Gli occhi del buio ||| Alex Fedele - The Red Thread Saga ||| Stagione 2

Capitolo 22 | L'ombra fissa che ti guarda

Bianca si alzò dalla panchina di scatto e raggiunse l'interno del castello lasciandomi nelle narici l'odore dolciastro del suo profumo e sulle labbra un sapore fresco.

In quei mesi di mia permanenza a Torino, mi ero ripromesso di non cadere mai nel vecchio trucco dei sentimenti; Non mi ero mai innamorato, né credevo di essere mai stato amato da qualcuno che non fossero i miei genitori o i miei fratelli. Avevo cercato dunque di evitare, almeno da quel punto di vista, Bianca.

Il motivo era che, nel caso in cui avessimo avuto una qualunque e immatura storia e questa fosse naufragata miseramente, non avrei più potuto continuare a vederla ogni giorno sapendo ciò che c'era stato tra noi. Non sapevo quando il PSD sarebbe terminato, nessuno lo sapeva, dunque la cosa migliore era stata rispondere a specchio alle piccole e inevitabili provocazioni di tutti i giorni e concentrarsi al cento per cento sul lavoro che mi piombava davanti.

La vulnerabilità, però, è una brutta cosa. Ti rende in un certo senso incosciente, privo di qualsiasi difesa personale, razionale o emotiva che sia. La fine dell'avventura legata ad Amaranthus mi aveva scosso così tanto che non dormivo da almeno ventisei ore; avevo segni visibili di stanchezza che sembravano lampeggiare sul mio corpo: le gambe erano molli, le spalle in tensione, la mandibola rigida, ma nonostante ciò non ero riuscito ad addormentarmi. Il trovarmi di fronte Bianca, in quella determinata situazione, era stato come riuscire a trovare un appiglio al quale aggrapparsi con forza per evitare di sprofondare, di affogare nel mare dei brutti pensieri e nella coltre di ricordi orrendi. Mi alzai dalla panchina e mi diressi, peraltro barcollando, in direzione della porta di entrata.

∞

Enigma si appiattì contro il muro fingendosi invisibile. Iniziò a respirare a pieni polmoni e cercò di abituare la vista all'oscurità. Si sporse dal proprio angolo di muro e diede un'occhiata nel salone di quel piccolo e strambo bed & breakfast. Se Lui fosse arrivato, sarebbe stata una bella occasione e tutto si sarebbe semplificato.

Il suo compito era differente, vero, ma nulla impediva di prendersi una licenza poetica.

"Eliminate chi ci dà fastidio il prima possibile" ripeteva Mauro.

Enigma era stato il primo elemento che il Fuoco Re aveva deciso di collegare a Flavio Moggelli e, le sue competenze, si limitavano ad un avvertimento silenzioso e pacato – una di quelle bombe che ti esplodono in faccia un secondo prima di comprendere cosa sta effettivamente succedendo – e ad un comodo ritorno alla base.

Uccidere Lui, in fondo, era compito di Sinner. E lo era per una precisa ragione. Ma Enigma sentiva l'eccitazione continuare a propagarsi in tutto il corpo e il Fuoco Re, questo era certo, avrebbe trovato una giusta ricompensa all'eliminazione di quel problema.

Enigma sentì la mano attorno alla pistola formicolare. Sollevò la canna dell'arma e tolse la sicura. Aprì e chiuse la mano attorno al calcio e inspirò un paio di volte. Udì dei passi in lontananza.

Due tipi di passi diversi.

Lui stava rientrando, ma a chi appartenevano gli altri? Continuò ad ascoltare e un po' di tensione gli si insinuò nei pressi della bocca dello stomaco. Voltò il capo a sinistra e capì ciò che stava succedendo. Strinse i denti e trattenne le grida furiose che reclamavano di venir fuori.

∞

Nel salone vidi un'ombra muoversi in chiaroscuro. Nella felpa che portavo avevo riposto il solito taser inviatomi da mio fratello Leonardo, dunque la tirai fuori e la puntai contro l'ombra. Sentii la mano tremare e per un momento temetti di perdere il controllo.

L'ombra alzò le mani al cielo e si avvicinò a me a passo di lumaca, sentivo i suoi passi alle mie spalle, sapevo che qualcuno mi osservava. Quando trovai la forza di girarmi facendo appello a tutta la mia lucidità, mi ritrovai di fronte Denise con i palmi delle mani sollevati.