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Sera del 10 giugno - Paolo

Nonostante fosse giugno, faceva un po' di freddo. Paolo era in spiaggia, vicino a una scalinata in cemento, e aspettava l'arrivo del ragazzo con cui avrebbe scopato quella sera. Un certo "ragazzo1234", questo era il suo nickname su Grindon: decisamente poco originale. Doveva essere uno senza carattere. Si erano scambiati dei messaggi quel pimeriggio e si erano accordati per vedersi dopo cena.

Paolo aveva trovato strana la presenza di un ragazzo nuovo di quel periodo: i turisti non si facevano mai vivi prima di luglio-agosto. Infatti, pensò che poteva essere uno del posto che non voleva farsi scoprire e che per questo aveva mentito riguardo alla sua identitá. Come al solito, non sapeva nulla di chi stesse per incontrare; dalla foto profilo dell'account - in cui si vedeva solo una parte del torso - sembrava un ragazzo magro e anche abbastanza giovane. Ma questo non poteva dirlo con certezza: spesso i fruitori dell'app usavano foto false. A lui, comunque, non importava. Aveva solo voglia di scopare.

Verso le dieci e mezzo vide qualcuno avvicinarsi. Era buio, e le uniche fonti di illuminazione presenti erano la luna ed un lampione in lontananza. Però si riusciva a vedere abbastanza per capire che si trattava di un ragazzo: piuttosto giovane, un suo coetaneo decisamente, con i capelli medio-lunghi e una camicia a maniche lunghe. – Non può essere lui – pensò Paolo. – Un tipo del genere non si mette sulle app di incontri."

All'inizio lo ignorò. Il ragazzo si era fermato a qualche metro di distanza, e non aveva detto niente. Ma quando Paolo notò che lo stava guardando, gridò un "Ehi!".
E si avvicinò a lui.

– Ehi – Rispose timidamente il ragazzo.

Paolo lo scrutò.

– Sei tu Ragazzo1234?

Non sapeva realmente che risposta aspettarsi. Con grande sorpresa, il ragazzo disse "Si".

Paolo era incredulo, anche se non lo diede a vedere. Rimase affascinato dalla bellezza del ragazzo: era snello, con i tratti del viso dolci e profumava di shampoo alla camomilla. Non aveva mai scopato con uno del genere. A dirla tutta, non lo aveva neanche mai incontrato, uno del genere.

– Come ti chiami? – Chiese Paolo.

L'altro, che era parecchio a disagio, disse:
– Possiamo dirceli i nostri nomi?

Paolo rise.

– Cazzo, mica siamo ricercati.

– Scusa.

Paolo restava sempre più impressionato dai modi del ragazzo. E si sentii in colpa per avergli riso in faccia.

– Ma va, tranquillo. E comunque se non vuoi dirmelo non fa niente!

I due restarono lì per qualche secondo, a guardarsi, a guardare gli opposti dei loro mondi, gli opposti di se stessi.

– Mi chiamo Pier.

La sua voce. Paolo restò ammaliato da quella voce. Seta. Seta sulla pelle. Seta era la voce di Pier. La voce di Pier alle sue orecchie.

– Io invece mi chiamo Paolo.

– Sei di qui? – Chiese Pier.
– Si. Tu immagino di no.
– No, sono qui in vacanza.

Paolo estrasse un pacchetto di sigarette dalla tasca e ne prese una.

– Fumi, Pier?
– No.

– Sei attivo o passivo?

Pier esitò qualche secondo. Poi rispose: – Non lo so.

– Come non lo sai?
– Non l'ho mai fatto.
– Cosa?

Paolo inizialmente non capiva.

– Non... non hai mai scopato?!
– No, mai.

Paolo si era trovato davanti un verginello. Un verginello decisamente carino e sexy, ma pur sempe un verginello. E non sapeva come comportarsi. Lui lo aveva fatto tante volte e con tanti ragazzi diversi: sapeva quello che gli piaceva e quello che non gli piaceva. Per esempio, sapeva che preferiva essere il passivo, nonostante aveva provato tante volte a fare l'attivo e non gli era per nulla dispiaciuto. Ma Pier?

– Ma hai mai fatto qualcosa con i ragazzi?
– No...
– E con le ragazze?
– Neanche.
– Non ti hanno mai fatto una sega?
– No.

– Vieni con me – Disse Paolo.

I due si diressero in un posto appartato al lato della spiaggia, dove c'erano degli alberi e potevano non essere visti. Paolo spinse provocatamente Pier con le spalle contro il tronco di un albero e iniziò a baciargli il collo.

- Ti piace così? – Gli chiese; e Pier accennò timidamente a un sì.

Quindi Paolo continuò.

Si mise in ginocchio e iniziò a baciarlo ovunque. Gli sollevò la maglietta. Baciò la sua pancia, il suo petto. Pier aveva una pelle morbida e calda. Paolo era eccitatissimo ed emozionato. Ma qualcosa non stava funzionando: Pier sembrava quasi paralizzato.

Quando Paolo notò che Pier era a disagio, si fermò.

– Tutto bene? – Gli chiese.
– É solo che... Non lo so.

A quel punto, Paolo si alzò in piedi. Con dolcezza, disse:

– Non dobbiamo farlo per forza.
– E allora che facciamo? – Chiese Pier.

Paolo, egli stesso sorpreso di quello che stava per dire, rispose:

– Non so. Parliamo.



Al tramonto o all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora