Ottavo giorno

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Erano le 6:00 del mattino, non riuscivo a dormire, ero sul balcone fumando sigarette acquistate sotto banco da un dipendente, coperta dal piumone mentre vedevo la nave avvicinarsi a Palermo.
Fissavo il mare, non avevo sentimenti, ero fredda come il tempo, non provavo rabbia o delusione.
Avevo investito anima e corpo in quella "relazione" così nociva, che ormai non avevo più sentimenti, neanche quello del disprezzo.
Come quando tutto crolla e tu sei sotto le macerie e non riesci a muoverti, pensi solo a sopravvivere.
Il tempo passava, la nave si avvicinava sempre più ed io non vedevo l'ora che ripartisse, così quel capitolo della mia vita si sarebbe chiuso proprio lì, a Palermo.
Le ore ormai erano trascorse e come quasi ogni mattina alla mia porta bussò Martina.
"Vale sveglia?" mentre apriva la porta.
Entrò, mi vide fuori, si avvicinò, prese una sedia e si sedette accanto a me senza dire una parola.
Sono quelli i momenti migliori, dove una persona ti comprende senza dover pronunciare una sola parola.
Il nostro silenzio intimo fu interrotto da mio cugino, pronto per la colazione.
Andammo su, io rimasi in pigiama non avevo voglia neanche di vestirmi, tanto non avrei visitato Palermo a differenza degli altri.
"MA SEI IMPAZZITA? Ti sembra modo di presentarti?" urlò Federica, lei non è abituata a queste cose, è sempre impeccabile, ben vestita e truccata. Beata lei che ha tempo da perdere per tutte queste cose, io in tempi serene ci metto da 2 a 3 minuti per fare tutto, figurarsi in tempi tempestosi: 0 secondi.
"Fede, che fa. Non si vede neanche che è un pigiama. Poi voglio fare colazione e tornare a dormire, lasciatemi stare oggi." ribattei con tono afflitto.
Credo avesse capito che non avevo voglia di scherzare e/o fare polemica con nessuno, per questo mi sorrise solamente e mi diede un bacio.
Solitamente sono una tipa che ama scherzare, controbatte sempre e che deve avere l'ultima parola in ogni cosa, ma non ero io quella mattina. Ero spenta.
Vedevo la gente mangiare, ridere, rimproverare i bambini, sorridere alle proprie mogli ed io ero ferma, come se fossi immobilizzata e tutto ciò che mi circondava andava troppo veloce e il quel vociare mi dava terribilmente fastidio.
"Vale tutto bene?"
"No. Ho mal di testa, torno in stanza. Appena rientrate venitemi a chiamare."
Non ricordo neanche chi fu a farmi quella domanda o meglio, non ci feci caso.
Tornai in stanza, appesi fuori il cartello non disturbare, mi buttai sul letto e cercai di addormentarmi, erano solo le 10, avrei avuto molto tempo per dormire...

*TOC TOC*
Porca miseria, ero nel pieno del sonno...
"Chi è?"  dissi con voce irritata.
"Vale, puoi tenere Noemi? Aprì."
Con tutto l'amore del mondo che provo per quella bambina, ma il momento non era dei migliori e non avrei voluta tenerla. Aprì comunque.
"Scusa dove dovete andare Luì? Sono troppa stanca, devo dormire. Il mini club a che serve?"
"Si si, più tardi deve andare. Dobbiamo scendere a Palermo ecco perché voglio che stia con te e poi la porti al mini club, così puoi dormire. Per favore Vale."
"Dai zia voglio stare con te..." disse mentre mi saltò addosso.
Come potevo dire di no a lei?
Avrei dormito più tardi o nel pomeriggio.
Feci cenno di sì col capo, presi in braccio Noemi e la portai sul letto.
"Noemi, adesso voglio riposare e dobbiamo dormire ok?"
"No. Andiamo in piscina zia."
"No, sono stanca. Ti metto i cartoni."
Non avessi mai detto quelle parole che iniziò un pianto che mi obbligò a vestirmi e portala su in piscina.
Non sopportavo di vederla piangere e poi dopo un'ora l'avrei dovuta lasciare al mini club quindi forse era giusto trovarci già sul posto.

Sul ponte della piscina c'era un mucchio di persone con le loro valigie, pronte per sbarcare.
Sulle navi da crociera c'è il punto di raccolta e l'ora dello sbarco da dover rispettare, ma quasi nessuno lo rispetta.
A tutti piace stare sulla nave fino all'ultimo secondo e usufruire di tutto il cibo.
Mentre bevevamo l'ennesimo succo di mela, l'ora passò e portai subito Noemi al mini club, doveva prepararsi la sera avrebbe ballato con il papà e si sarebbe vestita da principessa.
Mentre ripassavo dal piano della piscina incontro la signora al quale avevo promesso un tè il giorno prima.
Che sbadata!
Avevo dimenticato la promessa fatta a quella signora, erano successe troppe cose che dalla mia mente sfuggì.
"Signora buongiorno, le chiede scusa per ieri."
"Tranquilla, accomodati pure e rimediamo. Ivana prendici due birre per favore? Ti va bene la birra?" -disse rivolgendosi alla sua badante.
"Signora ma sono più delle 11, non è proprio l'ora della birra. Ma va bene, lo faccio per farmi perdonare."  risposi sorridendo, forse avrei voluto più di una birra.
Ivana tornò con le birre, ne prese anche una per lei e la signora iniziò a raccontare della sua crociera, dei figli e dell'amore per suo marito, morto ormai da 6 anni.
"Sai quando l'ho conosciuto, avevo solo 14 anni e lui 16 anni. Stava per partire al militare e c'eravamo visti appena 4 volte in compagnia di mia sorella, non avevamo la libertà che avete voi ora. Non so se è una fortuna, perché non vedo, con grande dispiacere, che non sapete apprezzare le cose più belle ma pensate solo alle frivolezze. Sai quando partì, il giorno stesso mi inviò una lettera chiedendolo di aspettare, sarebbe andato al fronte per almeno 1 anni. Secondo te cosa feci? Una persona vista appena quattro volte meritava che io l'aspettassi?"
Mi guardò aspettando una mia risposata, ma le feci solo delle semplici spallucce.
"Certo che l'avrei aspettato, dal momento che l'ho visto ho capito che lui fosse l'uomo della mia vita, e volevo che fosse il padre dei miei figli. I nostri 14 anni sono i 25 di adesso, si cresceva in fretta e si pensava a mettere su famiglia. Non avevamo tante possibilità, non avevamo possibilità di studiare e le uniche aspettative erano quelle di mettere su famiglia.
Più passavano i giorni, più le lettere aumentavano e più capivo che c'è un momento nella vita dove ti accorgi di non poter vivere senza quella persona poiché la distanza non separa le anime. Ci raccontavamo ogni cosa, anche di come eravamo vestiti o della signora accanto che aveva litigato con il figlio, adesso no, anche le piccole cose sono andate perse. Voi siete pronti sempre lì, con quei telefoni in mano pronti a scattare ogni foto anche alle cose più intime, avete perso il senso della riservatezza e dello scoprirsi. Ma quando vi vedete di cosa parlare se pubblicate tutto?"
"Avete ragione, ormai siamo schiavi dei telefoni e di voler apparire. Io in primis pubblico tutto, ma non lo faccio per apparenza, mi piace condividere."
"Con chi condividi? Con gente sconosciuta? Non ci vedo nulla di normale.
Io aspettavo anche giorni per sapere cosa facesse mio marito e quale storia avrebbe raccontato, ogni storia era importante perché sapevo che l'avesse raccontata solo a me, qualcosa di nostro solo. Dopo 19 mesi, tornò a casa e dal quel momento non ci siamo lasciati per 63 anni, poi la malattia me l'ha portato via.
I 63 anni più belli della mia vita, si prendeva cura di me, si accorgeva quando qualcosa non andava, ad ogni nostro anniversario mi portava un mazzo di rose rosse e mi preparava la cena. Non amavamo molto uscire, perché tutto quello che avevamo bisogno era all'interno delle nostre mura. Nonostante i figli e i problemi, lui ogni notte era accanto a me, mi abbracciava e mi stringeva a lui ripetendomi sempre 'Ti amo. Siamo una cosa sola, ovunque saremo." mi dava un bacio e ci addormentavamo.
L'amore è crescere, soffrire, rialzarsi, sognare, fare progetti, arrabbiarsi e viversi assieme. L'amore non conosce cattiveria o furbizia, è il sentimento più puro. Molte volte  non sempre ha un lieto fine come nelle favole. Spesso ci si aspetta  reciprocità del sentimento ma è la cosa più sbagliata che ci sia. Questo vuol dire che l'amore è vero solo se è un dono che non ci si aspetta venga ricambiato, l'amore dovrebbe essere quello che tutto dona e nulla chiede in cambio, se ci si aspetta qualcosa c'è un interesse che annienta l'amore. Io continuo ad amare ancora mio marito, è stato il mio unico amore e anche se lui non è qui fisicamente, io sento la sua presenza qui...nel mio cuore." disse le ultime parole emozionandosi, così le presi la mano e le feci un sorriso.
"Siete una donna fantastica, e ovunque sia vostro marito è orgoglioso ed ancora innamorato di lei come un ragazzino."
"Ti auguro un amore come il mio, davvero. Sei una ragazza d'oro. Quale ragazza lascia il divertimento per passare del tempo con un'anziana signora?"
"Avete tanto da raccontare e poter insegnarmi, davvero."


Ma una voce fuori campo interruppe la nostra chiacchierata.
"Vale, scusami. Sto per andare, posso almeno salutarti?"
Mi voltai, senza alzarmi dalla sedia, guardai Mirko e feci un sorrisetto e mi rivoltai. Lui rimase fermo dietro di me, senza muoversi.
"Valentina, forse dovete parlare. Noi andiamo, ci vediamo più tardi se ti va." disse la signora, forse aveva capito qualcosa o forse era solo in imbarazzo per la situazione. Si sedette accanto a me, mi spostò i capelli dietro l'orecchio e con quella mano prese il mio viso rivolgendolo a lui.
"Possiamo sentirci?"
"No, non abbiamo più niente da dirci, ricordi?"
"Avevi detto forse, hai già preso la tua decisione?"
"Devi andare... quelli del tuo turno stanno scendendo."
"Resterò qui, finché non affrontiamo questa cosa. Non ti sto chiedendo 1 milione di euro, ti sto semplicemente chiedendo di sentirci."
"Sarebbe più facile darti un milione di euro."
"E allora dammelo."
Anche in quella situazione riuscì a strapparmi un sorriso, prese il telefono dalla sua tasca e mi mostrò la rubrica.
"Cosa devo vedere?"
"Vai alla V, precisamente a Valentina."
Scorro la rubrica velocemente, arrivo a Valentina e vedo il mio numero.
"Porca miseria mirko. Come hai fatto? Vabbè non mi interessa, dovevi rispettare la MIA decisione. Perché devi rovinare anche questo momento?"
"Ho i miei informatori. Voglio sentirti e non puoi impedirmelo. Ho bisogno di te, dei tuoi consigli, dei tuoi silenzi, del tuo sapermi ascoltare e del tuo esserci. Ho voglia di abbracciarti."
Non finì la frase, che mi prese e mi strinse forte a sé.
Respirai per l'ultima volta il suo profumo, ricambia l'abbraccio,forte, riuscivo a sentirmi al mio posto.
Eravamo una cosa sola anche abbracciandoci.
"Si, voglio sentirti Mirko. Promettimi che sarai sempre sincero con me. Non voglio stare male, per favore..." sussurrando al suo orecchio, mentre una lacrima scendeva lungo la mia guancia.
"Promesso. Avrei dovuto abbracciarti di più, se potessi tornare indietro lo farei ogni secondo della giornata. Non sarà difficile per me, scendere da questa nave e non saper con chi litigare per poi fare pace."
"Meriti tanto, troverai quella giusta per te. Eravamo giusti assieme, ma nel momento e posto sbagliato. Non ti dimenticherò mai, giuro."
"Vorrei dirti 'ci vediamo domani', ma non sarà così. Spero di rivederti presto, hai colorato le mie giornate. Scusami per il male che ti ho fatto, adesso meglio che vada."
Mi da un ultimo bacio sulle labbra, era lungo e sofferente, lo si sentiva dalle labbra tremolanti di entrambi. Mentre si incammina, si volta per dirmi un'ultima cosa:
"Mi basterà sapere solo che sei felice e che stai bene. Resterai il mio tanto in così poco, addio."
Un nodo in gola mi si stringeva sempre più, non l'avrei mai più rivisto o sentito.
Continuai a guardarlo finché non fu avvolto dalla folla, anche lui si girò a guardami spesso, anche quel giorno era bellissimo...
Ci sono addii che non si dimenticano facilmente o non si dimenticheranno mai, non dimenticherò mai il suo viso, i suoi sorrisi, le sue fossette li ho tutti impressi nella mia mente, non dimenticherò mai cosa ho provato, felicità o dolore che sia, e non dimenticherò mai come mi sentivo viva con lui.

Mi sentivo vuota, come se una parte di me fosse andata via.
Il nostro errore è stato quello di bruciare ogni tappa, o meglio fare tutto al contrario.
Forse se avessimo fatto tutto in maniera convenzionale non avremmo vissuto così, non avremmo provato forti emozioni, sentimenti.
Ero così destabilizzata, che corsi in bagno a vomitare, era la liberazione dalla tensione pensai, oppure un senso di tristezza che sfogava così.
Ma quel giorno non fu l'unica volta che vomitai.
Quando lo raccontai a mia mamma pensò subito che fosse mal di mare o indigestione, così mi diede delle compresse per sentirmi meglio. Ma non mi sentì affatto meglio, il bruciore allo stomaco peggiorava sempre di più ed io ero nel letto disperata, con Martina,per fortuna, accanto a me.

Non uscì dalla stanza fino alla sera, dovetti perché Noemi avrebbe ballato con il papà vestita da principessa e non potevo per nulla al mondo perdermi quell'emozione.
Quando la vidi vestita con un abito regale verde  acqua, la coroncina su i suoi capelli biondi legati con uno chignon e mio cugino... mio cugino era perfetto, smoking nero e camicia bianca.
Quando iniziarono a ballare, lui le baciò la fronte e lei si strinse forte al padre, fu un'emozione indescrivibile e per me che non mi emoziono facilmente, scesero due lacrime d'amore. Andammo a cena e poi al casinò, come sempre.
Mi sedetti al tavolo da blackjack e rimasi lì fino alle 5 del mattino, giocando e vincendo...
Guardavo continuamente anche il telefono, speravo in un suo messaggio o perlomeno pensavo che mi avesse scritta poiché in mare i telefoni non prendevo...
Giocavo per inerzia, era l'unica distrazione efficace e con me, come sempre, c'erano mamma e papà.

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