole.
Lei allora mi sorride ed inizia a mangiare di nuovo frettolosamente. Il mio stomaco brontola ma non mi interessa mangiare se Meredith ha fame. Per lei farei di tutto. Ho perso molti chili così.
Dopo venti minuti Meredith era già a nel suo bel letto a dormire. Io invece osservavo un punto indefinito della stanza quando all'improvviso la porta sbatte, e mio padre mi si materializza di fronte. Ubriaco come sempre. Mi guarda scrutandomi dall'alto in basso, e mi si avvicina continuando ad osservarmi come mai mi aveva guardato. Un brivido mi ripercorse le schiena. Brutto segno.
- Annette... Annette sei tu!? Che ci fai qui.. Sei viva grazie al cielo!!!! - esclama mettendosi in ginocchio di fronte a me e poggiandomi le mani sulle spalle. Mi guardava disperato, ed ora capivo il motivo. Appena disse quel nome sussultai, quello era il nome di mia madre, lui mi stava scambiando per mia madre.
I suoi occhi mi scrutarono e d'un tratto diventarono lucidi.
- Non puoi capire quanto mi sei mancata..- sussurrò quasi senza voce per poi attirarmi a se abbracciandomi, poggiò la testa nell'incavo del mio collo e le sue mani e le sue braccia mi strinsero forte, quasi a perdifiato. Un altro brivido mi percorse e strinsi le mani a pugno irrigidendomi. Non mi aveva mai abbracciata, mai. Non volevo mi toccasse, anche se non lo respinsi.
- La mia vita è uno schifo da quando non ci sei, ti amo! Ti amo ancora da morire. Ti prego torna da me, torna con me. Sei così bella.- sussurra ancora come se fosse pazzo, un pazzo innamorato, e scoppiò a piangere appena finì la frase, un accumulo di singhiozzi e di spasmi scuote il suo corpo. Non l'avevo mai visto in questo modo, non l'avevo mai visto ridursi in questo stato. Forse preferivo vederlo ubriaco marcio o svenuto, piuttosto che così. Troppo dolore mi si presentò davanti ma ero diventata un muro piano piano i miei sentimenti si spensero e non provai nulla non l'abbracciai nemmeno non feci niente. Solo ascoltarlo in silenzio.
Feci un respiro profondo e gli misi le mani al petto allontanandolo di poco, ero debole. Mi guardò negli occhi è un brivido di rabbia lo riscuote.
I suoi occhi fiammeggiano.
- Tu, tu non mi vuoi.. Non mi ami più perché mi hanno licenziato e tu di conseguenza sei andata a fare la puttana con quel tipo dando alla luce Rachel, quel bastardo! Era il mio migliore amico cazzo! Odio lui, odio te, odio Rachel, ti assomiglia adesso così tanto, non riesco a guardarla perché sembra te ed io ti odio. Voglio odiarti.... Ma non ci riesco. - disse con amarezza e rabbia. A quelle parole mi paralizzai, cosa aveva appena detto? Che Cazzo stava dicendo, ha bevuto troppo, si avrà sicuramente bevuto troppo!! Non può essere vero....NO!!!
Mi ripresi dal mio trance e mi alzai talmente velocemente dalla sedia da farla cadere, lo guardai fissa e piena di rabbia.
- Cosa cazzo stai dicendo?! Non è vero! Non ci credo!! Non voglio crederci! Sono stronzate!! Le tue sono solo stronzate!!- esclamai tirandolo in piedi con una forza che nemmeno potevo credere di possedere.
- Annette, lo sai bene. Non sono per niente stronzate! E adesso smettila di fare la santarellina quando sin da piccola eri innamorata di un altro uomo ma non hai mai avuto il coraggio di dirmelo, perché quello era il mio migliore amico, non hai avuto il coraggio di dirmelo nemmeno quando ti ho sposata!!! Sei una grandissima stronza! IO TI AMAVO COSÌ TANTO... E tu... Amavi un altro.- esclama con acidità e risentimento.
- SENTI GRANDISSIMO UBRIACONE DEL CAZZO TI HO DETTO DI NON DIRMI STRONZATE! NON SEI MIO PADRE!?! PER TUTTI QUESTI ANNI HAI VISSUTO A SCROCCO CON I MIEI SOLDI! MI HAI TRASCINATO NELLA STRADA, HO FATTO LO SCHIFO PER UN PÒ DI SOLDI E TU NON HAI MAI PROVATO A DARMI UNA MANO!! SIN DA PICCOLA HO DOVUTO LAVORARE! NON HO AVUTO UN'INFANZIA SONO DOVUTA CRESCERE IN FRETTA MOLTO MA MOLTO IN FRETTA E TU NON HAI MAI FATTO NULLA PER ME MAI!!! Era come se fossi invisibile, non ti importava e non ti importa nulla di me. Perché adesso tu mi dovresti importare?! Eh? Perché!- esclamo prendendolo per il colletto della camicia e iniziandolo a scuotere - DIMMI PERCHÉ!! Io ti odio! Ti detesto! Mi fai schifo!- mi blocco appena sento la sua mano schiaffeggiarmi. Il mio volto è girato verso destra, la guancia mi brucia e mi pulsa ma il sangue lo sento scorrere bollente.
Torno a guardarlo lui mi guarda truce con lacrime che gli bagnano le guance.
- vattene - gli dico calma
- Rachel io...-
- HO DETTO VATTENE!!! - esclamo dandogli una spinta e puntando il dito verso la porta.
Lui mi guarda per l'ultima volta poi si gira e se ne va.
Appena sento la porta sbattere ricomincio a respirare, avevo trattenuto il fiato per tutto questo tempo e non me ne ero nemmeno resa conto.
Mi siedo per terra e appoggio la schiena al frigorifero vecchio ed arrugginito. Mi prendo la testa fra le mani ed inizio ad ispirare ed espirare, cerco di calmarmi ma sembra che non ci riesca. Mi alzo e appoggio la fronte contro il muro freddo.
Adesso chi è lo stronzo che mi ha messo al mondo? Chi è adesso mio "padre"? Chi si è scopato mia madre?! Cazzo. Ci mancava solo questa! Do un pugno al muro e il dolore si fa sentire ma non è niente in confronto a quello che sto provando adesso, al dolore che ho dentro. Che non riesco a far uscire. Le mie emozioni sono morte, io sono morta dentro. Tiro un ultimo sospiro prima di dirigermi verso la soffitta, la mia camera. Quando passo davanti la porta di Meredith sento russare, per fortuna sta dormendo. Mi avvio verso la soffitta e mi sdraio sul vecchio materasso a pancia in su, mi copro gli occhi con le braccia e non riesco a fermare i miei pensieri.
Sono le 5 del mattino ed io sono ancora sveglia a fissare il tetto, non riesco più a stare qui ferma a pensare, non voglio più pensare. Mi alzo in piedi e prendo la felpa, mentre scendo le scale la indosso, per poi uscire di casa ed accettarmi che sia chiusa bene. Tranquilla Meredith tornerò presto.
Cammino da non so quanto, ma non mi fermo, mi sto dirigendo nella tana del lupo. Mi ritrovo proprio davanti quella porta, i ricordi mi assalgono, la casa mi si dispone davanti vecchia e polverosa come una volta. Sto per suonare il citofono, quando penso in che guaio mi sto cacciando.. Ci ripenso e mi giro per tornare a casa ma il mio polso viene bloccato da qualcosa, o meglio... Da qualcuno. Da lui.
-Ciao Rachel, pensavo che volessi starmi lontano ma sapevo che saresti subito corsa da me. Prego entra pure.- si sposta lateralmente dandomi lo spazio per poter entrare. Un brivido mi riscuote e chiudo gli occhi per un istante ma li riapro subito dopo quando il mio polso viene strattonato e mi tira dentro.
Ora sono in trappola.
STAI LEGGENDO
Gioventù bruciata.
RomanceQuesta storia non è la classica storia d'amore, questa non è la classica storia di una liceale, questa è la vita di una ragazza sfortunata con un passato oscuro alle spalle che il suo presente non riesce a fronteggiare. Si ritroverà in un vortice di...