5.

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GIUSEPPE'S POV

«Ho saputo che hai un tornato che si aggira per le vie del Palazzo.» Ride Luigi Di Maio, mentre si siede dall'altro lato della scrivania.

La mia mente, dopo che Luigi nomina Beatrice non esplicitamente, mi riconduce direttamente a lei e a quello che è successo ieri sera. Dopo averla lasciata a casa con la scorta, e per tutto il tempo della mia seduta sporadica con il Presidente della Repubblica, sono stato a pensare che in realtà, come ogni essere umano, abbia delle debolezze quella ragazza: la sua debolezza in realtà è proprio se stessa.

«Dovrei ancora conoscerla io.» Continua Luigi, togliendomi momentaneamente dalla testa la ragazza dai capelli rossi.

«Sì, sì.» Taglio corto. «Non ti ho chiamato per parlare di Beatrice, ti ho chiamato per Francesca. Ci sono novità?» Mi avvicino con la sedia alla scrivania, interessato alla conversazione che si terrà.

«Un giorno mi spiegherai perché te le devo dire io queste cose. In ogni caso, l'alibi di tutte le guardie e scorta regge molto. Alcune nemmeno hanno sentito niente. Altre mancavano.» Si appoggia la schiena sulla poltrona, parlando disinteressatamente.

Potrei benissimo domandare a chiunque: a Rocco, a tutti i miei segretari, ma semplicemente mi fido di Luigi diversamente da come mi fido di loro. Per dire, a loro metterei sotto la mia responsabilità il mio studio, a Luigi la mia intera carriera.

«Che significa che mancavano?»

Luigi sospira, e inizia a parlare in modo più discreto.

«Significa che mancavano alcuni agenti della tua scorta che in realtà avevano firmato la presenza la stessa mattina, ma non erano con te ad aspettarti fuori al Parlamento.»

«Non ti seguo.» Ammetto, non capendo dove voglia andare a parare.

«Senti, Giusè...» Luigi viene interrotto dalla porta e da una voce stridula che entra nel mio studio, senza bussare, quella voce.

«Buongiorno, Presidente! Oggi sono in anticipo di tre minuti, non pensa che mi meriterei due giorni di ferie dopo questo strepitoso traguardo?» La voce di Beatrice eccessivamente e fastidiosamente alta riecheggia tra le pareti dello studio, mentre sia io che Luigi ci giriamo per fissarla ancora ignara della presenza del Ministro degli Affari Esteri.

Quando Beatrice si accorge di Luigi diventa paonazza salutandolo cordialmente. Luigi d'altronde non si prende nemmeno la briga di fare finta che la rossa che vede davanti ai suoi occhi non sia una delle ragazze più belle che abbia mai visto, e quasi mi innervosisco io che non c'entro effettivamente niente.

«Ho sentito parlare di lei, sa?» Sorride sermone alla ragazza, mentre lei si dondola sui tacchi, imbarazzata.

Indossa una gonna stretta nera, ed eccessivamente corta per quanto mi riguarda, una camicia bordeaux e una giacca corta. I capelli rossi sono lasciati disordinatamente cadere lungo le spalle e il viso privo da qualsiasi cosmetico.

«Spero in positivo.» Ricambia il sorriso impacciatamente, sbattendo quei suoi occhioni da cerbiatto.

Stanno flirtando davanti a me? Sul serio?

«Va bene, può andare bene così. Ti chiamo più tardi.» Mi rivolgo a Luigi, interrompendo non molto gentilmente la loro conversazione smielata, anche leggermente innervosito.

Insomma, è normale che lo sia, stava parlando con me di una donna morta accusando la mia scorta e dopo due minuti si mette a flirtare con la mia segretaria?

Luigi mi guarda per qualche secondo, pensando probabilmente che io sia pazzo dato che l'ho fatto venire io esplicitamente, dopodiché si alza, saluta con un baciamano a Beatrice ed evapora dalla mia vista senza troppi convenevoli.

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