Quarto giorno

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31 dicembre, ultimo dell'anno ed eravamo a Barcellona.
Mi svegliai con il migliore dei propositi, non avrei voluto per nulla al mondo finire male l'anno ed iniziarlo peggio.
Fuori c'era un sole bellissimo, e non sembrava neanche che fosse inverno.
A colazione non lo vidi, forse era già sceso oppure stava dormendo... ma non mi feci tante domande, non volevo rimuginare su tutta la situazione.
Il pullman della crociera lasciva tutti alla rambla, che sensazione calpestare quella strada un anno dopo il suo attentato.
Era affollata, piena di artisti di strada, bancarelle, venditori di ogni genere e fiori che ricordavano l'attentato. Chissà com'era per quelle persone ricominciare dopo un evento del genere, dopo che hanno visto una moltitudine di persone morire avanti ai loro occhi.
Le riflessioni con la mia famiglia furono molteplici dall'attentato al fatto di vedere tutta quella gente con la forza e allo stesso la paura negli occhi fece riflettere ancor di più.
Purtroppo il tempo era poco nonostante non avessimo restrizioni di orari per risalire sulla nave, ma dovevamo preparaci per il capodanno...
Riuscimmo a visitare solo la Sagadra familia, Casa Battló, la Boqueria, la cattedrale e barcelonata, ma quest'ultima più tardi sfortunatamente, l'avrei vista in altre vesti e con altre persone...
"Barcellona ti entra nel sangue e ti ruba l'anima." Questa citazione è così reale, Barcellona è una capitale con anima VIVA, colorata e piena di allegria. È un gioiello articolato, che va da vicoli strettissimi situati nella parte vecchia a strade trafficate che esprimono l'aspetto più moderno della città.

Ormai erano le 17 e dovevamo tornare per prepararci per il cenone e poi fare il countdown per il 2018.
Fui la prima ad essere pronta anche perché ero in stanza da sola, così i miei cugini mi chiesero di stare con Noemi mentre si preparavano.
Ci girammo tutta la nave, era una bambina molto curiosa che voleva imparare e toccare con mano ogni cosa(non che ora non lo sia), e voleva fare ogni attività cosicché la portai allo spettacolo. Ci accomodammo e aspettando l'inizio, accanto a noi si sedettero due persone che furono rapiti dalla bellezza e parlantina di Noemi.
Dopo una chiacchierata con queste persone, la signora disse:
"Chiamali, lo spettacolo sta per iniziare." disse al marito. Poi rivolgendosi a me disse:
"Ho due figli che sono ritardatari, avranno più o meno la tua età. Ma hanno ancora la testa al gioco, invece tu sei già mamma."
Mi misi a ridere perché tutti scambiano Noemi, ancora oggi, per mia figlia.
"No signora, lei è mia nipote. Beh, anch'io faccio sempre tardi con i miei. Credo sia un vizio di ogni figlio."
"Siete identiche, non l'avrei mai detto. Però posso dirti che per come la guardi e come sei con lei saresti pronta per essere mamma."
"Peccato che manchi l'elemento principale" le risposi ridendo.
Ad un certo punto arrivò il primo figlio, l'avevo riconosciuto era il fratello di Mirko.
"Dov'è tuo fratello?" disse il padre.
"Sta arrivando, si stava vestendo."
La mamma voltandosi verso di me:
"Sono peggio delle femmine."
Le feci semplicemente segno con un sorriso, ma ad un certo punto arrivò anche lui.
Eccolo, finalmente è arrivato. Questo è la mia croce, fa tanti guai e non ha ancora un ragazza come il fratello. Povera a chi lo prenderà."
Mi girai, ci guardammo per un attimo, il mio cuore impazza, era bellissimo, lui mi sorrise ed io mi voltai semplicemente.

Lo spettacolo volse al termine, tutti si incamminarono verso l'uscita, i genitori mi salutarono ed io e Noemi restammo sedute per aspettare che la calca di gente uscisse fuori.
Ma non eravamo sole, lui si sedette dietro di me.
"Possiamo parlare un attimo?"
"Mirko, sono con una bimba. Non mi va di parlare, non abbiamo molto da dirci vero?"
Noemi iniziò ad incapricciarsi, così le diedi il telefono per calmarla.
"Abbiamo corso troppo, siamo stati travolti dalla passione, chimica o altro. Non voglio nulla da te, voglio poter parlare con te, guardarti, salutarti e ascoltare le tue storie. Niente di più."
"Va bene, possiamo essere amici."
"No, non voglio amicizia. Non possiamo essere amici se c'è attrazione. Ti ho lasciato un bigliettino l'hai visto?"
"L'ho strappato."
"Perché?"
"Sono troppo arrabbiata con te. Ho bisogno del mio tempo, tu mi piaci non posso negarlo.
E non mi importa la distanza o che tu abbia baciato quella ragazza. Voglio conoscerti ora che ne ho la possibilità e non avere rimpianti e poi chissà come andrà. Sto buttando via quel briciolo di dignità che ormai mi rimane."
"Ho sbagliato a baciare quella ragazza lo so, ma tu sei così fredda e così impossibile con i tuoi atteggiamenti che mi fai intrippare ancora di più. Non è una questione di sesso, a me interessa la tua persona, per il sesso puoi colmarlo chiunque. Ma tu sei così estroversa con gli altri e così chiusa su te stessa, che questa cosa mi intriga troppo. E comunque sei bellissima stasera."
"Anche tu. Ora però devo andare, ci vediamo più tardi per gli auguri del nuovo anno, ok?"
Mi fece un cenno con il capo e ognuno andò verso i rispettivi ristoranti.
Mi sentì meglio, ero felice delle sue parole e sembrava molto sincero.
La cosa che mi faceva più male è che potesse pensare che io ero una che si dava via così facilmente, quando non l'avevo mai fatto. Mi preoccupava più quello che potesse pensare lui di me che quello che pensavo io di me stessa.
Sapevo benissimo che era la prima e ultima volta che sarebbe capitato, ma ormai era successo e non potevo fasciarmi la testa, forse, le prossime volte avrei bevuto meno per essere più cosciente di me stessa e non avrei mai ripetuto un errore del genere. Bisogna sbagliare per capire i propri errori, no?


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